Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  aprile 08 Martedì calendario

L’ISTINTO DI FOGNINI “NON CHIAMATEMI PIÙ MCENROE DEI POVERI”

[Intervista a Fabio Fognini] –

Il telefonino, il giorno dopo le prodezze napoletane in Davis, trilla senza soluzione di continuità, per Fabio Fognini.
S’è stancato di rispondere alle domande?
«No, vuol dire che sto facendo qualcosa di buono...».
Beh, ha portato l’Italia in semifinale di Davis.
«Ma non abbiamo vinto niente, quindi va bene lo stesso ».
Persino i giornali economici si sono scomodati...
«Sì, ma di azioni e obbligazioni parla papà. E’ lui che ha la firma...».
Allora parliamo di tennis: è fatto o no questo salto di qualità?
«Beh, contro Murray ero ispirato. Ma il gap c’è ancora, sarebbe inutile nasconderlo».
Intanto ha mandato un messaggio al mondo.
«Ah sì? E qual è?».
Non c’è più Fabio spaccaracchette.
«Già, come dicevano? Il McEnroe dei poveri. Direi che col tempo l’etichetta sta svanendo. Ma ci vorrà ancora tempo, immagino».
Merito di cosa?
«Della maturità».
Risposta sbagliata.
«Non mi farete dire che è merito dei sentimenti o di qualcuno in particolare».
Però con Flavia Pennetta qualcosa c’è.
«Non smentisco e non confermo, è quello che ho detto a tutti».
Aggiungendo anche un’altra cosa.
«Che sono domande cretine ».
Però, con i risultati, essere un personaggio aiuta, e ci si diverte anche.
«Mah, io sono sempre stato così».
Così come?
«Istintivo. Ci ho sempre messo la faccia. Sempre, nel bene e nel male».
E in fondo questo viene apprezzato dalla gente.
«Ne ho le prove. Ma a criticare c’è sempre l’altra metà».
E’ che non capiscono.
«Cosa?».
Che gente come lei e Djokovic aiuta a rendere più leggero il tennis.
«Nole, un grande: m’ha chiamato subito dopo il match. Ad ogni modo non è che vivo per convincere la gente».
E per cosa?
«Per stare bene in salute e combinare qualcosa di buono nel tennis».
Intanto regge tensioni e responsabilità.
«E’ già qualcosa no? L’Argentina, la Gran Bretagna...».
Ora c’è mister Federer. Possibilità?
«33,8%».
Quello 0,8?
«Mi piaceva il numero».
Dissacratore permanente.
«Sennò siamo troppo seriosi. Come fareste senza di me?».
Lo dice anche alla Pennetta?
«E ridalli».
Ma sa che per una come Flavia, sempre così blindata nella sua privacy, è un grosso passo avanti?
«Sono contento per lei».
Capitan Barazzutti l’ha baciata come un padre.
«Ecco, come un padre. Sottolineiamolo. Scherzo: abbiamo un rapporto che si è consolidato nel tempo».
Va bene, che dicevamo della Svizzera?
«Che fino a settembre chissà cosa succede, e sto facendo gli scongiuri».
Federer non lo avete mai battuto né lei, né Seppi.
«Appunto: abbiamo qualcosa da perdere?».

Paolo Rossi, la Repubblica 8/4/2014