Filippo Facci, Libero 9/4/2014, 9 aprile 2014
NO GALERA NON PARTY
È incredibile come ogni riforma nuova, da noi, serva solo a rendere inequivoca l’applicazione della riforma vecchia. Non è vero che da 25 anni inseguiamo una riforma della giustizia: inseguiamo il tentativo di far rispettare la riforma del 1989 (ottima) e di metterla al riparo dall’interpretazione di legge, dalla prassi, da chi quella riforma ha sistematicamente stravolto: i magistrati. La riforma della custodia cautelare che andrà presto in discussione, per esempio, fa maggior chiarezza su un principio che in passato era implicito: non si può arrestare una persona per un reato che non prevede il carcere. Ovvio. Se un indagato sempre che lo condannino andrà probabilmente incontro a una pena sospesa, cioè la condizionale, il carcere preventivo è quasi sempre ingiusto. Logico. Peccato che la regola sia stata regolarmente stravolta, peccato che buona parte di Mani
pulite sia stata basata su questo principio: tanto che in fase preliminare finivano tutti in galera ricorderete ma dopo i processi non ci finì quasi nessuno. Ora, dato il tentativo di esplicitare la regola, non mancano levate di scudi ovviamente di alcuni magistrati: Raffaele Cantone ha parlato di «scelta troppo rigorosa e anche pericolosa», chissà perché. I giornalisti forcaioli sono tutti scandalizzati e prevedono sfracelli. Fanno sempre così, lo dissero anche nei primi anni Novanta: «Non finirà in cella più nessuno». Sappiamo com’è andata.