Alessandro Merli, Il Sole 24 Ore 6/4/2014, 6 aprile 2014
CARTOLARIZZAZIONI PRIMA OPZIONE BCE
Le dichiarazioni del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, prima, e di quello della Banca centrale europea. Mario Draghi, poi, sulla possibilità che la Bce usi acquisti di titoli, pubblici e privati, per combattere il pericolo di una prolungata inflazione bassa hanno attizzato la speculazione di mercato su come questi interventi potrebbero avvenire. Anche se la prospettiva di un "quantitative easing", come ha ribadito ieri a Cernobbio il vicepresidente della Bce, Vitor Constancio, non è imminente. E i banchieri centrali preferirebbero evitarla, se non costretti da un ulteriore calo dell’inflazione.
La scelta più ovvia sarebbe acquistare titoli del debito pubblico, un enorme mercato, molto liquido, in grado di supportare senza eccessive distorsioni anche operazioni per mille miliardi di euro, la cifra di cui si è parlato in questi giorni a titolo di simulazione. Un programma di questo genere riporterebbe il bilancio della Bce sopra i 3mila miliardi di euro, vicino al picco toccato nella fase acuta della crisi. La principale incognita sarebbe come ripartire gli acquisti: evitando di concentrarsi solo sui Paesi in difficoltà, la Bce potrebbe comprare titoli sulla base del prodotto interno lordo dei diversi Paesi, o della suddivisione del capitale della Bce stessa. Nell’uno e nell’altro caso, gli acquisti maggiori si concentrerebbero sul debito dei Paesi meno rischiosi, ovviando in parte alla critica secondo cui i Paesi "virtuosi" sussidierebbero quelli in difficoltà. Tuttavia, i dubbi legali, derivanti dal divieto di monetizzare i deficit, non sarebbero del tutto risolti, anche se sono minori che nel caso del piano Omt impugnato alla Corte costituzionale tedesca. Un’altra causa in quella sede appare inevitabile. Weidmann ha osservato che tali questioni non scompaiono solo perché viene acquistato anche debito di Germania o Francia.
Il presidente della Bundesbank e lo stesso Draghi hanno espresso più o meno esplicitamente la loro preferenza per l’acquisto di titoli privati. In questo caso, il problema è quello delle dimensioni del mercato. Secondo la Bri, solo il 6,5% di tutto il debito esistente nell’eurozona è emesso da imprese non finanziarie. La Bce è peraltro riluttante a prendersi in carico il rischio di obbligazioni societarie.
Draghi ha insistito molto sulla possibilità di rilanciare il mercato delle cartolarizzazioni (Abs), soprattutto quelle legate a prestiti alle piccole e medie imprese. Ciò richiederebbe tuttavia un cambiamento dei requisiti patrimoniali, che al momento rendono queste operazioni non convenienti per le banche. Il presidente della Bce ha annunciato un’iniziativa imminente con la Banca d’Inghilterra, dato che i tassi d’insolvenza sulle cartolarizzazioni europee (1,1% a partire da metà 2007, contro il 15% negli Stati Uniti) giustificherebbero una riduzione dei requisiti. Le insolvenze (al 5,5%) sono però più alte per gli Abs supportati dai prestiti alle Pmi.
La rinascita delle cartolarizzazioni, accusate di essere uno degli strumenti che hanno aggravato la crisi finanziaria globale, potrebbe mitigare la stretta creditizia tuttora in corso (anche a febbraio il credito alle imprese si è contratto del 3%) in quattro modi, secondo un’analisi di Goldman Sachs: fornire alle banche le risorse per raccogliere fondi direttamente dagli investitori; liberare capitale delle banche per maggiori impieghi; offrire agli investitori un’esposizione diversificata al credito e sviluppare un sistema maggiormente basato sui mercati dei capitali, una differenza rispetto agli Stati Uniti sottolineata anche da Draghi. Resta il problema degli importi, assolutamente inadeguati ad avere un impatto significativo. Le emissioni di Abs legati ai prestiti alle Pmi sono state di 19 miliardi di euro nel 2013 e anche al picco del 2011 arrivavano appena a 60 miliardi. Gli Abs complessivamente in circolazione sono 716 miliardi di euro, di cui 300 già dati in garanzia alla Bce. Fare il Qe escludendo gli acquisti di debito pubblico appare un’impresa ardua.