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 2014  aprile 07 Lunedì calendario

QUEI 28 GRADINI IN GINOCCHIO PER L’INDULGENZA


Non esiste luogo più santo al mondo”, dice con orgoglio frate Marcello. Sta traducendo dal latino e mentre parla indica con la mano la scritta scolpita nel marmo bianco che campeggia sopra l’affresco di Cristo in croce: “Non est in toto sanctior orbe locus”. Siamo a Roma, anche se questo è territorio pontificio. Accanto alla chiesa più antica del mondo, San Giovanni Laterano, c’è il santuario che per lunghi secoli è stato usato come cappella privata dai papi. I fedeli di tutto il mondo lo visitano perché ospita la reliquia più importante di Roma, la Scala Pilati, meglio conosciuta come Scala Santa: 28 gradini di marmo su cui Gesù Cristo avrebbe passeggiato più volte il giorno della sua condanna a morte. Percorrendoli in ginocchio durante i venerdì di quaresima si ottiene l’indulgenza plenaria, negli altri giorni dell’anno l’indulgenza parziale. Frate Marcello spiega di cosa si tratta con una metafora: “Il peccato è un chiodo nel muro. La confessione toglie il chiodo. L’indulgenza è lo stucco è ripara il buco”.
Il luogo sarà anche il più santo al mondo, ma chi trascorre qui le sue giornate è costretto ad occupazioni profane. “Signora, stia attenta alla borsa perché qui è pieno di ladri”, avverte Michela, la ragazza che lavora in biglietteria. Frate Marcello intanto raccoglie le cartacce che i turisti infilano in ogni intercapedine del pesante cancello in metallo.
Fa un certo effetto vedere tante persone in ginocchio che lentamente, ognuno con il suo ritmo, si avvicinano all’immagine di Cristo risalendo il marmo bianco della Scala. Qualcuno ha in mano una piccolo libretto: “La Scala Santa, storia e devozione”. Costa due euro, si vende in biglietteria ed è un misto tra una guida turistica e un breviario: dentro ci si trovano sia informazioni storico-artistiche che una raccolta di versetti del Vangelo. Ognuno racconta un momento degli ultimi giorni di Cristo, dal bacio di Giuda alla risurrezione. Una signora di mezz’età lo tiene nella mano destra mentre nella sinistra stringe un rosario. Il ragazzo accanto a lei, che avrà al massimo 25 anni, sfila lo smartphone dalla tasca e gli dà una rapida occhiata. Poi lo rimette nei pantaloni e sale un gradino.
Il luogo è meraviglioso ma, almeno nei week end primaverili, l’atmosfera difficilmente si potrebbe definire mistica: nella sala c’è troppo rumore e dagli altoparlanti una voce è costretta a richiamare lo sciame di turisti misti al silenzio. C’è gente da ogni parte del mondo: cinesi, giapponesi e coreani fanno foto; i russi vengono a visitare le icone conservate in un’altra ala del santuario, però non rinunciano quasi mai a salire la scala. Ci sono anche due fedeli che vengono ogni giorno, un anziano di Roma e una bella ragazza dell’est Europa. “Sono persone che soffrono molto, caratteri difficili. Nel risalire la Scala trovano un po’ di pace”, spiega Marcello, evidentemente un po’ imbarazzato. Michela racconta che ultimamente c’è un nuovo tipo di visitatori, quelli che fanno il tour dei set de La grande bellezza. Nella scena finale appare un’ala del Santuario: in molti arrivano e non hanno idea della reliquia che vi è custodita. Ma non è sempre così: “Accadono anche cose straordinarie: ho visto musulmani e protestanti piangere dopo avere risalito la Scala con il rosario in mano. Questo, per me, è un vero miracolo”.