Mara Accettura, D, la Repubblica 5/4/2014, 5 aprile 2014
SEX GENERATION
È definita la generazione “me me me”, narcisista terminale, che sente di esistere grazie al numero di selfie con più “Like” sui social network. Una generazione fai-da-te che si inventa regista grazie a YouTube o giornalista grazie a un blog, ma senza la speranza di un lavoro fisso. Che vive a casa dei genitori o è costretta a tornarci. Passata al microscopio da una pletora di articoli e studi che la definiscono fragile, consumista, e quella che produce i peggiori dipendenti.
Ma ora i Millennials (i nati dal 1980 in poi) hanno inziato a ribellarsi. «Per favore smettetela di avere opinioni cretine su di noi», ha scritto Alexandra Petri sul Washington Post. E da Imgism, sito di controcultura giovane, il giornalista e blogger Alan Brightside ha lanciato una provocazione semiseria: «Siamo la migliore generazione a letto». Il suo post ha fatto il giro del web: fatevi da parte Baby boomers (i nati dal Dopoguerra ai 60) e Generation X (dal ’60 all’80), in confronto, «noi venti e trentenni sembriamo piccoli Caligola!». Alan va avanti con il suo manifesto: «I Millennials sono più propensi a sperimentare con lo stesso sesso. E sempre di più sono a favore del matrimonio gay». I dati gli danno ragione. Secondo il sito di incontri OKCupid il 34% dei ragazzi ha avuto o vorrebbe avere incontri con lo stesso sesso mentre secondo un sondaggio di ABC News/Washington Post ben il 70% degli under 30 appoggia il matrimonio gay contro il 49% della Generation X e il 38% dei Baby boomers. Motivo? Sempre più gay fanno parte della propria cerchia sociale. «Nella vita di milioni di americani il movimento omosessuale ha un volto che conosciamo e rispettiamo», afferma Sarah Audelo del think-tank Advocates for Youth. «È quello di amici, compagni di studi e colleghi. Che a queste persone sia negato un diritto è offensivo. E come molti della mia generazione sono arrivata a queste conclusioni da una esperienza personale, non ideologica».
Un’altra prerogativa dei Millennials è che «la pornografia e la masturbazione sono cose che oggi fa la gente normale», dice ancora Brightside. Vale a dire, argomenti che non sono più tabù. «A giudicare dalle statistiche di pornhub. com i Millennials godono molto e senza sensi di colpa ». Certo, i porno si vedevano anche prima, ma era diverso. «Avevo 12-13 anni ed è successo a casa di amiche», ricorda Erika Lust, 37 anni, regista hard di Barcellona e autrice di Let’s Make a Porno: a Practical Guide to Filming Sex. «Una delle ragazze aveva rubato una videocassetta ai genitori. Avevamo fatto educazione sessuale a scuola ma quelle immagini erano strane, imbarazzanti ed eccitanti allo stesso tempo. Poi siamo passate attraverso varie situazioni che abbiamo visto in quei film. Oggi invece accade il contrario: i ragazzi guardano prima di fare esperienza, ma il porno è fantasia, non educazione sessuale. Detto questo, i Millennials sono il gruppo più nutrito di spettatori del genere, donne comprese. Era ora che esplorassero la sessualità e facessero sentire la propria voce!». Non solo. La pornografia, in alcune università americane, è entrata a far parte dei corsi di laurea, e accade sempre di più che i sex workers non siano discriminati, come la giovanissima Sasha Grey, reinventatasi dj. Un altro segno dei tempi è la cultura dell’hookup (dell’acchiappo) che ha definitivamente separato sesso, amore e procreazione. «Facciamo più sesso ma abbiamo meno gravidanze indesiderate», dice Brightside, citando una statistica che ha visto negli Usa nel 2011 un calo record dell’8% delle gravidanze tra teenager rispetto all’anno prima. «Il sesso è puro divertimento. E questa è la cosa più vera di questa generazione», continua Lust. «È slegato da procreazione, politica, intimità. È chimica, incontro tra “compagni di scopata”, senza complicazioni». E sesso e amore, poi, non sono appannaggio della coppia: per uno studio di datingAdvice. com il 19% degli americani ha sperimentato sesso a tre, e le donne dai 18 ai 24 anni lo hanno fatto 4 volte di più delle over 65. Ancora, nuove forme di stare insieme come il poliamore prendono piede, sancite da manuali dell’anarchia relazionale (La zoccola etica, Odoya edizioni) e nuove comunità (vedi in Italia poliamore.net). «I Millennials polimamoristi non fanno orge ma reinterpretano la nozione di monogamia, e per questo sostengono i diritti degli altri a vivere come vogliono», dice Brightside. In pratica sono i paladini della tolleranza.
«Non so se siamo la migliore generazione a letto», scherza David D. Burstein, il 24enne autore di Fast Future: How the Millennial Generation is Shaping Our World, considerato una sorta di Bibbia dei 20-30enni, «ma sicuramente siamo quella meno privata e più a proprio agio con la sperimentazione. Non abbiamo inventato nulla, abbiamo solo reso normali certi comportamenti. La cultura dell’hookup, nata nei campus Usa, suona terribile a quelli più vecchi, ma per noi è il modo più facile di incontrarsi senza impegno». Una bella accelerata a questi comportamenti l’hanno data serie come Girls, che hanno raccontato - in modo anche esplicito e disincantato - il sesso tra ragazzi accentuando gli aspetti ironici e imbarazzanti. Ma soprattutto la tecnologia. «Conosco un sacco di gente che si è conosciuta attraverso Twitter, Facebook, Instagram. Cominci a seguire qualcuno e capisci, prima di incontrarlo, se può piacerti o no. Ci sono app come Tinder nate apposta per l’hookup». Internet poi ha avuto il merito di aprire la conversazione su molti argomenti prima considerati tabù. C’è molta più schiettezza e non solo sui siti dedicati al sesso. «Sei ansioso perché non sai che cosa potrebbe capitarti la prima volta?», continua Burstein. «Non sai nulla di contraccezione? Su Google troverai centinaia di esperienze senza neanche esporti in prima linea. E questo toglie apprensione». Esperienze che ti fanno confrontare con culture diverse tutte a portata di clic. «Non c’è mai stata una generazione con così tante cose in comune a livello globale come questa», continua, «se prendi un 65enne americano e uno cinese troverai una barriera tra loro. Non è così per noi ventenni».
Che l’interesse - o ossessione - per il sesso sia una prerogativa di questa generazione è incontestabile: i Millennials sono cresciuti in una cultura ipersessualizzata, peraltro creata dalle generazioni precedenti. «Mi ricordo di aver chiesto agli amici “Cosa diresti se il tuo ex dicesse in giro che non sei una brava persona?”; 9 su 10 rispondevano che non gliene importava nulla», dice l’inglese Rachel Hirons, 25 anni, autrice della sitcom BBC Vodka Diaries e dello spettacolo A Guide to Second Date Sex. «Poi aggiungevo: “E se dicesse che non sei brava a letto?”. E tutti rispondevano che sarebbero rimasti mortificati».
Questo però ha anche effetti collaterali. Secondo Hirons i suoi coetanei sono nevrotizzati dall’ansia di prestazione. «Quando sono arrivata a Londra dopo l’Università mi colpiva che le persone non parlassero in termini di piacere. Era più un tic tic tic: barrare le caselle di una lista di cose da fare. Una gara a chi ne faceva di ogni». Anche per Lust il primato di “miglior generazione a letto” è discutibile. «Si potrebbe supporre che con miliardi di video a disposizione abbiamo a che fare con dei del sesso, ma non sono così sicura. Certo, il porno è un modo di esplorare le proprie fantasie, corpo e desideri. E puoi anche imparare nuove posizioni e qualche trucchetto. Ma la sola maniera di diventare un grande amante è stare con un’altra persona e capire quali sono le “sue” fantasie e i “suoi” desideri».