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 2014  aprile 07 Lunedì calendario

LE SPIE TORNANO A BERLINO

I primi 170 spioni hanno già varcato i cancelli della nuova sede federale del servizio segreto tedesco, enorme complesso appena terminato nella zona settentrionale del quartiere Mitte. Una costruzione per nulla discreta, come l’attività dei suoi impiegati richiederebbe, che salta come un pugno nell’occhio: 5.200 stanze, il più grande edificio realizzato in Germania dalla fine della guerra, tirato su nell’area prima occupata da un campo di addestramento e noto ai tempi della Ddr come «stadio della gioventù mondiale».
È costato 912 milioni di euro, portandosi appresso critiche furiose per la continua esplosione dei costi e per qualche panna imbarazzante per un servizio di sicurezza, come la sottrazione dei piani architettonici da parte di ignoti durante la fase di costruzione.
I primi 170 impiegati sono l’avanguardia dei 4.500 addetti che entro il 2016 lavoreranno a pieno ritmo per garantire la sicurezza nazionale e dei 6.500 previsti nella successiva fase di piena operatività: un gigantesco trasloco dall’attuale sede centrale di Pullach, a due passi da Monaco, paragonabile solo a quello di politici e parlamentari che si svolse da Bonn a Berlino alla fine degli Anni 90.
Quest’area di Mitte finora un po’ isolata, confinante con il vecchio quartiere operaio di Wedding, non molto distante da dove un tempo correva il Muro di Berlino, pullulerà gradualmente di uomini teoricamente in incognito. Gli abitanti sono divisi tra il fascino e il timore verso il mistero e la preoccupazione per l’aumento degli affitti, anche se chi la casa la possiede ha già provveduto a sistemare i nuovi inquilini a prezzi molto più alti rispetto a qualche anno fa. Nel frattempo sono spuntati come funghi bar e ristoranti, alcuni con nomi piuttosto espliciti (c’è un Caffè 007) e la speranza di fare il pieno di clienti.
Berlino come capitale degli spioni non è però una novità. Negli anni della Guerra fredda, la città divisa dal Muro pullulava di agenti di tutti i servizi del mondo, romanzieri come John Le Carré, Philip Kerr e Len Deighton ne hanno fatto lo scenario ideale della loro fortuna di novellisti di spy stories, sul Glienicker Brücke, il ponte che collega Berlino con Potsdam, si sono compiuti gli scambi più spettacolari fra spie della Nato e del Patto di Varsavia. E solo ai tempi della Stasi, la Ddr poteva contare su una media di uno spione ogni 180 abitanti. Con l’aumento della tecnologia il lavoro ha perso buona parte del suo romanticismo, ma essere sul luogo perfetto ha sempre un suo valore.
«Lo spionaggio viene perseguito in maniera intensa esattamente come 30 anni fa», ha detto al bisettimanale Zitty il presidente dell’Ufficio federale per la salvaguardia della Costituzione Hans-Georg Maaßen, «e Berlino è, oggi come ieri, la capitale degli agenti segreti». Per chi avesse ancora dei dubbi, basterebbe dare un’occhiata alla messe di dispacci svelati da Wikileaks ed Edward Snowden.
L’illusione che la caduta del Muro si sarebbe portata via anche l’immensa truppa degli informatori è naufragata presto, l’ascesa della Germania riunificata come potenza economica globale ha anzi attirato agenti di nuovo tipo: quelli interessati allo spionaggio industriale, brevetti tecnologici, innovazioni imprenditoriali, segreti d’azienda, strategie energetiche.
La città è zeppa di funzionari d’ambasciata, giornalisti, manager che agiscono sotto copertura circumnavigando come lobbisti qualsiasi i palazzi della politica, delle associazioni imprenditoriali e delle fondazioni. I cinesi si affidano agli studenti universitari ospitati nelle facoltà tedesche, gli arabi ad agenti che sorvegliano l’attivismo dei gruppi di opposizione ai propri regimi, gli americani e i britannici hanno posizionato sofisticati strumenti di ascolto nei sottotetti delle loro ambasciate (notizia rivelata da Snowden, ufficialmente sempre smentita ma con qualche imbarazzo). Ma a farla da padrone sono sempre i russi, forti della tradizionale presenza sul territorio cittadino: «Una struttura professionale e molto ben articolata», hanno confermato ambienti del contro-spionaggio tedesco.
Il gigantesco palazzo del Mitte serve anche a ricollocare nel cuore di Berlino l’intero apparato di informazione per la sicurezza tedesca. Non sarà un bunker (anche se dall’esterno ne ha tutte le apparenze), anzi l’idea è di avvicinare la struttura ai cittadini organizzando visite guidate nel centro di informazione realizzato all’interno. Ma nella capitale delle spie sarà possibile scoprire i segreti più scottanti nel nuovo Spymuseum di prossima apertura sulla Leipziger Platz, dove all’ingresso già campeggia una famosa frase di Napoleone: «Uno spione al posto giusto vale più di 20 mila soldati sul campo». E Berlino sembra essere ancor oggi quel posto giusto.