Giorgio Ursicino, Il Messaggero 7/4/2014, 7 aprile 2014
LE SIGNORE IN CIMA AL MONDO
TENDENZE
Mentre da noi si discute sulle quote rosa nella nuova riforma elettorale, le signore hanno iniziato il 2014 alla grande nel resto del mondo. Alcune di loro, infatti, sono andate ad occupare poltrone importanti, posizioni finora sempre riservate agli uomini. Se la femme più potente del pianeta resta senza dubbio Angela Merkel, riconfermata per la terza volta alla guida della Germania (che a sua volta guida l’Europa...), nello strategico settore automotive è stato affidato il volante di uno dei giganti globali ad un rappresentante del gentil sesso. Chiaramente non era mai accaduto.
IL PERSONAGGIO
Da metà gennaio al vertice della GM la più grande azienda americana del settore (tuttora in lotta per la leadership mondiale) c’è Mary Teresa Barra, un ingegnere americano di 52 anni nato a Waterfront in Michigan nel giorno della vigilia di Natale del 1961. Alla nascita Mary Teresa si chiamava Makela e aveva il Dna della General Motor nel sangue: il papà, infatti, ha lavorato per 39 anni alla Pontiac, uno dei numerosi brand (un tempo, ora quelli operativi sono rimasti in pochi) del colosso GM. La Barra, ovviamente, ha studiato al General Motors Institute (ora si chiama Kettering University) dove è diventata ingegnere elettronico. Entrò in azienda quando era teenager, sempre dalla porta della Pontiac e, mentre faceva carriera ricoprendo via via ruoli diversi e sempre più importanti, sempre grazie alla sua azienda, ha continuato a studiare, ottenendo un MBA a Stanford.
IL PRIMATO
Mary Barra non è certo la prima donna (e nemmeno l’unica) alla guida delle grandi multinazionali, ma è la prima del settore automotive abitualmente abbastanza maschilista. A quanto pare, però, al comando di quella più importante poiché la GM occupa tuttora la settima posizione nella classifica delle più grandi corporation del pianeta (oltre 200 mila dipendenti e più di 150 miliardi di dollari di ricavi nel 2013). Per trovare altri amministratori delegati donne (in ogni caso un’anomalia rispetto allo scenario italiano dove diventano merce rara quando i fatturati salgono) bisogna scendere al 15° posto della Hewlett-Packard guidata da Meg Whitman, al 20° della IBM il cui Ceo è Virginia Romethy, al 27° della Archer Daniels Midland condotta da Patricia Woertz, al 43° della Pepsi Cola guidata da Indra Nooyl, al 59° della Lockheed Martin diretta da Marilyn Hewson (pare sia molto arrabbiata con il premier Renzi e con la ministra Pinotti che non vogliono più pagargli gli F35...), al 72° della DuPont di Ellen Kullman, all’88° della Mondelez International affidata a Irene Rosenfeld e al 98° della General Dynamics di Phebe Novakovic.
ORGANISMI MONETARI
Ma ci sono signore ben più “potenti” (almeno secondo un’altra classifica sempre di Forbes). In questo momento sono ai vertici del settore monetario poiché l’avvocato francese (è stata più volte ministro per l’Eliseo) Christine Madeleine Odette Lagarde (58 anni) è “Direttore Operativo” (quindi il numero uno) del Fondo Monetario Internazionale dove nel 2011 (28 giugno) ha preso il posto del discusso connazionale Dominique Strauss-Kahn finito in quel momento nella carceri di New York per la storia della cameriera dell’Hotel. Proprio in questo inizio del 2014 ad un’altra signora sono state affidate le chiavi di una cassaforte zeppa di denaro. La più anziana Janet Louise Yellen (ha 10 anni più della Lagarde) ha preso il posto (il 3 febbraio) di Ben Bernanke (dopo esserne stata per 4 anni il vice) diventando il 15° “capo” della Federal Reserve.
RUOLI NODALI
Recentemente altre donne hanno ricevuto incarichi importanti (spesso dall’altra parte dell’Atlantico o almeno nel mondo anglosassone). Non tutte sono Ceo (più o meno il corrispettivo del nostro amministratore delegato), qualcuna è anche Coo (quindi direttore generale). Nell’agosto del 2013 Sheryl Kara Sandberg è stata nominata Coo è di Facebook da Zuckerberg (è lui il Ceo). La signora nata a Miami è giovane (45 anni), prima ha lavorato per Google e l’MBA lo ha preso ad Harvard. Rimanendo nel campo “social” è da poco (lo scorso dicembre) entrata nel consiglio di amministrazione di Twitter Marjorie Scardino, una ex giornalista poi diventata super manager, già Ceo di Pearson Group, l’azienda che controlla il 100% del Financial Times e il 50% dell’Economist. Da poche settimane anche a Londra hanno infranto una storica tradizione che penalizzava un po’ le signore: dopo 325 dalla fondazione, è stata per la prima volta dominata una donna (Inga Beale, 50 anni) ai vertici dei Lloyd’s. Mica poco: fino al 1973 mai nessuna dipendente era potuta entrare nel piano dove si svolgono le trattative importanti e fino al 1980 le signore non potevano indossare i pantaloni al lavoro.
RIVOLUZIONE
Ma la vera notizia rivoluzionaria arriva dal Giappone, un paese storicamente in mano agli uomini (le parlamentari sono solo l’8%). Chie Shimpo, 48 anni (anche lei come la Barra MBA a Stanford, forse si conoscono), laureata nella prestigiosa università privata Waseda (dove ha studiato anche David Terai, il capo progettista della nuova Toyota Aygo) è dal primo aprile direttore generale della Nomura Trust and Banking, la divisione bancaria della Nomura Holding, la più grande casa di brokeraggio nipponica. Sembra che da quando è arrivata a Tokyo come ambasciatrice Usa Caroline Kennedy, figlia del presidente JFK, il premier Abe abbia deciso di accelerare con le quote rosa sempre molto basse.
Di donne importanti nel settore automotive (non come la Barra) ce ne sono già. Ferdinand Piech, il grande artefice della crescita Volkswagen, ha voluto nel potente Consiglio di Sorveglianza del gigante di Wolfsburg la moglie Ursula ed è una signora (Barb Samardzich) il numero due (Coo) di Ford Emea (Europa, Africa, Medio Oriente).
STRATEGHE
Anche una manager italiana ha nei giorni scorsi ottenuto un importante incarico all’interno del mondo Ford: Elena Cortesi (già in Ford Italia e poi in Ford Europa) è stata chiamata a Dearborn nel quartier generale della Corporation per ricoprire il ruolo di Corporate Communication mondiale dell’Ovale Blu. Elena, che ha costruito la strategia digitale di Ford Europa sui social media, è già stata premiata con il prestigioso Eurostar Award come “Best Social Media Executive” europeo del settore auto. La nomina della Barra ha fatto rapidamente il giro del mondo, ma non è certo stata una sorpresa, la manager era fra i candidati per la successione di Dan Akerson che guidava il gigante da dopo la rinascita del 2008. L’ingegner Barra era il numero due di fatto, aveva già la responsabilità dello sviluppo globale di tutti i veicoli GM, degli acquisti e dei rapporti con i fornitori. In corsa con lei c’erano il giovane (41 anni) direttore finanziario e ora Presidente di GM Dan Ammann e Mark Reuss che si occupava del Nord America e prenderà il posto proprio della Barra. L’inizio per Mary non è stato facile, è subito scoppiata la polemica per i mancati richiami di alcune vetture GM con alcuni difetti al blocchetto di accensione che avrebbero provocato delle vittime.
Lei si è comportata da signora. Nei giorni scorsi ha chiesto pubblicamente scusa davanti a una Commissione del Congresso degli Stati Uniti, ha ammesso le colpe dell’azienda e si è mostrata molto colpita. Poi è intervenuta cambiando la struttura e creando una posizione che si occupa di questi aspetti e riporta direttamente a lei: «Sono dispiaciuta e colpita, ci prenderemo tutte le responsabilità e faremo la cosa giusta. Questi errori ci aiuteranno ad essere migliori».