Cristiano Gatti, Il Giornale 8/4/2014, 8 aprile 2014
VOLETE DIVENTARE ETERNI? C’È IL «SOCIAL» DELL’ALDILÀ
Chiedo preventivamente scusa ai posteri: se tutto va come sembra, potrebbero trovarsi ingolfati dal ciarpame della nostra vanità, destinato a futura memoria, praticamente per l’eternità.
Chiedo scusa anche ai contemporanei, se non riesco a spiegare bene come funzionerà questa nuova applicazione via Internet, peraltro ancora in fase di definizione. Secondo i suoi inventori, che doverosamente consegno alla notorietà con nome e cognome, il trio Marius Ursache, Nicolas Lee e Rida Benjelloun, siamo comunque in dirittura d’arrivo. Il servizio partirà nel 2016, ma sono già 18mila le persone in lista d’attesa.
«Stiamo risolvendo un problema incredibilmente difficile per l’umanità», spiegano i tre cervelloni con piena consapevolezza dell’ardua missione. Praticamente, si sono assunti il compito di dare soddisfazione a uno dei primordiali bisogni umani: lasciare qualcosa dopo, restare per sempre. Se non fisicamente, con le proprie opere e i propri pensieri. Sempre supponendo - e a me questa sembra proprio una supposizione tutta da verificare - che ai posteri interessi qualcosa.
Indubbiamente la nuova opportunità apre scenari suggestivi di pubblico utilizzo: basti pensare alla possibilità di rendere immortale, eternamente disponibile, certo materiale d’archivio, certa documentazione storica. Ciò che nel Medio Evo generazioni di instancabili amanuensi hanno tramandato fino ai nostri giorni, noi potremo consegnarlo al domani con un semplice clic. Ma ovviamente non è questa sottobranca della fantascientifica App a solleticare le mire del grande pubblico. A rendere veramente eccitante l’invenzione è l’ipotesi di lasciare nel per sempre le tracce del nostro intimo e personalissimo oggi, come un piastrella sul muretto di Alassio a imperitura memoria.
Spiegano i geniali ideatori: «I nostri discendenti potranno continuare a dialogare con noi su social network come Facebook, anche fra centinaia di anni, caratterizzando una vera e propria chat skype dal passato». Fantastico: per ipotesi, tra sette o novanta secoli un mio discendente potrebbe persino mettersi in contatto con me, come se io fossi proprio lì. Sinceramente non mi è chiaro come a un mio discendente possa venire un’idea simile, sinceramente gli auguro di meglio da fare, ma ragionando per pura ipotesi sembra affascinante. L’unico dettaglio vagamente inquietante è la prospettiva che tutta la nostra produzione, seria e faceta, onorevole e disonorevole, venga registrata e riproposta all’infinito. Può essere che a qualcuno di noi, ai meno spudorati, possa seccare. Domanda fondamentale: è possibile ritrattare qualcosa, oppure una volta consegnata al magico mondo della nuova App la nostra produzione esce definitivamente dal nostro controllo?
Non vorrei passare per disfattista proprio mentre l’umanità registra questo eccezionale progresso. Però bisognerà pure dirlo: ci sono montagne di roba, nel web, che già si dimostrano futili e insulse per il presente, davvero è una carognata immaginare di infliggerle alla futura umanità. E comunque: se proprio vogliamo essere obiettivi, questo sogno ancestrale di consegnarci all’eternità, di lasciare un’impronta nell’universo, non dipende dalla scoperta di una nuova App. Cito a caso: Seneca, Erasmo da Rotterdam, Cervantes, Voltaire, Tolstoj e tutti gli altri che ci guardano dai nostri scaffali, così come Giotto, Leonardo, Mozart e gli altri immortali per davvero: da sempre risiedono stabilmente nell’anima delle generazioni. Senza chattare, il dialogo con loro non si interrompe mai. Prima, molto prima di Internet, è l’unica connessione che non teme problemi di linea.