G. Gua., Corriere della Sera 8/4/2014, 8 aprile 2014
CROSTI, IL GIUDICE DEI CASI TARTAGLIA E CORONA
MILANO — Due giudici togati e due esperti di procedimenti di «sorveglianza» esterni. Tre donne e un uomo compongono il collegio del Tribunale di sorveglianza di Milano che giovedì deciderà se assegnare Silvio Berlusconi in prova ai servizi sociali oppure destinarlo alla detenzione domiciliare nella sua villa di Arcore.
Sarà Pasquale Nobile de Santis a presiedere il collegio che quel giorno si occuperà di una cinquantina di condannati i quali, come Silvio Berlusconi, hanno chiesto l’ammissione a misure alternative al carcere. Presidente dell’intero ufficio al settimo piano del Palazzo di giustizia dal 2008, 68 anni, campano, de Santis è stato a lungo presidente di sezione nel Tribunale penale di Milano.
Beatrice Crosti, 52 anni, è l’altro magistrato togato del collegio ed è anche colei che dovrà svolgere la relazione sul fascicolo che riguarda l’ex presidente del Consiglio dei ministri, della cui posizione dopo la condanna definitiva nel processo sui diritti tv Mediaset si occupa direttamente come magistrato di sorveglianza. Dopo aver svolto la funzione di pubblico ministero nella Procura della Repubblica di Siracusa fino al 1994, Beatrice Crosti ha lavorato nella Procura presso la Pretura di Milano, occupandosi di infortuni sul lavoro e di reati in famiglia. Come giudice nella nona sezione penale del Tribunale, ha poi lavorato sui reati fiscali, sui reati sessuali e ancora sugli infortuni sul lavoro. Dal 2007 fa parte dei 15 giudici dell’organico del Tribunale di sorveglianza impegnata anche su casi di detenuti divenuti famosi, come quello di Massimo Tartaglia, che a dicembre 2009 colpì al volto Berlusconi lanciandogli contro un souvenir del Duomo di Milano. Ha trattato anche la vicenda di Ruggero Jucker, l’imprenditore che a luglio 2002 uccise a coltellate la fidanzata Alenya Bortolotto. Anche il fascicolo di Fabrizio Corona è passato dalla sua scrivania.
A fianco dei giudici togati de Santis e Crosti ci saranno due «esperti di sorveglianza». Si tratta di due ricercatori universitari che in veste di consulenti esterni collaboreranno nella decisione. Uno viene dall’istituto di diritto penitenziario della Statale di Milano e l’altro da quello di criminologia.
A rappresentare l’accusa sarà il sostituto procuratore generale Antonio Lamanna, uno dei magistrati che nell’ufficio sono impegnati nei procedimenti dinanzi al Tribunale di sorveglianza. Lamanna, che ha un lungo passato da sostituto in Procura dove per anni si è occupato di reati finanziari, ha seguito, tra l’altro, i procedimenti per l’affidamento in prova ai servizi sociali della teleimbonitrice Vanna Marchi e di sua figlia Stefania Nobile e di Fabrizio Corona. Come giudice istruttore, negli Anni 80 lavorò al processo per lo scandalo petroli.