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 2014  aprile 06 Domenica calendario

LAVORARE ALLA APPLE, UN INFERNO

Se vuoi lavorare nell’ambito della tecnologia e provocare un po’ di invidia, sogni di avere scritto nel curriculum «Assunto alla Apple Inc.». Ma com’è davvero lavorare nella compagnia più innovativa del pianeta? I lati negativi si scoprono attraverso le dichiarazioni di alcuni suoi impiegati
Dice Robert Bowdidge: «Non potevo raccontare nulla a mia moglie. Lavoravo fino a tarda notte e lei non sapeva cosa facevo. Se viaggiavo a Manchester per collaborare coi colleghi inglesi, dovevo vietarle di seguirmi».
Kim Scheinberg racconta la storia di suo marito JK, che ha inventato una versione Intel di Mac OSX funzionante su PC. All’ingegnere Bertrand Serlet piacque il progetto ma aggiunse: «Non se ne deve far parola con nessuno. Nessuno deve sapere». Il problema è che la moglie di JK sapeva eccome. La risposta di Serlet fu: «Deve dimenticare tutto. Non dovrai più parlarne con lei finché non la scoperta non diventa pubblica».
Racconta un anonimo: «Il livello di segretezza alla Apple è estremo. Tutto ma proprio tutto è deciso dal team marketing e da due critici di giornali dell’East Coast. Fui scioccato quando scoprii il loro ruolo. Come ingegnere mi fu chiesto di soddisfare richieste fatte dal giornalista Mossberg. Inquietante, mi ha fatto venir voglia di vendere tutta la roba Apple che avevo».
Non tutti lavorano nell’idilliaco campus di Cupertino. Ricorda l’impiegato Owen Yamuachi: «Il mio team si trovava in un edificio distaccato a Vallco Parkway, a un paio di miglia. Eravamo separati dagli altri interni e il posto era un palazzo di bui corridoi, con soffitti altissimi, non c’era nemmeno un bar. Ognuno di noi aveva un ufficio privato e potevo passare un intero giorno senza rivolgere la parola agli altri. Va bene quando ci si deve concentrare sul lavoro, ma la sensazione è spesso di solitudine».
Anonimi ex-impiegati di Apple raccontano: «Dipende dal gruppo in cui ti ritrovi, ma in genere è una pentola a pressione, la comunicazione è unidirezionale». «Lavora qui a tuo rischio. Il vantaggio è che si mangia bene e ci si veste casual».
«L’organizzazione è paranoica, c’è tensione costante, mancanza di rispetto, si lavora per molte ore. Molti impiegati considerano questo un lavoro da fare per qualche doloroso anno per poi trovare qualcosa di meglio, grazie al nome "Apple" scritto sul curriculum. Alla Apple la struttura è gerarchica, qualsiasi tentativo di ottimizzare o di discutere migliorie cade nel vuoto, se arriva "dal basso". Gli impiegati non si lamentano né provano ad aggiustare le miriadi di problemi, perché tanto fuori ci sono almeno dieci persone in fila per prendere il loro posto».
Richard Francis ha lavorato a Intel e ha conosciuto impiegati Apple quando le due aziende si sono unite in alcuni progetti. Dice: «C’è una parte dell’azienda che controlla ciò che la Apple può o non può fare localmente. Questo crea molta tensione con lo staff che proviene da altre parti dell’industria tecnologica’’.
Il designer Jordan Price racconta: «Le ore di lavoro non erano flessibili e durante la settimana non vedevo mai mia figlia. All’inizio pensai che lavorare per la Apple fosse un investimento a lungo termine. Avevano così tante password, account e log-in che mi ci volle quasi un mese per accedere al server. Si tenevano continuamente meeting in cui ci si lamentava della produttività. Chi si difendeva o metteva dei paletti finiva in una specie di lista nera, fuori dalla cerchia di chi baciava il culo al capo. Divenni uno di questi, desideravo disperatamente che arrivasse il venerdì sera e mi faceva paura la domenica sera».
Anche gli impiegati che hanno amato lavorare alla Apple si sono lamentati del rapporto vita-lavoro: «Si lavora spesso la notte e si dorme pochissimo. Devi essere disponibile 24 ore al giorno, sette giorni su sette».
Un i-Pad developer racconta la storia di quando stava lavorando al prototipo: «Avevo una stanza senza finestre. Hanno cambiato la serratura della porta e solo io e altri due colleghi potevamo entrarci. La Apple aveva i nostri nomi per l’accesso. Hanno trapanato la scrivania e incatenato i dispositivi con i cavi simili a quelli delle biciclette. La paga non è altissima perché tutti vogliono lavorare alla Apple. Il salario è basso anche per i professionisti».
«Invece di essere un motore che spinge in avanti, la Apple ormai esegue» dice Max Paley, che nella azienda ha lavorato per 14 anni, fino al 2011«Un tempo il settore ingegneristico decideva e il product management aiutava a realizzare. Ora il project management comanda e decide. La priorità è cambiata».