Tommaso Labranca, Libero 9/4/2014, 9 aprile 2014
IL POVERO PIF SOFFRE PERCHÉ HA SUCCESSO
Nasci con i giusti aspetti astrali e sei garantito a vita. Non è questione di clientele o nepotismi. È una qualità misteriosa che, benché tu non faccia nulla di speciale, ti fa accettare nel circolo degli intellettuali schizzinosi. Ti adottano e usano il termine genio almeno cinque volte in ogni articolo che ti dedicano. Anche se non sei coerente, nessuno ti accuserà se giri un film sulla mafia oggi e domani ti vendi negli spot di un provider telefonico, cioè proprio uno di quei tremendi untori che, stando agli intellettuali che ti esaltano, diffondono in questa Italietta l’ignoranza dei drogati da smartphone, mentre noi la sera andavamo a Via Veneto.
Se hai i giusti aspetti astrali nasci Pif e vai a Sanremo con la tua telecamera a prendere in giro il sistema. Ma non lo fai sul tuo blog né per una televisione rebelde e zapatista. No, fai il dissidente reggendo la videocamera con la sinistra, mentre con la destra stili la relativa fattura intestata a Raiuno, ovvero a quello stesso mondo che vieni pagato per sfottere e che però ti appella genio perché col tuo antipastino hai più audience del piatto forte. Capirai.
Eccoti adesso in balia della fama, bandiera degli apocalittici e coccolato dagli integrati. I blogger più engagés ti chiamano fratello, qualcuna addirittura ti chiama amore, come la tua fidanzata Giulia Innocenzi che possiede un pedigree esemplare nella sua fedeltà alla linea. In questo tremendo giornale è un hobby citarla, come tu stesso ricordi: «Si diventa bersagli della barbarie di alcuni. Giulia per esempio è presa di mira in continuazione da Libero, specie nel sito on line.
Palate di merda giustificate solo dal fatto che è giovane, carina e brava». Frase storica tratta da un’intervista all’Espresso in cui Pif dichiara che IL successo lo infastidisce. Perché in fondo la fama significa denaro e il denaro è sterco del diavolo. Ogni volta che gli accreditano un bonifico della Tim, lui prova un malessere. Basta fare un giro per la città per vedere i cartellini attaccati alle vetrine: «Cerchiamo camerieri, commessi part-time, phoniste e manicure». Se proprio la fama lo angoscia, Pif potrebbe entrare e proporsi. Nell’intervista ha detto: «Percepisco la cosa in modo confuso. Ho soltanto capito che ora devo fare due passi indietro». Eccoli i due passi: farsi assumere come commesso in un negozio franchising di mutande sexy. Guadagnerà molto meno e non lo riconoscerà più nessuno. Poi, nei giorni in cui non sarà di turno, potrà attuare il suo progetto di vita: «Devo restare quello che sono, uno che passa ore davanti al computer a montare ciò che gira. Se comincio a pensarmi in un altro modo, sono morto». Salvate il soldato Pif! Non sia mai detto che la Fama, questo mostro ladygaghesco, ce lo porti via. Lasciatelo tranquillo a mettere in pratica ciò che ha appreso nei corsi di Media Practice seguiti a Londra. Così recita Wikipedia: Pif dopo il liceo non è andato all’università (e questo gli fa solo guadagnare punti), ma «si sposta a Londra». Si sposta, come una pedina degli scacchi o un mobile che in casa era da troppo tempo su una parete. Nella capitale inglese, ricettacolo di tutti i provinciali italioti con ansie creative, Pif studia Media Practice. Quasi una Scuola Radioelettra, ma più figa perché ti insegnano a dire oh blimey! e non mizzega! ogni volta che sbagli inquadratura.
Marcello Mastroianni viveva la sua fama con naturalezza. Non si celava. Disse una volta che non capiva quelli che facevano di tutto per diventare famosi e poi si nascondevano dietro gli occhiali neri. Ma oggi va di moda il disprezzo per la notorietà, l’insulto servilliano a chi ti intervista perché sei famoso. Chissà se Pif la penserà ancora così quando nessuno lo cercherà più e magari sarà costretto a prendere parte a un reality per ex qualcosa.
Tipo Den Harrow. Che non è lo stercow del diavolow.