Maurizio Porro, Corriere della Sera 8/4/2014, 8 aprile 2014
MICKEY ROONEY, IL DIVO DEI RECORD
Se vogliamo farlo riconoscere diciamo che Mickey Rooney, morto domenica all’età di 93 anni, era il giapponese del piano di sopra in Colazione da Tiffany e il perfido guardiano di Una notte al museo , ma sarebbe un torto per l’attore che, nato il 23 settembre 1920 a Brooklyn da famiglia di artisti di vaudeville di origine irlandese, iniziò la carriera a due anni in palcoscenico, nel ruolo di un nano in frac, e a cinque sullo schermo. Personaggio dei record: per 91 anni attivo, ruba il record di longevità a Lillian Gish, gira 200 film e colleziona 8 mogli, come Barbablù.
Date e dati alla mano, era l’ultimo dei bambini prodigio dell’era gloriosa: fu tra i più chiacchieroni e richiesti, uno degli americani più amati, uno dei piccini sbruffoni più imitati. E fra i pochi che crescendo non si fece psicologicamente male, mentre la sua piccola partner della serie musical Judy Garland ebbe seri contraccolpi dopo la fama precoce. Rooney, celebre per due personaggi come Mickey McGuire (da cui il nome d’arte al posto di Joe Yule) e l’eroe dei fumetti Andy Hardy, da Affari di famiglia del ‘37, che raffigurò per 20 anni in 14 corti di successo MGM, per anni la sua major, con la quale si calcola guadagnò 12 milioni di dollari (dal ‘39 al ‘41 fu il primo al box office), apparendo infatti in C’era una volta Hollywood . Ma nel ‘60, quando l’attore ebbe un tracollo artistico e finanziario, doveva al governo 250.000 dollari di tasse e aveva infiniti debiti per gli alimenti alle numerose ex mogli. Nato in un baule dietro le quinte del varietà, come si canta in È nata una stella , era destino che il piccolo Mickey (grande di statura non lo divenne mai) dovesse continuare sulla passerella di famiglia, terminando i suoi sketch con la parola «help!» e impersonando i valori americani, l’amore per le ragazze e le automobili nell’epoca dei comici Red Skelton e Bob Hope, accomunati dalla fede repubblicana.
Proprio al mondo del burlesque e della rivista si ispirava un musical di successo che recitò a Broadway nel ‘79 con Ann Miller, Sugar babies . Gli anni 30 furono l’epoca dei bambini prodigio, di Freddie Bartholomew, della riccioli d’oro Shirley Temple, di Jackie Coogan, della Durbin, tutti giunti al capolinea: il precoce Rooney dai capelli rossi e dallo sguardo sbruffoncello, diventa il moccioso simpatico per eccellenza e nel ‘35 fa il folletto Puck nella sua unica esperienza scespiriana in Sogno di una notte di mezza estate di Max Reinhardt. Ma soprattutto balla e canta sorridendo alla vita e al new deal con miss Garland in tre musical teen ager diretti dal caleidoscopico Busby Berkeley Piccoli attori , Musica indiavolata e I ragazzi di Broadway non senza aver sorriso all’altra bambina Liz Taylor in Gran Premio .
Nel ‘34 fu amato di riflesso per aver impersonato in Le due strade il ruolo del gangster Clark Gable da piccolo: film celebre anche perché a Chicago, all’uscita di una delle proiezioni, fu preso e ucciso il pericolo pubblico Dillinger. Fu, quella di Rooney, una carriera piena di contraddizioni, a due voltaggi, simile a quella di James Cagney ma che non trovò mai grandi registi. Nonostante il fisico, ebbe una carriera sentimentale intensa e si sposò otto volte, la prima nel ‘41 con Ava Gardner, l’ultima con la cantante Jan nel ‘78, collezionando 9 figli. Nonostante il fisico, divenne ottimo ballerino, eroe di melò strappalacrime come Il piccolo Lord nel ‘36, Capitani coraggiosi di Fleming e La città dei ragazzi di Taurog: lui un mini delinquente che il padre Flanagan redime, ruolo per cui nel ‘38 Spencer Tracy vince l’Oscar ma anche Mickey ne ottiene uno speciale in miniatura, come anche la Garland e Deanna Durbin, per lo spirito della gioventù.
Crescendo, dopo la guerra, dopo aver tentato di produrre in proprio i film e averne anche diretto uno (My true story , del ‘51) dovette per forza cambiar carattere e morale in Il terrore sull’autostrada di Quine, del ‘54, diventando patologico criminale in Faccia d’angelo di Siegel, ‘57. A questo punto le sue sono solo apparizioni (ne fa una anche con Scola in L’arcidiavolo ), oltre alla partecipazione a serie famose, da «E.R.» a «Love boat» alla «Signora in giallo» ai «Simpson». Fu coinquilino di Audrey Hepburn nel film di Edwards e nel travolgente Questo pazzo pazzo pazzo pazzo mondo di Kramer (‘63), mentre nell’80 è allenatore di cavalli in Black stallion . Nell’82 Oscar alla carriera con lacrime per l’ex bimbetto degli anni folli che cantava i song di Rodgers e Hart e Gershwin. E lui è così contento e ancora così spiritoso che dice: «Ora bacerei perfino Louis B. Mayer».