Sara Settembrino, Il Messaggero 6/4/2014, 6 aprile 2014
VIA IL DIVIETO, ANCHE GLI EXTRACOMUNITARI GUIDERANNO BUS E TRAM
IL CASO
TORINO Dopo 83 anni anche in Italia gli extracomunitari potranno guidare autobus, tram e metropolitane. Una norma obsoleta sancita da un Regio Decreto del 1931, in pieno regime fascista, stabiliva infatti che solo chi era in possesso della cittadinanza italiana potesse assolvere al delicato lavoro di trasportare i propri connazionali in giro per le città.
I RICORSI
Da oggi, con l’entrata in vigore di un decreto che recepisce alcune indicazioni di una direttiva europea del 2011, quella norma decade. Una bella soddisfazione per l’Associazione Studi Giuridici sull’immigrazione (Asgi) che in questi anni ha seguito, e vinto, i ricorsi di alcuni extracomunitari a cui era stato impossibile partecipare a selezioni per un lavoro in aziende di trasporto pubblico. I casi avevano riguardato principalmente le aziende di due grandi città del nord: Milano e Torino. Nel capoluogo lombardo era il 2009 quando Mohamed Hailoua, marocchino di diciotto anni, regolarmente residente e diplomato in una scuola professionale per elettricisti, aveva tentato di candidarsi come operaio al reparto manutenzione dell’Atm. Ma l’azienda rispose, citando il decreto del ’31, che occorreva la cittadinanza italiana. Non solo. In una memoria difensiva l’azienda di trasporto milanese sottolineò che non sarebbe stato opportuno che un marocchino svolgesse un servizio «particolarmente esposto al rischio di attentati».
LE CONDANNE
Il tribunale di Milano la pensò però diversamente così come avvenne nel capoluogo piemontese dove con una sentenza dell’anno scorso il giudice ha riconosciuto «il carattere discriminatorio del comportamento» del Gruppo torinese trasporti (Gtt). Nel 2010 Gtt aveva infatti negato a un congolese, che allora viveva in Italia da sette anni con lo status di rifugiato, di partecipare a un bando per la selezione di autisti. Il paradosso era che in quel caso il tabù del Regio decreto era già stato nei fatti superato dall’ammissione al concorso di cittadini stranieri, purché “comunitari”. Il tribunale ha condannato Gtt al pagamento delle spese legali, circa duemila euro, ma non ha riconosciuto al ricorrente alcun risarcimento.
LE NOVITÀ
Ora nessuna azienda di trasporto pubblico potrà più dire un no a uno straniero regolare che chieda di partecipare a una selezione per un lavoro. «Siamo molto soddisfatti che questa norma discriminatoria sia finalmente stata superata» commenta l’avvocato Alessandro Maiorca dell’Asgi che insieme al collega Massimo Pastore ha assistito l’aspirante autista nella causa contro Gtt. La battaglia contro la discriminazione legale è però ancora lunga. «Chiediamo che la parità di accesso sia estesa a tutto il mondo del lavoro» sottolinea l’avvocato Alberto Guariso dell’Asgi, che aveva assistito Mohamed a Milano. Gli fa eco l’avvocato Maiora che parla di «una vittoria di Pirro» puntando il dito contro un recepimento “mutilato” nel nostro paese della direttiva europea. «Quel testo - spiega il legale - contiene indicazioni molto più ampie sulla parità di trattamento degli extracomunitari negli stati membri per quanto riguarda diversi settori, dal lavoro all’assistenza sociale, all’abitazione. Ma di queste cose nel decreto non si parla».
LE REAZIONI
Secondo l’Asgi infatti l’Italia si sarebbe dovuta adeguare anche su tutta una serie di normative che, ad esempio nel welfare, contengono clausole di esclusione degli extracomunitati come l’assegno sociale, l’assegno dell’Inps per i nuclei familiari numerosi, la maternità comunale o la carta acquisti. Non avendolo fatto il rischio per l’Italia è di incorrere in possibili procedure di infrazione del diritto Ue. E visto che la direttiva europea è molto dettagliata secondo il legale dell’Asgi «i cittadini possono evocarla ed è verosimile che aumenteranno i contenziosi» avverte.