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 2014  aprile 08 Martedì calendario

ACERBI, UN DRIBBLING ALLA MALATTIA IL RITORNO AL SASSUOLO E ALLA VITA


Ci è voluto lo spazio di un dribbling tra cervello e cuore, ieri in Campidoglio alla consegna dei premi «Angeli dello sport», per riconoscere sotto il cranio rasato gli occhi buoni di Francesco Acerbi, 26 anni, il difensore del Sassuolo a cui la positività riscontrata il primo dicembre 2013 alla fine della partita con il Cagliari, probabilmente, ha salvato la vita. Non era doping (la Procura del Coni ha rapidamente archiviato la pratica). Era la recrudescenza del tumore al testicolo per il quale era già stato operato d’urgenza il 17 luglio dell’anno scorso, appena sbarcato nella provincia emiliana che con il suo abbraccio caldo avrebbe dovuto offrirgli conforto e riscatto dopo l’incompiuta al Milan: 6 presenze e un cazziatone di Galliani, pronti via, che lo colse in flagranza di reato a tirar tardi — troppo — in un locale. Di palloni, da quando è al Sassuolo di Eusebio Di Francesco, malinconicamente avviato verso la retrocessione dopo un’esaltante galoppata dalla serie B alla A, Acerbi ne ha visti pochi. Si è infilato nell’abbraccio con la malattia ragazzino e capelluto. Ne è uscito ieri, terminato il ciclo di chemioterapia (ma saranno i prossimi esami a dire se è davvero guarito), uomo e calvo. Nessuno si augura un tumore, ma è di certo tattica intelligente affrontarlo a calzettoni abbassati, senza parastinchi, e a testa alta come quando Francesco smista il gioco nell’area piccola, pronto a spazzare per far partire il contropiede. «Sono stati giorni lunghi e difficili, ma sapevo che finivano. Tutto passa: basta mantenere il sorriso» ha detto con la naiveté che gli hanno consegnato in dote i natali a Vizzolo Predabissi, bassa milanese a mille curve dal grande calcio di San Siro. Al tumore ha immolato un testicolo, e poi la zazzera spettinata molto alla moda che piaceva tanto alle groupies del pallone e che ricrescerà, perché tagliata con la flebo nel braccio la sua personalissima linea d’ombra, Acerbi ha intenzione di tornare in discoteca, in campo e nei ranghi di una vita vissuta, non più sopravvissuta. Da una decina di giorni ha ripreso ad allenarsi. Per fine aprile spera di essere a disposizione del mister. Si è piegato, mai spezzato. «Però non sono più il ragazzino che ero prima della malattia...». Sei altro, e meglio, Francesco. Calma e resilienza: le virtù dei forti.