Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore 1/4/2014, 1 aprile 2014
SUL RINVIO DEL DEFICIT PARIGI CERCA L’APPOGGIO TEDESCO
A dare il tono complessivo del viaggio a Berlino del neoministro delle Finanze francese, Michel Sapin e di quello dell’Economia Arnaud Montebourg, era stato il titolo di apertura di "Le Monde": «Francia e Italia: l’offensiva dei cattivi allievi contro l’Europa».
E a riprova della tensione che ha accompagnato ieri il primo contatto del responsabile dei conti pubblici francesi, in cerca di maggiori spazi di manovra, con l’ortodossia dell’austerità tedesca, è stata la piccola gaffe fatta da Sapin quando ha chiamato il suo omologo tedesco «Schoble», al posto di Schäuble. Ma poi, il neo ministro transalpino, ha recuperato nel corso dei tre incontri svoltisi in una giornata densa di contenuti: un primo incontro a due, un successivo meeting collegiale con le rispettive squadre di direttori generali del Tesoro e funzionari ministeriali, una lunga colazione di lavoro.
In un Europa inquieta che vede aumentare la disoccupazione e il peso delle forze anti-europee (dopo il voto amministrativo francese e quello politico ungherese), il ministro francese Sapin, ha fatto sapere di essere pronto a prendere «decisioni dure e coraggiose» per ridurre il deficit dei conti pubblici transalpini. «Sappiamo tutti che la strada per uscire dalla crisi passa prima di tutto per la fedeltà ai nostri impegni e per la crescita economica», ha dichiarato Sapin in una conferenza stampa congiunta con il suo omologo tedesco, Schäeuble.
Parigi, quindi, non deraglia ufficialmente dall’ortodossia del rispetto dei conti nel segno del Trattato di Maastricht, ma il ministro dell’Economia francese, Montebourg, che partecipava al viaggio a Berlino, ha svelato l’altra faccia della medaglia. Secondo quanto riferito nel corso di un’intervista televisiva Montebourg ha detto al suo omologo tedesco Sigmar Gabriel che «la questione dei conti pubblici è secondaria rispetto alla crescita: la crescita crea posti di lavoro mentre i conti pubblici non creano un singolo posto, al contrario li possono distruggere. Questo è il messaggio che ho mandato ai miei interlocutori tedeschi che hanno mostrato di comprenderlo». Un gioco delle parti? Forse. Parigi probabilmente ha mandato volutamente segnali ambigui: rispetto formale delle regole Ue appena rafforzate del Patto di stabilità e richieste informali di applicarle in modo più elastico, così come avvenne nel 2003 quando l’ex presidente francese, Jacques Chirac, e l’ex cancelliere tedesco, Gerhard Schröder, concordarono che il Patto di stabilità della zona euro andava rispettato in funzione della «congiuntura internazionale, con un obiettivo di crescita» e quindi con «flessibilità».
Parigi ha già chiesto alla Commissione europea un’estensione dei tempi concessi per riportare il deficit, attualmente al 4,3%, nei parametri del Patto, una prospettiva che trovava contrari la Bundesbank e parte degli ambienti conservatori tedeschi preoccupati che gli euroscettici tedeschi, "Alternative für Deutschland", possano entrare nel Parlamento europeo, dopo la sentenza della Corte costituzionale tedesca che ha abolito due mesi fa la soglia di sbarramento del 3% per il voto europeo. Sapin ha sottolineato che la Francia «deve diventare più competitiva» e ha promesso «dure riforme strutturali per una crescita solida e sana». Ogni misura tesa a ridurre il deficit francese, ha aggiunto il ministro, «può arrivare solo da tagli alla spesa». Non sarebbero quindi in arrivo nuove tasse, sebbene Sapin abbia annunciato l’intenzione di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie.
«La Francia ha confermato ora di conoscere le proprie responsabilità», ha commentato Schäuble, soddisfatto che l’ortodossia del rispetto del "Drei komma null", del deficit del "tre virgola zero" non sia stato attaccato, ma probabilmente è pronto a concedere più tempo per il raggiungimento degli obiettivi di bilancio in cambio di riforme strutturali che aumentino la competitività del "cattivo allievo" d’oltre Reno.
Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore 1/4/2014