Luca Borsari, Il Messaggero 9/4/2014, 9 aprile 2014
MA SULLA CRESCITA È ALLARME DEL FMI: NEL 2015 ROMA SARÀ PEGGIO DI ATENE
IL CASO
WASHINGTON -La ripresa economica in Italia non decolla. Quest’anno il Prodotto interno lordo crescerà appena dello 0,6% mentre nel 2015 aumenterà dell’1,1%. Troppo poco per incidere sulla disoccupazione, che quest’anno crescerà ancora, al 12,4% della forza lavoro per poi calare marginalmente all’11,5%. Sono cifre impietose quelle diffuse ieri a Washington dal Fondo Monetario Internazionale nel World Economic Outlook, a poche ore dalla presentazione del Def a Roma. E fa una certa impressione constatare che la Grecia crescerà quest’anno alla stessa velocità dell’Italia per poi superarla di slancio grazie al +2,9% previsto per i dodici mesi successivi.
Ma il vero confronto è con Paesi della nostra taglia, e anche in questo caso non è favorevole. L’economia italiana risulta l’unica tra le quattro "grandi" di Eurolandia a non aver beneficiato di rialzi delle stime da parte degli economisti del Fmi guidati da Olivier Blanchard. La Germania, che da sola vale un quarto del Pil della zona euro, viene accreditata di un +1,7% per il 2014 e di un +1,6% per il 2015 (rispettivamente +0,2 e +0,1 rispetto alle stime di gennaio). Anche la Francia sarà più veloce: 1% nel 2014 (+0,1) e invariato a +1,5% nel 2015. La Spagna viaggia a ritmi “tricolori” ma ha visto le sue previsioni migliorate: +0,3 punti al +0,9% per il 2014 e +0,2 al +1% per il 2015. La vera star europea è comunque il Regno Unito, che non aderisce all’euro, ma che mette a segno un +2,9% per quest’anno (+0,4) e un +2,5% (+0,3) per il 2015.
Cifre comunque molto distanti da quelle previste per l’economia mondiale che, trascinata dagli Stati Uniti, passerà dal 3,6% del 2014 al 3,9% del 2015. Perché l’Italia cambi marcia, ripetono ancora una volta al Fondo, servono riforme.
LA SVOLTA
Quelle menzionate in conferenza stampa da Thomas Helbling, capo della divisione che elabora l’Outlook, coincidono in larga parte con l’agenda del governo Renzi. «La crescita è migliorata e l’Italia - spiega il dirigente Fmi - è di nuovo in ripresa. Ma la bassa crescita del suo potenziale resta una preoccupazione. Esiste una serie ben definita di riforme strutturali che il Fondo Monetario e altri hanno sollecitato: riforma del mercato del lavoro, in particolare la raccomandazione di avere un contratto di lavoro unico; tassazione del lavoro più bassa; riforma del sistema giudiziario e una pubblica amministrazione più efficiente».
Per l’Italia, e per altri tre Paesi esiste poi anche un’altra opportunità, che parte dalle banche, per dare una maggiore spinta alla crescita economica. Un riquadro di approfondimento dell’Outlook è infatti dedicato al restringimento dell’offerta di credito che ha seguito la crisi finanziaria del 2008. «Se Germania e Stati Uniti hanno essenzialmente già invertito gli effetti negativi degli shock sull’offerta di credito - si legge - notevoli guadagni restano da conseguire per Francia, Irlanda, Italia e Spagna. In tali paesi riportare l’offerta di credito ai livelli precedenti la crisi potrebbe condurre a un incremento del Pil rispetto al primo trimestre del 2008». Per l’Italia tale aumento potrebbe toccare il 3,9%, per la Spagna il 4,7%, per Francia e Irlanda rispettivamente il 2,2% e il 2,5%.