Enzo Biagi, il Fatto Quotidiano 6/4/2014, 6 aprile 2014
“IO COME GESÙ: LA CAMORRA È IL MIO IDEALE”
[Raffaele Cutolo]
Signor Cutolo quanti anni ha passato in carcere?
Ho perso il conto, credo che siano ventitrè, oltre la metà dei miei anni.
La prigione ha cambiato qualche cosa in lei?
Io sono sempre lo stesso e ho sempre le stesse idee. Più passa il tempo e più mi convinco che in Italia si stava meglio quando si stava peggio.
Ci sono state nove perizie che hanno detto che lei non è normale e questo l’ha agevolata nella detenzione. È vero quello che dicono le perizie?
No, non sono pazzo. Se poi avere le mie idee significa essere pazzo, allora lo sono. A tutti i grandi dicono che sono pazzi.
Lei si identifica con Gesù, con Buddha, Maometto, che cos’ha in comune con questi personaggi?
Abbiamo in comune gli stessi ideali. Gesù era un grandissimo uomo a quell’epoca.
A quell’epoca? Adesso come sarebbe?
Adesso è come tanti altri. Gesù ha saputo soffrire e a un certo punto non ce la faceva più e ha voluto morire sulla croce.
Lei ha previsto la sua morte a quarantanove anni, quanto ne mancherebbero?
Ancora cinque.
Ha qualche altra profezia da raccontare?
Avevo previsto l’uscita di falsi pentiti, come poi è accaduto.
Poi ha previsto anche un’eruzione del Vesuvio?
Sì.
Ha ancora altre previsioni?
Sì. Dottor Biagi avrei tante cose da raccontarle ma dovremmo parlarne più tranquillamente, come lei sa non mi daranno il permesso.
Signor Cutolo io non lo so. Accontentiamoci per ora di questa intervista. Si presume che lei sia un uomo ricco, possiede un Castello Mediceo, pagato 270 milioni, con trecentocinquanta stanze, è vero?
Tutte fesserie raccontate dalla stampa. Ero ricco vent’anni fa, poi i soldi li ho regalati.
La sua fortuna da che cosa è nata?
Non è vero, nessuna fortuna.
Beh, avere un castello con trecentocinquanta stanze …
Quel castello non è mio: tutta una leggenda. Nel castello ci sono solo nato.
Quindi lei è nato fortunato.
No. Sono orgoglioso di essere figlio di contadini. Come lei mi insegna, noi che siamo nati da famiglie umili mangiamo il pane del dolore.
Mi scusi, ma io non ho nulla da insegnare. Lei perché ha detto che vuole morire a quarantanove anni?
Perché qui nel carcere non se ne può più, e più si va avanti la vita puzza. Più si arriva in alto e più puzza.
È una sua frase o gliel’hanno attribuita: “Dopo aver porto la guancia è lecito ammazzare”.
Sì. È un’interpretazione di quello che ha detto Gesù. Lui ha detto che bisogna porgere l’altra guancia e poi il seguito non lo ha aggiunto, come tante altre cose che non ha detto.
Che cosa ha insegnato a suo figlio, un giovane che oggi ha ventiquattro anni?
Io l’ho tenuto lontano da tante cose per permettergli di farsi una sua strada che porta al lavoro. I giovani devono capire che è meglio lavorare che rubare. Meglio l’amore che l’odio; è più bello perdonare che condannare. Però bisogna insegnarglielo. La società di oggi tutto fa eccetto insegnare queste cose.
Quale è la sua giornata di detenuto?
Scrivo, leggo, penso. Tutto questo in solitudine, che è assurdo. Sopporto tutto con dignità. Mi spiace per mio figlio che è costretto a stare in carcere per colpa di questi falsi pentiti.
Che avvenire augura a suo figlio?
Quello che ogni padre onesto augura al proprio figlio: una vita decente. Come prima cosa di non vederlo qui dentro.
Si dice che durante la sua permanenza in carcere degli affari di famiglia si occupa sua sorella Rosetta. Rosetta è più grande di lei: che parte ha avuto nella sua vita?
Una parte importante. Lei è innocente di tutto ciò che le attribuiscono, da me può essere stata solo plagiata.
Un altro dei suoi pensieri: “I miei fiori preferiti sono le orchidee, ma sovente amo mandare crisantemi”. Ha fatto molte ordinazioni e per chi?
I crisantemi bisogna mandarli al momento giusto. Non nego di averli mandati. Lei mi chiede perché li ho mandati? Quando l’ho fatto per me è stata vera giustizia. Quello che non fa la giustizia.
Signor Cutolo chi è un camorrista?
Diciamo che è un camorrista quello che fa una scelta di vita. Il camorrista è un’etichetta che si dà. Io non l’ho mai detto che c’era questa Nuova Camorra Organizzata. Per me è un partito, è il mio ideale.
Camorra cosa vuol dire?
La disoccupazione. Insegnare ai giovani che è più bello il lavoro. Però bisogna anche trovarglielo. Questo è quello che ho fatto.
Che cosa pensa della droga?
Io sono sempre stato contrario anche con fatti concreti e non solo con belle parole. Ho scritto anche una poesia sulla droga dal titolo: “Polvere bianca”.
Che idea si è fatto dei pentiti e dei vecchi amici Pandico, Barra?
Pandico non è mai stato un amico. I pentiti non esistono. Esistono i falsi pentiti, che sono dei poveretti che sono stati circuiti da questi giovani magistrati che per arrivare al potere gli fanno dire un sacco di cose.
C’è chi la considera un benefattore. Cosa ha fatto per il suo prossimo?
Io ho fatto tanto per gli altri. Ho sempre regalato un sorriso a chi ne aveva bisogno.
Che rapporto ha con Ottaviano, il paese dove è nato?
Io sono orgoglioso di essere nato a Ottaviano che non è un paese di camorra, è un paese di professionisti come tanti altri in Italia.
Avrebbe una ricetta, fuori dagli omaggi floreali, per risolvere i problemi di Napoli?
I politici che ci governano dovrebbero essere più giusti e dovrebbero stare con il cuore in pace se vogliono che anche noi stiamo in pace.
Lei è considerato il mandante di centinaia di omicidi, fra le vittime ci sarebbe anche Francis Turatello, come mai mancano le prove di questi delitti?
È assurdo. I giudici parlano di questa associazione verticistica, la Nuova Camorra Organizzata, con me a capo, ripeto è assurdo. Io ammetto di non essere uno stinco di santo. Ho fatto piangere e ho fatto del male solo a chi voleva farmi piangere e farmi del male.
Certamente lei ha una sua idea della vita, che cos’è?
Innanzitutto di aiutare la povera gente, perché è l’unica maniera per far finire la delinquenza.
E della morte?
La morte si deve accettare e basta.
Chi è per lei un amico?
L’amicizia è la cosa più bella che possa esistere. A un amico si possono confidare tutte le cose della vita. Oggi purtroppo l’amicizia è rara.
E chi è un nemico?
Io rispetto il nemico leale, quello dichiarato, non quelli che fanno gli amici e poi sono invece nemici.
Quale è l’accusa o il gesto che l’offendono di più?
Le calunnie e chi imbocca i pentiti.
Lei è così potente anche in carcere che, grazie al suo intervento, è stato liberato l’assessore regionale Cirillo, sequestrato dalle Brigate rosse.
Anche questa è una fantasia, per nascondere la verità.
Quale è la verità?
Sono in carcere da ventitrè anni come faccio a conoscerla.
C’è qualche tipo di rapporto tra mafia e camorra?
Se lei parla della camorra che attribuiscono a Cutolo, quella non è mai stata camorra. Le ripeto per me è un’ideale di vita. Quello che lei chiama la camorra, o la ‘ndrangheta, o la mafia, sono tutta un’altra cosa. La mafia sta a Roma, la vera camorra sta a Roma, mica qui a Napoli.
Signor Cutolo ha paura di qualcosa?
No, non ho paura di niente.