Sergio Romano, Corriere della Sera 9/4/2014, 9 aprile 2014
CRISI UCRAINA: UN PRECEDENTE LA NASCITA DELLO STATO BELGA
Nella vicenda ucraina, la Russia ha proposto che il Paese diventi neutrale, assicuri che non aderirà alla Nato e garantisca alla parte sudorientale, abitata prevalentemente da russofoni, autonomia nei confronti di Kiev. Curiosamente il piano russo ricorda la nascita del Belgio, creato a tavolino nel 1830 per essere uno Stato cuscinetto tra la Francia postnapoleonica a Sud, l’Inghilterra e la Prussia a Nord. All’epoca, Talleyrand disse: «I belgi? Non dureranno. Non è una nazione. Duecento protocolli non ne faranno mai una nazione». Per ora i fatti gli hanno dato torto. Un buon viatico per una nuova Ucraina?
Piero Heinze
Bruxelles
Caro Heinze,
I due casi sono effettivamente molto simili. Quando i belgi insorsero contro gli olandesi nell’agosto del 183o e decisero di separarsi dai Paesi Bassi per creare uno Stato indipendente, il movimento suscitò preoccupazioni a Londra e a Berlino. La Francia era un regno piuttosto liberale con un sovrano che apparteneva a un ramo della dinastia borbonica e non aspirava al dominio del continente, ma il ricordo dell’era napoleonica era ancora vivo e molti temevano che un piccolo regno francofono, composto dalla Vallonia e dalle Fiandre cattoliche, sarebbe divenuto un satellite di Parigi. A Londra vi era un ministro degli Esteri intelligente e di spirito liberale, Lord Palmerston, e l’ambasciatore di Francia nel Regno Unito era niente di meno che Talleyrand, grande camaleonte ma eccellente diplomatico.
Vi furono lunghi e difficili negoziati, complicati dalla resistenza dei Paesi Bassi, ma alla fine fu concluso un accordo, firmato a Londra nel 1839, che proclamava la perpetua neutralità del Belgio con la garanzia di un comitato dei tutori composto da Gran Bretagna, Francia, Prussia e Russia. Nel caso dell’Ucraina, con tutte le differenze del caso, il ruolo della Francia di allora è recitato ora dalla Russia di Putin e quello di Londra e Berlino dai Paesi che vogliono premunirsi contro le ambizioni russe nella regione; mentre l’Ucraina è nei panni dei Paesi Bassi olandesi, riluttanti sino all’ultimo momento, ma costretti infine ad accettare una soluzione che era allora nel comune interesse dell’Europa. Ma è anche il Paese, come il Belgio nel 1830, che può godere di una reale garanzia internazionale soltanto se è pronto ad accettare lo status della neutralità. Come allora, anche oggi non vi sarà soluzione della crisi se l’Ucraina vorrà essere membro della Nato e alcuni Paesi europei continueranno ad appoggiare la sua richiesta.
Quanto alla profezia di Talleyrand, i fatti, per ora, gli hanno dato torto. Lo Stato belga è in crisi, ma per ragioni che erano nel 1830 difficilmente prevedibili. Nel corso di un convegno alla Università Bocconi, organizzato dalla Fondazione Rodolfo De Benedetti, un economista, Giuseppe Bertola, ha avanzato, a proposito della crisi belga, una ipotesi interessante. Nell’Ottocento e per buona parte del Novecento, i francofoni hanno dominato lo Stato anche perché la Vallonia, ricca di carbone, divenne il polmone dell’industrializzazione del Paese. Oggi, dopo la crisi dell’acciaio negli anni Ottanta, la regione ha perduto buona parte della sua importanza; mentre le Fiandre cattoliche hanno fatto buon uso dei loro porti — Anversa e Bruges-Zeebrugge — per inserirsi brillantemente nell’economia della globalizzazione. E chiedono oggi un potere politico corrispondente alla loro dimensione economica.