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 2014  aprile 05 Sabato calendario

COME SI ESCE DALL’ANGOLO


Che resterà, o meglio, che cosa sarà, della Cir post-Sorgenia? Se, come sembra, il gruppo energetico fondato nel 1999 e ora schiacciato da un debito insostenibile (vedere tabella in pagina), passando dalla 182-bis finirà in mano alle banche (Mps, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Ubi Banca, Banco Popolare e Bpm) che stanno definendo i dettagli del progetto di conversione dei 600 milioni di manovra finanziaria complessiva (solo uno dei 21 istituti esposti venerdì 4 non ha firmato il documento), lasciando le briciole alla holding della famiglia De Benedetti, quest’ultima dovrà in qualche modo reinventarsi.
Ancora una volta.

Ripartendo dopo la terza dolorosa sconfitta subita in quasi 40 anni di attività economico-industriale.

Perché Sorgenia, che fino al 2011 era il fiore all’occhiello di Cir rappresentando più della metà del fatturato consolidato e la grande sfida ai colossi dell’energia, può essere annoverata alla stregua degli altri due grandi insuccessi che hanno costellato la carriera di Carlo De Benedetti - formalmente fuori dai giochi dal 2009 e fuori pure dall’azionariato dell’accomandita di famiglia e operativo solo con la quotata ma sonnolente M&C e la Romed - dopo la sberla ricevuta in Belgio (1998) nel tentativo di conquistare la Sgb e la caduta della Olivetti (seconda metà degli anni Novanta). Cadute alle quali hanno fatto seguito errori strategici di minor impatto ma emblematici come la start-up CirLab nata nel 1999 in piena bolla della new economy e chiusa pochi anni dopo, l’attività di gestione dei crediti in sofferenza Jupiter rilevata da Iccrea Banca e rivenduta al Cerved e il business del credito al consumo di Ktesios pagato 100 milioni (per il 50%) e finito in liquidazione.

E ora che tocca ai figli dell’Ingegnere - Rodolfo, da tempo in prima linea come erede prescelto nella gestione di Cir; Marco, dedicatosi prima alle tlc (Telecom Italia) e poi al private equity (Carlyle); ed Edoardo, medico in Svizzera - rappresentare l’azionista di riferimento, sarà fondamentale capire quale svolta vorranno imprimere alla holding.

Fermo restando che la crisi di Sorgenia è deflagrata alla massima potenza proprio l’anno scorso quando, forse per uno scherzo del destino, la Corte di Cassazione ha sancito la definitiva vittoria da 564 milioni nel Lodo Mondadori nei confronti del grande nemico di sempre, Silvio Berlusconi. Ed è proprio questa rilevante massa di liquidità che permette a Cir di dormire sonni più tranquilli di tanti altri operatori industriali del mercato e di Piazza Affari. Anche se va detto che dalla cifra incassata, come reso noto dalla holding quotata, una discreta fetta finirà al Fisco: dalla posizione finanziaria netta al 30 settembre scorso della capogruppo, 542 milioni, vanno sottratti i 180 milioni che prossimamente saranno sborsati a titolo di tasse. Perciò la cassa netta ammonterà a 360 milioni. Senza scordare il bond in circolazione da 259 milioni che la finanziaria ha già fatto sapere di essere «pronta, se le sarà richiesto, a rimborsare in anticipo» rispetto alla scadenza, il 2029.

I De Benedetti partono da tre certezze chiamate Sogefi (componentistica), L’Espresso (editoria) e Kos (sanità) che crescono, sono in utile e garantiscono credito internazionale. La società big mondiale nella progettazione di sistemi di filtrazione e sistemi motori rappresenta il 30% del giro d’affari consolidato della holding e si sta sviluppando nel Far East e nelle Americhe. È probabile che Cir sosterrà la crescita della società guidata dall’ad Guglielmo Fiocchi che passerà anche per aggregazioni con altri player italiani o stranieri dell’automotive . Ma resta pure sempre un business che va avanti con le proprie gambe e alquanto old economy.

Così come maturo e consolidato è il business de L’Espresso. Risanata a partire dal 2008 dall’ad Monica Mondardini, promossa a guida operativa di Cir proprio per i risultati raggiunti negli anni della peggior crisi che il settore abbia mai vissuto, la casa editrice può puntare sull’ammiraglia Repubblica, sul relativo sito web più navigato d’Italia, sulla capacità d’innovazione e di anticipazione dei trend di mercato e sulla forza del polo radiofonico Deejay-Capital-m2o.

Infine, c’è Kos, leader nel settore delle residenze sanitarie che l’ano scorso ha fatturato quasi 350 milioni e sta crescendo in India e Uk.

La prima, vera grande incognita che i tre fratelli dovranno probabilmente affrontare nei prossimi mesi sarà il rimpasto del management di Cir. Da settimane sulla stampa tiene banco l’ipotesi che Mondardini sia pronta a fare il grande salto e passare alla guida di Poste. Se così fosse - ma non è detta l’ultima parola - la perdita sarà rilevante e l’effetto impattante. Detto ciò è certo che Cir voglia tornare a investire e a scommettere in nuovi business magari dal respiro sempre più internazionale e di nuova generazione.


di Andrea Montanari