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 2014  aprile 08 Martedì calendario

ACEA, IL TRIBUNALE FRENA MARINO


Il sindaco Ignazio Marino dovrà aspettare il 5 giugno per provare a ribaltare Acea. Per la terza sezione civile del Tribunale di Roma, infatti, resta valida la data dell’assemblea degli azionisti già fissata dal cda dell’utility capitolina con delibera del 24 marzo scorso.
La domanda di anticiparla a maggio, avanzata dai legali di Roma Capitale (che controlla Acea col 51%) è stata dichiarata inammissibile dai giudici perché, si legge nelle motivazioni, il tribunale può intervenire solo se cda e collegio sindacale rigettano la richiesta dei soci, cosa che nel caso di Acea non è avvenuta. Una batosta per Marino, impaziente di ridurre numero e compensi dei consiglieri, mandando a casa gli attuali vertici, il presidente Giancarlo Cremonesi e l’ad Paolo Gallo. «Evidentemente il cda e il collegio sindacale si sono comportati secondo le norme di legge e lo statuto societario», ha commentato a caldo Cremonesi. «Tant’è vero che il tribunale ha ritenuto di non poter e non dover intervenire sui provvedimenti presi».
Di tutt’altro avviso l’avvocato Gianluigi Pellegrino, che assiste Roma Capitale: dopo avere incassato un duro colpo nelle sue tesi accusatorie, il legale prova a vedere il bicchiere mezzo pieno. «Il Tribunale prende atto che dopo il nostro ricorso finalmente è stata convocata l’assemblea esattamente con gli argomenti richiesti da Roma Capitale e su questa base ha ritenuto di non avere i poteri per intervenire sulla data indicata dal cda», ha spiegato. «Ma i giudici hanno anche evidenziato che le norme del codice civile imponevano di garantire la celebrazione dell’assemblea senza ritardo nel rispetto del termine di 40 giorni dalla richiesta del sindaco, e quindi rispetto, al più tardi, al 10 marzo, data in cui la richiesta di Roma Capitale aveva tutti i requisiti di legge. La violazione di queste regole può comportare grave irregolarità ai sensi dell’ articolo 2409 del codice civile e può comportare anche l’applicazione delle sanzioni a carico del cda previste dall’articolo 2631». Secca la replica di Piergaetano Marchetti, legale di Acea: «Mi pare doveroso leggere le decisioni giudiziarie per quanto dispongono, e non andare oltre», ha detto.
Ma intanto si delinea quale sarà la probabile mossa di Marino. Secondo Pellegrino, infatti, il ritardo nel garantire la celebrazione dell’assemblea costituisce già di per sé ragione di giusta causa «tale da escludere qualsivoglia ipotesi di indennizzo in favore degli amministratori in caso di cessazione anticipata del mandato». E anche questa, però, sarebbe una partita da giocarsi in tribunale. Il Campidoglio, comunque, nonostante malumori anche nel Pd, tira diritto. «All’insegna della razionalizzazione dei costi», ha ribadito ieri Marino, «resta ferma la convinzione di voler tutelare gli interessi dei romani». (riproduzione riservata)

di Angela Zoppo, MilanoFinanza 8/4/2014