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 2014  aprile 05 Sabato calendario

SPOT, TWEET E VECCHI TRUCCHI IL BLOG DI GRILLO VALE MILIONI


I blog sono spesso una fonte di profitto per i loro gestori, la maggior parte di essi contiene annunci pubblicitari e per quelli con almeno l00mila visitatori unici mensili i ricavi sono superiori ai 75mila dollari all’anno». Cosi Gianroberto Casaleggio nel 2008, quando la rete era certamente meno diffusa di oggi, e gli utenti, conseguentemente, molti di meno. Come sappiamo Casaleggio è il gestore del blog di Beppe Grillo, e sappiamo da quest’ultimo – 13 aprile 2011 – che «il blog fa male ai giornali e anche ai loro editori. Cinque milioni e duecentomila visite al mese non possono essere tollerate».
Dati, si dirà, poco recenti. È vero. Lui stesso, nell’intervista con Enrico Montana ha parlato di 5-600mila visite al giorno. Che fanno dai 15 ai 18 milioni di visite al mese. Volendo, potremmo quindi moltiplicare quei 75mila dollari annuali per 200 volte e teoricamente dovremmo avere i guadagni pubblicitari del blog, semplicemente acquisendo come fonti le loro affermazioni.

UN BLOG IN PERDITA?
Casaleggio nel 2013 ha affermato: «Il blog di Grillo è in perdita. Le perdite del blog sono state sempre coperte da noi». Non è molto chiaro come da punto di vista logico, amministrativo e fiscale sia possibile che la Casaleggio Associati vada a coprire le perdite di un sito che non è di sua proprietà, ma lasciamo il tema ai contratti privati tra loro intercorrenti. Interviene Beppe Grillo, nello stesso anno: «Col blog siamo in pari, ci costa sui duecentomila euro l’anno, li copriamo con la pubblicità, ci sono tre persone che ci lavorano a tempo pieno». Sempre nell’intervista a Mentana – la più recente, visto che nell’ultimo anno le cifre sono variate a ogni comizio – Grillo ha affermato che i server costerebbero 250mila euro l’anno.
Lorenzo Mannella il 23 maggio 2013 per Wired ha fatto un’analisi di massima: «Considerati tutti i se e tutti i ma, i costi annui di beppegrillo.it potrebbero oscillare tra i mille (due server base) e gli 8mila euro (due server pro), iva esclusa». Questi i costi dei server. E aggiunge: «A questi vanno aggiunti i costi per grandi volumi di traffico Internet, i servizi extra, la consulenza di almeno un sistemista e lo stipendio dello staff editoriale per un totale di qualche decina di migliaia di euro annui». Cifre che, anche sommate, sono decisamente lontane dai 250mila euro «solo per i server».
Veniamo ai ricavi. Qui la base di partenza è il calcolo fatto all’inizio, che oscillerebbe tra i 7,5 e i 15 milioni di dollari all’anno. Qualcuno però potrebbe dire che Grillo si è sbagliato, che i 600mila non sono visitatori unici, ma il numero di pagine viste, e quindi il numero andrebbe diviso per 2.09 (ovvero il numero di pagine medio per visitatore almeno per come rilevato da Alexa). Dimezzando quindi il tutto la base è tra i 3,8 e i 7,5 milioni di dollari annuali. Sempre a sentire Casaleggio.
Poi però ci sono gli ebook di Grillo. C’è la partnership con Amazon, che prevede royalty per ogni acquisto effettuato da utenti provenienti dal blog. Ci sono infine le campagne dirette, con costi che variano dai 5 ai 15mila euro.

FARE SOLDI CON GOOGLE
Se però consideriamo come prevalente la pubblicità di GoogleAdSense possiamo fare un calcolo che spiega bene le cifre di cui abbiamo parlato. 600mila visitatori che visionano circa 1,3 milioni di pagine, con una media di 6 inserzioni a pagina, generano non meno di 7,5 milioni di impression al giorno che al valore di un dollaro ogni l0mila «effettivi», da soli, fanno la ragguardevole cifra di 2,75 milioni di dollari all’anno. A questi vanno sommati i clic, stimati di norma in 1 ogni mille utenti unici, ovvero circa 240mila all’anno. Qui il calcolo si complica, perché i 240mila vanno moltiplicati per «il valore» (ovvero il prezzo) stabilito con l’inserzionista.
Secondo il Corriere della Sera (21 maggio 2013) «i prezzi per clic per un annuncio su una pagina del sito sono tra quelli più alti praticati in Italia». Il calcolo si basa su alcune simulazioni effettuate immaginando di essere un inserzionista con un determinato budget e incrociando le offerte proposte dal Google Adsense. Si va da 1,31 a 2,43 euro a clic (quest’ultima cifra è quanto risulta a Davide Casati di Panorama a marzo 2013). In sintesi parliamo di almeno un altro mezzo milione di dollari. Sulla base di questi elementi, e delle percentuali retrocesse al titolare del sito da parte di Google, il Sole 24 ore ha affermato che «i ricavi oscillano tra i 5 e i 10 milioni di euro l’anno».
Tutto questo senza considerare che i volumi di traffico di Grillo lo collocano in una fascia più alta in termini di remunerazione da parte di GoogleAdSense rispetto ai normali publisher, e quindi tutto il calcolo fin qui condotto andrebbe rivalutato ulteriormente a rialzo. Se però non avessimo affinità con la matematica, potremmo fermarci a qualche paragone. Il Blog di Grillo – da solo – ha volumi di traffico pari a circa la metà di Repubblica.it o Corriere della Sera. Entrambi questi portali (con centinaia di articoli pubblicati e di dipendenti) raccolgono online tra i 50 e i 70 milioni di euro di pubblicità.
Il circuito non si limita al blog. Il 22 maggio 2013 abbiamo descritto quello messo in rete dalla Casaleggio Associati come un «network ambientale». In un articolo del 13 giugno Massimo Mantellini ha descritto in modo molto chiaro il «web marketing di Grillo», in particolare sull’uso dei socialnetwork. «È un po’ di tempo che Beppe Grillo ha iniziato ad utilizzare Twitter in maniera piuttosto originale. Grillo scrive un tweet di una riga dai toni urgenti e sulla cui natura non fornisce alcuna informazione. I followers si preoccupano e cliccano il link. Il link porta a TzeTze, aggregatore di notizie di Grillo e Casaleggio (discretamente imballonato di pubblicità come il blog di Grillo stesso) dove però si scopre che la notizia non c’è. Il follower sempre più in ambascia viene esortato a cliccare un nuovo link che conduce ad un altro sito web, cadoinpiedi.it, sito di giornalismo partecipativo di Chiare Lettere (l’editore dei libri di Grillo e di Travaglio), socia de Il Fatto Quotidiano e (all’epoca ndr) legata a Casaleggio Associati, dove finalmente può raggiungere la notizia vera e propria e dove si scopre che la notizia (una notizia piuttosto marginale per altro) è un tweet. Un semplice tweet che Grillo avrebbe potuto tranquillamente citare nel suo tweet iniziale». Un meccanismo che, portato a sistema, moltiplica – tra tutti i siti coinvolti – almeno per due, se non per tre, il traffico pubblicitario complessivo generato. Così come il continuo rimando, rilancio, relink all’interno del «network ambientale complessivo», genera traffico, autorevolezza delle informazioni e soprattutto tanta pubblicità.
Come si sa Google Adsense paga il titolare dell’account, sul conto che decide il titolare, che non è pubblico né dichiarato in alcun modo. E qualsiasi cosa possa dire la Casaleggio o Grillo in proposito, semplicemente, ci dovremmo fidare. Un po’ poco per Grillo che invita a non fidarsi di nessuno e richiama – sempre gli altri – alla trasparenza e a mostrare gli scontrini.