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 2014  aprile 08 Martedì calendario

LUIS FIGO: «CR7 INGOI I FISCHI DEL BERNABEU»

È un privilegio: avere Luis Figo in palla dialettica e farlo giocare a tutto campo, tra Serie A, Liga, Champions e Mondiale. Il portoghese fa un partitone, senza risparmiarsi al momento di parlar chiaro, analizzare e suggerire.
Iniziamo a cavallo tra Italia ed Europa. Una sola squadra di serie A tra le 16 squadre ancora in corsa tra Champions ed Europa League.
«La dimostrazione che in Europa bisogna cambiare il chip. Il problema non è emerso quest’anno, la riflessione va allargata alle ultime stagioni. La Serie A è complessa però in Italia c’è una cultura specifica, un modo ben preciso di vedere il calcio e in Europa le cose stanno diversamente, giocare in Europa è un’altra cosa: devi affrontare le partite con l’idea di vincerle, non puoi metterti lì ad aspettare o pensare soltanto ad esser messo bene tatticamente. La questione è culturale».
Che consigli si sente di dare?
«Primo, prendere buoni giocatori. Ma questo dipende sempre dalla disponibilità economica. Poi cambiare lo stile di gioco. Non parlo di mentalità perché quella è buona, a me piace, però va aggiustata secondo le esigenze europee».
Guardiamo allo specifico: la Juventus dominatrice in Italia, eliminata in Champions League dal Galatasaray. L’esempio migliore di ciò che dice sull’atteggiamento da cambiare?
«La Juve ha grandissimi campioni, gente di nome, di talento e la realtà è che in Champions non ha fatto bene. Un anno può succedere, magari si tratta solo di una coincidenza però resta il fatto che le squadre italiane non riescono più a fare strada in Europa. I responsabili del calcio italiano sono obbligati a fare una riflessione».
All’Inter cambia la proprietà, son cambiati gli allenatori, i problemi restano.
«Io dico sempre che bisogna puntare a un obiettivo in base alle qualità di cui uno dispone. L’Inter non ha i mezzi tecnici per vincere lo scudetto, e questo già da un po’ di tempo. Ora prova a entrare in Europa ma così, con questa squadra, è difficile».
Che idea si è fatto di Erick Thohir? Le sembra la persona giusta?
«Non lo so. Io ho un buon rapporto con la famiglia Moratti, alla quale devo molto. Questo nuovo investitore l’ho giusto incontrato un paio di volte, non ho idea di come sia o di ciò che possa fare».
E Walter Mazzarri?
«Mi sembra un grandissimo professionista, con esperienza e qualità. Però ripeto, l’allenatore non può fare miracoli: ci vuole una buona squadra per fare un buon lavoro. I miracoli non cadono dal cielo, è impossibile».
E il Milan?
«Da fuori vedo una squadra che prende un giocatore qua, uno là… Sinceramente non credo ci sia un vero progetto sugli acquisti. Si sceglie in base alla convenienza economica del momento, gente a fine contratto, diciamo che si compra in base alle proprie disponibilità economiche e così è difficile fare una buona stagione».
La scelta di prendere Seedorf: c’è il rischio di bruciarlo?
«In portoghese si dice che chi non risica non rosica: i dirigenti conoscevano molto bene Clarence e la sua idea del calcio, avranno pensato che fosse la persona giusta in questo momento. A me Seedorf piace, è uno cui il calcio è sempre interessato tanto, poi ora come allenatore non so, logicamente deve dimostrare le proprie qualità».
Analisi dei quarti della Champions League. Iniziamo da Atletico-Barcellona.
«L’Atletico ha confermato di essere una squadra che ormai se la può giocare con chiunque. Al Camp Nou ha sofferto meno che a San Siro contro il Milan e ha ottenuto un risultato molto importante. Rispecchia l’anima combattiva del suo allenatore e per il Barça non sarà facile passare al Calderon. Anche se ovviamente ha tutte le possibilità di farlo e ha dalla sua anche l’esperienza, sarebbe la settima semifinale consecutiva…».
Chelsea-Paris Saint Germain.
«Il Psg si è imposto grazie alle sue grandi individualità. Mi dispiace molto per l’infortunio di Ibra, ma pensare che al suo posto sia entrato Lucas rende l’idea della forza della rosa di Blanc. Diciamo che il gol di Pastore all’ultimo minuto del recupero ha cambiato l’equilibrio del pronostico del ritorno».
Borussia Dortmund-Real Madrid.
«Il Madrid della Champions è meglio di quello della Liga: alla straordinaria tecnica individuale abbina una grande concretezza».
Bayern Monaco-Manchester United.
«Il Bayern ha confermato di essere una squadra straordinaria, per me resta la favorita insieme al Real Madrid per la vittoria finale. Lo United di quest’anno però è imprevedibile e nel proprio dna ha tanto la Champions quanto come l’idea di non mollare mai».
La Liga. Dopo tanti anni di duopolio, ecco la lotta a 3. Sorpreso dall’Atletico?
«Sì, mi sorprende che stia lottando per la vittoria fino alla fine competendo contro due club che hanno mezzi economici molto superiori. È qualcosa di straordinario».
Quanta parte del merito va data a Diego Simeone?
«Una bella fetta. Simeone esprime al massimo possibilità e caratteristiche dei propri giocatori, punto chiave per un allenatore».
Il Real Madrid di Ancelotti?
«Bene, però il calcio è così: in una settimana le cose possono cambiare dal bianco al nero. Si può perdere tutto in pochi giorni. Fino a un attimo fa il Madrid era favorito per vincere tutto, ora in Liga è in una posizione più complessa. Però con la finale di Copa del Rey e l’ottima Champions che sta facendo la stagione sinora mi sembra ottima».
Al Bernabeu hanno fischiato persino Ronaldo. Si è stupito?
«No, perché il Bernabeu è lo stadio più esigente del mondo. Qui hanno fischiato tutti, nulla di strano, è così. E comunque per una volta non succede nulla, non può essere la fine del mondo per una cosa del genere. Accettare e andare avanti».
Bale e Neymar, costati più o meno 100 milioni di euro a testa.
«Giocatori di grande qualità, anche se sinceramente io non pagherei quelle cifre né per l’uno né per l’altro perché penso sia troppo. Se però chi paga lo può fare non commette nessun delitto. Guardando alla stagione dei due e considerando che è la prima, con le normali difficoltà di adattamento, direi che stanno facendo bene».
E il Barcellona? Tre allenatori in 3 anni ma resta sempre competitivo.
«Sì. La filosofia è chiara, riconosciuta, giocano bene e possono far bene in ogni competizione».
Dani Alves ha detto che al prossimo sorteggio Champions è meglio se Figo usa la mano sinistra, che gli è toccato «ballare con la più brutta della festa».
«Stava scherzando. Dani è un grandissimo giocatore, con l’esperienza giusta per poter scherzare anche su queste cose. Se poi, invece, lo dice sul serio allora è poco intelligente. Chi ha esperienza di queste cose sa che non si possono fare miracoli, e in questi quarti di Champions c’era poco da scegliere: erano tutti forti».
E quando Alves dice che se il Barça vince è colpa degli arbitri e se perde è finito un ciclo?
«Lui sta a Barcellona e vivrà le cose in questo modo».
Andiamo al Mondiale.
«In Brasile sarà fantastico. Per un calciatore, il massimo della vita».
Favoriti?
«Brasile perché gioca in casa, Argentina perché ha Messi, Germania. Queste 3 sono più forti».
E la Spagna?
«Quest’anno per loro sarà più complicato».
Il Portogallo ha delle chance?
«Può essere, ma è in seconda linea come Italia e Olanda».
Sorprese?
«Mi piace il Belgio, ma bisogna vedere come si adatterà, non ha grande esperienza ai Mondiali. E il Ghana, anche se spero di no perché è nel gruppo del Portogallo».
Sarà più il Mondiale di Messi o di Ronaldo?
«Spero di Ronaldo perché sarebbe positivo per il Portogallo. Però l’Argentina come squadra è più forte di noi e questo a livello individuale ti aiuta».