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 2014  aprile 05 Sabato calendario

PERISCOPIO


Le discariche vanno aperte con un carro armato. Vincenzo De Luca, sindaco Pd di Salerno. la Repubblica.


Per me Matteo Renzi è un ebetino. Beppe Grillo, teatro di Catania.


Alfano spaventato: «In 600 mila sbarcheranno in Europa». E manco uno intenzionato a votare centrista. Maurizio Crippa. il Foglio.


C’è anche una sperduta categoria di studiosi del boldrinismo (l’ideologia dal presidente della camera, Laura Boldrini ndr) a cui mi onoro di appartenere, che ritiene che la contraddizione fra il lusso e la miseria non si sana distruggendo il Billionaire, ma mettendo i disperati in luoghi un po’ più umani delle attuali gabbie. E magari cominciando a trattare in modo meno «inaccettabile» i troppi turisti che scappano dall’Italia per la carenza di servizi, affinché, con i loro soldi, si possano poi accogliere meglio anche i migranti. Massimo Gramellini. La Stampa.


RENZI - Si stava meglio quando si stava senza. Jena. la Stampa.


Denis Verdini è lo schivo architetto di retrovia che trama, tesse, ricuce in silenzio, stira ogni piega, ed è tanto disinvolto da aver trafficato, prima con i suoi avversari Migliavacca e Bersani e poi anche con l’avversario dei suoi avversari, cioè Renzi. Salvatore Merlo. il Foglio.


La Regina Elisabetta incontra Napolitano: «Davvero sei re da soli otto anni?». Spinoza. il Fatto.


Vogliono fare del senato un albergo a ore. Renato Brunetta, in parlamento.


Se mi avete proposto per questo posto è perché non volete che vi menta come gli altri. Vàclav Havel, ultimo presidente della Cecoslovacchia e primo presidente della Repubblica Ceca. NYT.


Tutti i parlamentari del Pdl pronti a dimettersi con Berlusconi, 188 piccioni con una fava. la Stampa.


A D’Alema, Bindi, Finocchiaro e Marini bisogna dire addio? Beh, a loro restano due interviste l’anno per dire cose di buon senso. E stop. Fabrizio Rondolino. Il Giornale.


Alla fine, l’unica decisione, per Franca Rame, è andarsene dal senato. «Che ci faccio io su questa nave di pirati?». E questo, il refrain che costella il suo diario. Nella sua lettera di dimissioni parla di «istituzioni impermeabili e refrattarie a ogni proposta», di un «senato frigorifero di sentimenti». Giuseppina Manin, Corsera, sul libro di Franca Rame, In fuga dal senato». Chiarelettere.


Lo sterminio delle bambine dipende dalla diffusione degli esami con gli ultrasuoni. Quando nel 1979, nel Punjab, uno degli stati indiani più minacciati demograficamente, venne introdotta la prima macchina per i test agli ultrasuoni, nascevano 925 femmine ogni mille maschi. Nel 1991, erano scese a 875 e nel 2001 a 793. Ciò dimostra che gli ultrasuoni si sono trasformati in una macchina di morte. Gita Arvamudan, Disappearing daughters.


L’armistizio con la Francia è stato firmato. Sono morti dieci ufficiali e 207 soldati. Franco Monicelli, Il tempo dei buoni amici. Bompiani, 1975.


Più tardi arrivò il prevosto con la stola violetta e lo scatolino dell’olio santo. La nonna gli corse incontro, fece una mezza genuflessione e domandò: «Signor prevosto, lo faccia andare in purgatorio!». Monsignor Faccini domandò: «E perchè, se andasse subito in paradiso vi dispiacerebbe?». «Non è mica possibile!». «E voi che ne sapete?». «Ma se non ha fatto altro che bestemmiare e bere, bere e bestemmiare tutta la vita!». Il prevosto alzò una mano per farla tacere e chiese di mio nonno: «Come sta adesso?». «È più di là che di qua». «Non si può mai dire. Portatemi da lui e lasciateci soli». «Signor prevosto, forse io potrei...». «Cosa?». «No, dicevo, siccome lui non parla, fa solo mmm mmm, non lo so io se è capace di fare una bella confessione». «Eh, bè!?». «No, dicevo, siccome che io so di preciso quante volte beveva, quante volte mi picchiava, poche però e anche... - disse qualcosa piano all’orecchio del prevosto - forse non so, ecco, potrei rispondere io per lui». «E poi dò l’assoluzione a voi». «No, a lui». «Ma fatemi il piacere, su! Ci penso io, portatemi di là. Farà una bellissima confessione». Guglielmo Zucconi, La divisa da Balilla. Edizioni Paoline.1987.


Preferisco Joyce a tutti gli altri scrittori del Novecento. Ulisse è il romanzo del buon umore. Mi attrae proprio per la sua natura così lontana dalla mia. E poi gronda di sensualità: bassa, terrestre, vitale e avvolgente come una cappa di umidità. Luca Canali, latinista. Repubblica.


Sarà capitato anche a voi, per esempio, di trovare una vecchia agendina telefonica. Sfogliandola, ti accorgi di tanti nomi di persone che non ci sono più. Pezzi di vita mozzati, con crudele ineluttabilità. Ma ci sono altri nomi che provocano ancora più tristezza: quelli che non ricordi più. Un Marcello, una Giulia, un Simone, una Margherita. Chi sono? Perché, tanto tempo fa, avevi deciso di segnare il loro nome sulla tua agenda? Adesso sono coperti d’ombra. E quell’ombra, oltre a oscurarli, oscura anche una parte del tuo passato. Enrico Vanzina, Commedia all’italiana. Newton Compton editore.


«Ho bisogno d’amore, amore, amore, fuoco, entusiasmo, vita: il mondo non mi par fatto per me». Giacomo Leopardi, Zibaldone.


È mattina, un quarto alle sette. È buio, e piove appena. Il traffico è ancora calmo, ma già dalle autostrade si riversa il fiume in piena delle auto dei pendolari (coi fari accesi come occhi abbaglianti, in colonna, ai caselli; truppe di un’armata di acciaio). Qui alla Bullona l’edicolante è già da ore al lavoro dietro ad alte pile di giornali. Dei bar, sono aperti quello all’angolo, e il cinese; e «caffè», «caffè», «caffè» invocano gli avventori assonnati al barista. L’auto ha sul parabrezza come uno strato di gelido vapore. L’asfalto dei viali luccica di pioggia, i grossi camion della nettezza urbana passano pachidermici, la luce gialla intermittente sul tetto. Si fermano, ingoiano montagne di rifiuti nella gran bocca da bestie carnivore e si rimettono in moto, umili e lenti. Mi piace, a quest’ora, alzare gli occhi sulle facciate delle case e spiare come, in pochi secondi, due, tre, quattro finestre si illuminano; e immaginare, dentro, caffettiere che borbottano sui fornelli, e il profumo aspro del caffè che si allarga dalle cucine. Marina Corradi. Avvenire.


Until I was thirteen, I thought my name was ’shut up’. Joe Namath.


C’è gente che è così povera di spirito che, se non te ne tieni alla larga, impoverisce anche te. Roberto Gervaso, il Messaggero.

di Paolo Siepi