Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 8/4/2014, 8 aprile 2014
«CARAMELLE, REGALI E CAREZZE COSÌ L’AMBASCIATORE HA ABUSATO DEI TRE BAMBINI»
ROMA — Quando la polizia di Laguna lo ha portato via, Richard, Loloy e Malig stavano ancora giocando. Hanno 9, 10 e 12 anni, ma sono bambini vivaci, forse hanno capito che qualcosa non andava. E così hanno raccontato che «quel signore ci ha invitati nella sua stanza e ci ha fatto il bagno nella vasca». Però sembravano contenti «perché ci ha regalato vestiti, caramelle», forse anche un po’ di soldi. Dagli accertamenti già compiuti sul telefono e forse anche sul computer sarebbe emerso materiale compromettente: c’è chi parla di foto di natura pedopornografica.
«Li ho portati
da Manila»
È stato trasferito nel carcere di Binyan, Daniele Bosio, 46 anni, l’ambasciatore in Turkmenistan arrestato nelle Filippine con l’accusa di violazione della legge che tutela i minori. Accusato da due testimoni, due donne che gestiscono un centro di tutela per i bambini di strada, di aver molestato i piccoli costringendoli a subire le sue attenzioni sessuali. La Farnesina ha già disposto la sospensione dall’incarico, così dimostrando di non ritenere infondate le contestazioni. Anche perché sono i documenti raccolti dalla polizia locale e trasmessi per competenza anche alle autorità italiane a raccontare che cosa è accaduto sabato scorso nel resort «Splash Island», località di vacanza a 90 chilometri da Manila.
In tutto sono 27 fogli scritti in inglese e in filippino. La ricostruzione di una vicenda che appare agghiacciante. Il giudice ha convalidato il fermo ritenendo che la difesa del diplomatico non fosse convincente. Anche perché, dopo essere stato sorpreso con i bimbi nella piscina del villaggio turistico, lui stesso è stato costretto ad ammettere: «Sono bambini di strada che ho portato qui dopo averli incontrati a Manila e aver parlato con i loro genitori». Ma poco dopo sarebbe stato costretto ad ammettere che in realtà non aveva avvisato nessuno.
«Li toccava
nella piscina»
Catherine Elizabeth Scerri, 36 anni, australiana vicedirettore della Bahay Tuluyan Foundation, organizzazione che si occupa di tutela dell’infanzia, è la testimone chiave dell’inchiesta. Il suo racconto è in un «affidavit» contenuto nel fascicolo: «Il 5 aprile, verso le 14 sono arrivata a Splash Island con il mio capo Lily Flordelis, 56 anni, per andare a nuotare e ho notato uno straniero in compagnia di tre bambini. Mi ha colpito perché i bambini sembravano tutti della stessa età e perché avevano dei costumini nuovi. Li ho osservati perché lo straniero li toccava e li seguiva molto da vicino. Ho raccontato che cosa avevo visto a Lily e lei mi ha detto che aveva notato la stessa cosa».
Le due donne cercano di parlare con i ragazzini ma non ci riescono. Tre ore dopo l’uomo e i bambini fanno di nuovo il bagno. A questo punto Scerri si avvicina. Dichiara alla polizia: «Ho parlato con il bambino che poi ho saputo chiamarsi Loloy. Gli ho chiesto “che rapporto hai con quest’uomo” e lui mi ha risposto “è il mio daddy”, papà, e poi è scappato. Mi sono avvicinata a Richard e gli ho fatto la stessa domanda ma lui ha risposto “nessuno”. Per questo ho deciso di chiederlo direttamente allo straniero. Lui mi ha risposto che li aveva portati da Manila e quando gli ho chiesto se i genitori lo sapevano prima ha detto sì e poi ha ammesso di no. Mi ha detto che si stavano soltanto divertendo».
Soldi, vestiti
e medicine
Altri dettagli Scerri li rivela al quotidiano filippino The Inquirer . Dice di aver avuto un litigio con Bosio perché lo ha incalzato chiedendogli se avrebbe avuto lo stesso comportamento con bambini italiani e lui avrebbe risposto di no, ma di averli portati con sé «per comprare loro vestiti e medicine». In realtà, aggiunge la donna, «in seguito abbiamo scoperto che aveva offerto del denaro ai bambini. Loro hanno detto che li aveva portati nel suo appartamento, dove aveva fatto loro la doccia e i bambini erano nudi. Era il secondo giorno che portava quei bambini nel resort». Nel verbale viene specificato che i tre minori sono residenti a Caloocan City, sobborgo della capitale.
Viene avvisata la direzione dello «Splash Island» che, a quanto pare, cerca di prendere tempo prima di presentare la denuncia. Alla fine le due donne insistono e arriva la polizia. Gli agenti Ailvin Lucido e Danilo Nebrida sono incaricati di svolgere i primi accertamenti. Fermano Bosio, cominciano a interrogarlo. I bambini vengono intanto trasferiti nella sede della Bahay Tuluyan Foundation. Il resto lo racconta al Manila Times il capo della polizia di Laguna, Romulo Sapitula: «I bambini hanno dichiarato di aver fatto il bagno insieme a Bosio, che li ha lavati e ha strofinato i loro corpi, ma ovviamente sappiamo che le intenzioni dell’uomo erano altre».
Le ricerche
sul suo passato
L’indagine non è terminata ma il giudice ha già convalidato l’arresto. Subito dopo il fermo Bosio era stato lasciato libero, pur con il divieto di uscire dalle Filippine. In realtà poche ore dopo è stato deciso di trasferirlo in carcere. È lo stesso capo della polizia a specificare che «si trova insieme agli altri detenuti, non gli è stato riservato alcun trattamento speciale». Non può più usare il cellulare, né accedere a internet come invece era accaduto fino a domenica sera.
Ora si cerca nel suo passato, anche recente, per scoprire quanti altri viaggi abbia effettuato nelle Filippine, se sia stato in altri luoghi dove potrebbe aver adescato altri bambini. La scelta della Farnesina di sospenderlo con effetto immediato fa ben comprendere l’imbarazzo di queste ore. Anche perché Bosio ha effettivamente svolto attività presso alcune organizzazioni di assistenza all’infanzia a New York, dove ha lavorato nel consolato generale prima di essere nominato rappresentante diplomatico in Turkmenistan. E adesso il timore è che possano emergere altre vicende analoghe, che qualcuno possa accusarlo di aver adescato altri bambini.