Marco De Martino, Vanity Fair 9/4/2014, 9 aprile 2014
STEVE BUSCEMI
Incontro Steve Buscemi nella sede di Hbo, che produce la serie Boardwalk Empire, di cui è protagonista (la quarta stagione parte su Sky Atlantic giovedì 10 aprile). Enoch Thompson detto Nucky, il suo personaggio, è basato sul boss omonimo che per trent’anni, fino alla condanna nel 1941, ha presidiato sul malaffare di Atlantic City, un progenitore della stirpe mafiosa che avrebbe poi generato Tony Soprano. E non a caso creatore di Boardwalk Empire è Terence Winter, che è uno dei più grandi sceneggiatori dei Sopranos. «Mi sento privilegiato a far parte di questo gruppo. C’è una linea di continuità con i Sopranos: la premessa di quella serie è il declino della mafia, in Boardwalk Empire tutto sta per cominciare».
Le piace essere Nucky?
«Sì, è come girare un bel film a ogni episodio. È anche bello non sapere che cosa farà in futuro: gli autori non mi dicono, e io non chiedo. Dà più forza al personaggio essere nel presente».
Lei ha iniziato facendo stand up comedy: avrebbe potuto diventare un comico?
«Ho cominciato ma è durata poco, perché ho capito subito che non sarei mai stato bravo abbastanza. La verità è che avrei fatto qualsiasi cosa, mi bastava diventare un attore».
È vero che ha prodotto un documentario sui vigili del fuoco di New York?
«Sì, perché sono stato anch’io pompiere, uno dei tanti lavori che ho fatto mentre cercavo di recitare. Ero nella Engine 55, a Little Italy: il documentario racconta la mia storia, ma anche il trauma subìto dai tanti vigili del fuoco dopo gli attacchi dell’11 settembre del 2001. C’ero anch’io ad aiutare là sotto: ci ho lavorato una settimana».
Ci sono analogie tra essere un pompiere ed essere un attore?
«L’ansia e la paura prima di iniziare a lavorare. E uguale è anche il fatto che sono esperienze condivise: si formano alleanze con i tuoi colleghi, si fa un pezzo di vita assieme. In entrambi i casi, devi buttarti».
Lei abita da sempre a Brooklyn, ed è uno dei grandi sostenitori del nuovo sindaco Bill de Blasio: che ci dice di lui?
«Lo conosco dal 2001, da quando era il consigliere della mia zona. Siamo anche stati arrestati insieme, dopo una protesta contro la chiusura di una stazione dei vigili del fuoco. Con lui spero che New York diventi una città veramente per tutti, non solo per chi abita a Manhattan o per chi fa soldi nel settore immobiliare. Bloomberg ha fatto cose buone, ma ha anche escluso molti: è ora di cambiare».