Cesare Maffi, ItaliaOggi 8/4/2014, 8 aprile 2014
BUONANNO, L’ONOREVOLE SPIGOLO
Gianluca Buonanno, vercellese di Borgosesia, deputato leghista dopo una carriera di amministratore locale a destra, diventa sempre più noto per il suo ruolo di Giamburrasca, esercitato con indubbio impegno e una certa fantasia. Colleghi di altri partiti, quando interviene Buonanno, interrompono l’attività per assistere a qualche motivo di divertimento.
Buonanno, va detto, s’impegna per dilettare i deputati e far imbestialire il povero presidente di turno.
La sua più recente trovata è stata il 1° aprile. Riferendosi alla battuta di Laura Boldrini «in difesa dei clandestini rispetto a chi va negli alberghi a cinque stelle», Buonanno chiarisce: «Non pensiamo ai nostri pensionati che magari per andare avanti mangiano sardine? Allora io ho pensato che sia giusto (Mostra una spigola)... qua c’è una spigola...» Presiede il grillino Luigi Di Maio, subito intervenuto intimando di rimuovere «la spigola del 1° aprile», come compiaciuto la definisce, esibendola, il leghista. Buonanno è espulso.
Il giorno dopo, intervenendo sul processo verbale, ironizza: «qualcuno ha scritto nel verbale: ’Mostra una spigola’; ma come faceva a saperlo se io l’ho detto dopo che era una spigola, cioè la spigola, adesso lo dico in latino, è dicentrarchus labrax che si può anche dire branzino, pesce lupo ed è della famiglia delle moronidae. Ma chi è che, qua, che sa bene cos’è il pesce, chi ha scritto nel resoconto stenografico? Se c’è qualcuno così esperto bisognerebbe, poi, mandarlo magari a Genova dove c’è l’acquario importante e conosciuto in tutto il mondo». In effetti, tolta l’affermazione dello stesso Buonanno, non c’è prova trattarsi di una spigola.
Oggetto di sarcasmi del parlamentare leghista è soprattutto la presidente Boldrini. Ecco come si esprime in un dibattito ferragostano: «Signor Presidente, non la chiamo ’la’ Presidente perché lei mi ha scritto due lettere in questi ultimi 15 giorni dove lei, tutta bella carina, non ha voluto nemmeno finire la carta del Presidente precedente perché si fa chiamare e fa stampare ’la Presidente’. Se finiva magari prima la carta con ’il Presidente’ faceva una buona azione; non è che cambiava niente, ma dava un segno di come lei interpreta il suo ruolo». E procedeva incattivito: «Si dia una calmata e faccia veramente il presidente. Perché è il presidente peggiore dal dopoguerra ! E si studi il regolamento».
Un paio di mesi fa, discutendosi della riduzione della popolazione carceraria, così Buonanno si esibisce: «(Mostra un paio di manette). Queste sono quelle per mettere i delinquenti in galera!» Dopo di che, recita il resoconto, «Il deputato Buonanno raggiunge i banchi del Governo e pone le manette di fronte al Ministro», costringendo la presidente a sospendere la seduta.
Pensare che, solo una settimana prima si era lasciato andare a galanterie verso la stessa Boldrini: «la volevo ringraziare, perché quando lei presiede l’Aula io mi sento più tranquillo e a mio agio rispetto agli altri Vicepresidenti. Io la ringrazio signora Presidente, però ogni volta che io parlo con lei in camera caritatis mi tratta tutto bello tranquillo, mi fa anche dei complimenti. Poi, quando siamo qua davanti a tutti, mi tratta male. Io sinceramente come la tratto privatamente la tratto anche qua davanti a tutti. Mi tratti come mi tratta in privato anche in pubblico, ripeto, faccia la stessa cosa. Io quando sono in privato le faccio i complimenti come glieli faccio in pubblico».
A volta capita alla vicepresidente Marina Sereni (Pd) d’incorrere in un intervento estemporaneo di Buonanno, che così si duole lo scorso 29 luglio: «Mentre parlo mi incazzo da solo». Al richiamo presidenziale, Buonanno angelicamente chiede: «guardi: è una parolaccia dire ’incazzato’?» Ecco lo scambio finale. Presidente: «Sì, è una parolaccia». Buonanno: «Ah sì, è una parolaccia? Non lo sapevo». Presidente: «Mi dispiace, studi allora. Prosegua e concluda il suo intervento». Buonanno: «Studio, sì, certo. Allora quando sento qualche polemica...» Presidente: «Concluda il suo intervento. Qui non siamo alla televisione, siamo in Aula!» Buonanno: «Sì, ma si rilassi pure, io sto solo...» Presidente (chiaramente piccata e innervosita): «Io sono rilassatissima. Lei usi un linguaggio consono all’Aula». Buonanno: «Anche nel vocabolario c’è scritto comunque».
di Cesare Maffi, ItaliaOggi 8/4/2014