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 2014  aprile 05 Sabato calendario

PER LA PIVETTI LA CINA È VICINA


Ve la ricordate sulle barricate bossiane? Irene Pivetti, che voleva la Padania libera e che diventò presidente della Camera suscitando polemiche per come interpretava anche in quel ruolo il celodurismo leghista, poi tentò di appoggiarsi all’Udeur ma senza fortuna. L’impegno politico è continuato con alcune esperienze di assessore comunale: al Comune di Berceto (Parma), di Reggio Calabria, di Pizzone (nel Molise) dove è tuttora assessore allo sviluppo turistico, economico e produttivo e all’internazionalizzazione.

Tra i primi atti della giunta, la firma di un protocollo d’intesa tra il Comune e l’associazione onlus «Learn to be free», promossa dalla stessa Pivetti.

Chiusa la stagione politica nazionale, come arrotondare il vitalizio che la Camera le versa ogni mese? Tentando l’avventura cinese. Va in Cina a gestire corner nei centri commerciali. Ha costituito una società, Only Italia, e con essa ha firmato una partnership con la società cinese Balletown (controllata da China Infrascture Group) per realizzare venti department store del made in Italy (che si chiameranno appunto Only Italia) in altrettanti centri commerciali che entro il 2017 saranno inaugurati in Cina. Il primo sarà aperto in ottobre nella provincia di Guangdong (Cina sud-orientale) e Irene Pivetti avrà il suo spazio tricolore in cui porterà gastronomia, moda, cosmetici, design e gioielli.

«Attraverso questa iniziativa - spiega - diventiamo un canale di distribuzione diretto per le piccole e medie aziende italiane che vogliono esportare i loro prodotti in Cina. In particolare forniremo supporto e assistenza per tutte le fasi del processo di esportazione e vendita: dalle certificazioni agli aspetti logistici, dalle analisi di mercato alle attività di marketing e così via».Simbolo di Only Italia? Il colosseo, con buona pace di quando la Pivetti gridava Roma ladrona. Si giustifica: «è un simbolo dell’artigianato italiano, il colosseo è stato costruito da un numero indefinito di artigiani, caratteristica di tutta l’arte italiana».

L’ex-politica e ora (spera) businesswoman ha però dovuto cedere ai cinesi una parte della sua società. Infatti ha venduto l’80% della Only Italia a Balletown. La Pivetti rimane, almeno per ora, il punto di riferimento italiano. «Il loro ingresso - afferma l’ex-parlamentare - consentirà alla società di svilupparsi». Non c’è dubbio. Ma dopo quelle di politico lei dovrà dimostrare le sue doti di manager perché i cinesi sono assai attenti ai risultati economici. Inoltre nella partita è entrato anche Francesco Lanzillo, imprenditore e costruttore di campi da golf nonché deus-ex-machina di un sito web che ha chiamato ilgiornalepartiteiva in cui se la prende con Matteo Renzi reo di avere dimenticato il popolo delle partite Iva nel suo Jobs Act. «Organizzeremo incontri sui green con i piccoli e grandi imprenditori per valutare le opportunità della Cina- proclama Lanzillo. - Il golf favorisce da sempre i grandi affari».

Irene Pivetti e i suoi collaboratori sono tornati da poco dalla Cina. «La delegazione capeggiata dall’ex-presidente della Camera - dice la nota di Only Italia - è stata accolta dall’ambasciatore d’Italia a Pechino, Attilio Massimo Iannucci e dallo staff dell’ambasciata che ha fornito il sostegno istituzionale nella preparazione e nello svolgimento degli incontri con gli operatori economici_. Allo sforzo comune si sono uniti anche gli uffici di Pechino dell’Enit e dell’Ice che hanno assicurato negli ambiti di rispettiva competenza, il loro supporto».

Quali sono le imprese italiane che hanno finora aderito al progetto della Pivetti? «Sono coperte da riservatezza», è scritto nel sito web.

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando Il 28 marzo 1997 la barca albanese Qater Radës, piena di profughi, fu speronata ed affondata dalla corvetta militare italiana Sibilla e 108 persone persero la vita: secondo Repubblica, parlando dei superstiti Irene Pivetti dichiarò «Buttateli a mare, ché si raffreschino le idee». Wikipedia, l’enciclopedia online, rilancia l’episodio e non risulta che lei lo abbia mai smentito. Prima dell’impegno d’affari verso la Cina è stata molto attiva in tv, Mediaset le ha aperto le porte come conduttrice (Liberi tutti), poi la retrocessione a Odeon e infine il rilancio con Lorella Cuccarini che l’ha voluta opinionista alla Domenica in (Rai1 dal 2011 al 2013). Tiene a precisare nel suo curriculum di essere presidente della commissione economia dell’Istituto svizzero Rorshach e docente di un master alla Libera università Maria SS Assunta di Roma. Adesso, la grande passione per la Cina. «Possibile - afferma- che questa Cina dev’essere vista solo come un grande concorrente? Se copiano le nostre cose è perché a loro piacciono, del resto non è che sono venuti in Italia a invaderci di pagode e draghi». Ancora: «Sarà anche vero che i cinesi non digeriscono i formaggi, ma magari il 2 per cento di loro lo mangia, e fate voi due conti su 1 miliardi 344 milioni di abitanti che popolano la Repubblica Popolare». Per l’Irene Pivetti versione 2014 la Cina è vicina. Ormai più che la Lega («da allora Bossi non l’ho più visto») e la politica («sono contenta di esserne uscita, quante me ne hanno detto dietro»). Partita col senatur sta approdando a Renzi: «Si sta prendendo molti rischi, ma se fa bene fa bene all’Italia».

di Giorgio Ponziano Twitter: @gponziano