Franco Venturini, IoDonna 5/4/2014, 5 aprile 2014
IL PENNELLO E LA BOMBA
Che rapporto può mai esistere tra l’attività di una pittrice e un programma nucleare? Seguitemi in Iran e lo scoprirete. A Teheran, si sa, il ritmo di vita dei giovani è scandito da un lungo elenco di divieti. Per le ragazze il velo non si discute, ma c’è modo e modo di portarlo. Niente alcol, ma nelle case private sono frequenti le feste generosamente innaffiate. No alle parabole satellitari, eppure sono tantissime. E se dipingi un quadro, prima di esporlo in pubblico devi farlo vedere ai guardiani dell’islam e della morale: basta una schiena scoperta (di donna, naturalmente) per destinare il dipinto alla soffitta. Ma anche a questo si era trovato pragmatico rimedio, perché la città ospita una rete di gallerie clandestine (tollerate, più che segrete) dove ognuno espone quello che vuole. Altolà, una amica pittrice che vuole restare anonima mi corregge: così era fino a poco tempo fa, ma ora le cose stanno cambiando per il peggio. Si è aperta la caccia alle esposizioni non autorizzate, molti giovani artisti hanno passato un po’ di tempo in prigione, e anche negli altri settori è in atto un durissimo giro di vite. Perché? Perché le forze più conservatrici rimproverano al presidente Rohani di negoziare con i satanici americani il destino del nucleare iraniano, e non potendo bloccare la trattativa si vendicano all’interno imponendo il rispetto di regole che Rohani a sua volta non può contestare. Colpire il pennello per salvare la bomba atomica, in Iran può succedere anche questo.