Sergio Bocconi, Corriere della Sera 9/4/2014, 9 aprile 2014
«MANAGER COMPETENTI E SOLO PER 9 ANNI»
Limite massimo di tre mandati (nove anni) per presidenti e amministratori delegati, la cui eventuale riconferma va «subordinata alla valutazione del ruolo di ciascuno e dei risultati della società». È una delle principali indicazioni della risoluzione sulle nomine dei vertici delle imprese a partecipazione pubblica approvata ieri a larga maggioranza dalla commissione Industria del Senato presieduta da Massimo Mucchetti, con il parere favorevole del viceministro dell’Economia Enrico Morando. Hanno votato sì Pd, M5S, Sel, Scelta civica e Popolari per l’Italia, contro FI, si sono astenuti Ncd e Lega che avevano chiesto un rinvio.
La risoluzione, approvata con la relazione di Mucchetti, che ha analizzato i risultati delle gestioni delle principali aziende partecipate dallo Stato (Terna, Finmeccanica, Eni ed Enel) impegna il governo anche a impostare «su base meritocratica la formazione delle liste per i consigli, avendo particolare cura di evitare situazioni di conflitto d’interesse». E a «procedere a una riduzione della retribuzione lorda totale» per chi è designato presidente e amministratore delegato «sulla base di un forte principio di progressività» legando «per il futuro, l’eventuale miglioramento dei compensi dei capi azienda al proporzionale miglioramento sostenibile del salario».
Per quanto riguarda la corporate governance, nella risoluzione si fa riferimento alle «positive indicazioni» di Enel ed Eni «sull’indipendenza dei presidenti», (all’atto della «prima nomina», si legge nei documenti di orientamento di entrambi i gruppi). E si impegna l’esecutivo a «rispettare nella definizione delle liste i requisiti di onorabilità, oltre a quelli di professionalità, indicati nella mozione sulle nomine approvata» nel giugno 2013 dal Senato. A questo proposito nella relazione Mucchetti sottolinea che tale mozione «poneva al governo l’esigenza di escludere le persone condannate anche solo in primo grado o rinviate a giudizio per una serie di reati ovvero abbiano patteggiato». Quando si tratta di scegliere «chi mettere in lista», «chi abbia patteggiato per tangenti o reati simili dovrebbe essere lasciato al settore privato», perché il fatto «che dopo 5 anni il reato oggetto di patteggiamento possa estinguersi ripulisce la fedina penale ma non cancella la memoria».
Le indicazioni e i limiti posti accendono i fari sulle nomine in diverse società controllate dallo Stato. Anche solo relativamente a quelle analizzate nella relazione, Flavio Cattaneo e Fulvio Conti, amministratori delegati rispettivamente di Terna ed Enel, hanno già svolto tre mandati; per Paolo Scaroni, numero uno di Eni, al «paletto» dei tre incarichi si aggiunge quello del patteggiamento. Inoltre in ogni caso l’indipendenza «alla prima nomina» rappresenta uno stop a eventuali «passaggi» da capoazienda a presidente. La risoluzione, sottolinea Mucchetti (Pd) è una «innovazione rilevante che aiuta il governo a rinnovare i vertici seguendo un criterio meritocratico».