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 2014  aprile 08 Martedì calendario

BOLDRINI E GRASSO NOMINANO LA GIUDICE «SBAGLIATA»


Mercoledì scorso i presidenti di Camera e Senato hanno nominato il magistrato Gabriella Muscolo nuovo componente dell’Antitrust (meglio: nuovo membro dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato) ma nella loro fretta renziana potrebbero essere incappati in una svista imbarazzante: la nomina in quota rosa, infatti, parrebbe irregolare, e stupisce che Laura Boldrini e Pietro Grasso possano non essersene accorti.
La dottoressa Muscolo, infatti, difetta dei requisiti di legge basilari per questo incarico; la legge istitutiva dell’Antitrust (n. 287 del 10 ottobre 1990, articolo 10) spiega infatti che i membri dell’Autorità, se magistrati, devono essere in servizio presso la Corte dei Conti o il Consiglio di Stato o la Corte di Cassazione: e Gabriella Muscolo, semplicemente, non è mai stata in servizio presso nessuno di questi tre organi. Vien da chiedersi se Grasso e Boldrini lo sapessero, o se, chi per loro, abbia giocato sull’equivoco sperando che la cosa passasse in cavalleria. Il comunicato del Senato che il 2 aprile ha riferito della nomina, infatti, elenca compiutamente i succitati requisiti utili alla nomina, ma poi aggiunge che «la dott.ssa Muscolo, in magistratura dal 1985, è stata nominata nel 2005 magistrato di Cassazione». Il dettaglio è che questo non è esatto. La dottoressa Muscolo, in virtù della progressione automatica di carriera che è propria dei magistrati, corrisponde formalmente a un giudice di Cassazione e ne percepisce lo stipendio: ma in concreto non ha mai fatto il giudice di Cassazione al Palazzaccio di via Cavour. I requisiti dell’Antitrust parlano di organi e funzioni ben delineate: «I membri sono scelti tra persone di notoria indipendenza da individuarsi tra magistrati del Consiglio di Stato, della Corte dei conti o della Corte di Cassazione». Insomma, si parla chiaramente di una funzione, non di una qualifica formale, non di un’idoneità automatica alla portata di tutti i magistrati italiani una volta passati sette anni dalla nomina a magistrato d’appello. La stessa Corte di Cassazione, nell’annoverare Gabriella Muscolo tra i propri collaboratori di uno studio dell’11 aprile 2008, la definiva «giudice del tribunale di Roma»; non bastasse, c’è una sentenza della Corte Costituzionale che dovrebbe tagliare la testa al toro, la 0086 del 1982. Testualmente, recita così: «Le funzioni relative all’ufficio di consigliere di Cassazione sono quelle e solo quelle esercitate dai magistrati effettivamente destinati alla Corte di Cassazione e che soltanto a essi spetta la qualifica di magistrati di Cassazione, ai sensi dell’art. 107». La consulta motiva e argomenta per altre 16 pagine. Boldrini e Grasso forse non lo sapevano.