Camillo Langone, Il Giornale 6/4/2014, 6 aprile 2014
SE ESSERE CONTRO LE NOZZE OMO FA PERDERE IL POSTO
SE ESSERE CONTRO LE NOZZE OMO FA PERDERE IL POSTO –
Mozilla come Barilla. L’autunno scorso Guido Barilla ha dovuto prodursi in un’umiliante retromarcia dopo aver detto, alla radio: «A noi piace la famiglia tradizionale». Identificando col famigerato aggettivo la famiglia basata sul matrimonio di un uomo e di una donna: un concetto ovvio dall’alba della civiltà ma che da qualche tempo è pericoloso palesare e forse addirittura pensare. Adesso è primavera però dal punto di vista della libertà di espressione la stagione è ancora più grigia e così Brendan Eich, il capo di Mozilla che a dispetto del nome da mostro giapponese è una grossa azienda dell’informatica americana, ha dovuto dimettersi per una colpa analoga. Ma cos’ha fatto di preciso? Nel 2008 aveva donato 1.000 dollari al comitato per il referendum californiano contro le nozze omosessuali. Tutto qui. Non dichiarazioni pubbliche, non discriminazioni sul luogo di lavoro: solo un vecchio contributo a un vecchio comitato nell’ambito di una normale dialettica democratica. Ma la nuova inquisizione omosessualista non prevede prescrizione, né attenuanti per la modestia dell’impegno (che cosa sono 1.000 dollari per un megadirigente di Silicon Valley?), né il fatto che quel referendum venne vinto dai sostenitori della famiglia naturale, o tradizionale per dirla alla Barilla, e che pertanto la maggioranza dei cittadini la pensava proprio come Eich. Il pensiero unico considera la democrazia un dettaglio obsoleto e ha dato mandato al suo braccio secolare, ossia internet, di scatenare un vero e proprio linciaggio al grido di «Dagli all’omofobo!», il corrispettivo contemporaneo del manzoniano «Dagli all’untore!». Dopo pochi giorni Eich ha dovuto gettare la spugna, affinché l’azienda non naufragasse in un mare di boicottaggi.
Definire assurde queste vicende è insufficiente e riduttivo. È come se a metà Ottocento si fosse definito assurdo «Il manifesto del partito comunista» o negli anni Venti il «Mein kampf»: certo, in quei testi circolava della follia ma era una follia che sarebbe stato meglio non prendere sottogamba. Le ideologie totalitarie vanno combattute subito, appena si manifestano, perché altrimenti prendono il sopravvento approfittando della naturale tendenza dell’uomo al conformismo e al quieto vivere, e addio libertà. Forse con l’omosessualismo siamo al punto di non ritorno: così come il caso-Barilla, anche il caso-Eich non ha suscitato reazioni significative. Segno che già oggi, della libertà di espressione, non gliene frega niente a nessuno.