Andrea Pomati, La Stampa 9/4/2014, 9 aprile 2014
SILENZIO, AGNESI NON PARLA PIÙ
Silenzio, Agnesi non parla più. Il gruppo nato nel 1824 rischia di sparire prima di compiere i 200 anni. Naviga in acque agitatissime lo storico pastificio di Imperia che aveva recitato un ruolo di primissimo piano nella storia del cibo made in Italy. Il 28 febbraio scorso ha chiuso i battenti il molino, cuore pulsante della fabbrica dove veniva sbriciolato il grano pregiato, destinato a trasformarsi in spaghetti e molti altri generi di pasta gustati sulle tavole degli italiani e non solo. La paura, sempre più concreta, è che si sia trattato dell’inizio della fine.
Il Gruppo Colussi, proprietario del marchio e del pastificio dal 1999, nel corso di recenti incontri con le organizzazioni sindacali, Regione e Confindustria, ha infatti annunciato con chiarezza che le garanzie di mantenimento della struttura si fermano al 2014.
Una nuova doccia fredda per una città capoluogo, che negli anni ha visto il suo porto commerciale, a pochi passi dall’Agnesi, svuotarsi dalle navi a causa della drastica riduzione dei traffici e che ha perso altre realtà e marchi importanti, a cominciare da quello dell’Olio Sasso. Un impoverimento del commercio al quale non è corrisposto in modo sufficiente una crescita del turismo.
Il destino dell’Agnesi di Imperia sembra inesorabilmente legato alla globalizzazione del mercato: la pasta imperiese è sempre stata ed è di alta qualità, ma il costo per produrla, oggi, risulta troppo elevato in un settore dove, come in altri, la concorrenza è diventata spietata. Le trattative fra sindacati, istituzioni e vertici della società sono state avviate, nel tentativo di salvare il salvabile. Finora però non è stato reso noto alcun piano industriale che possa lasciar pensare a una riconversione del pastificio, né, tantomeno, a un’inversione di rotta.
La vicenda della Agnesi è molto simile a quella di altri marchi che hanno fatto la storia dell’agroalimentare della Liguria e del Belpaese. Verso la fine degli anni Ottanta, i discendenti del fondatore, Paolo Battista Agnesi, di fronte a crescenti difficoltà economiche, hanno ceduto le quote alla multinazionale Danone. Questa le ha passate al gruppo finanziario Paribas a fine anni Novanta. Poi, l’arrivo della Colussi.
Andrea Pomati, La Stampa 9/4/2014