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 2014  aprile 06 Domenica calendario

L’EX LEADER DI JOBBIK ANTISEMITA PENTITO


Csanad ora si chiama David. E da feroce antisemita e cofondatore del partito ungherese di estrema destra Jobbik - tessera numero 63 -, David Szegedi è diventato dal giorno alla notte un ebreo praticante. Si è fatto circoncidere, mangia kosher e ogni venerdì va in sinagoga con la moglie e i figli.
Ma a volte si sveglia di notte attanagliato dai sensi di colpa, in un bagno di sudore, e rivede i suoi vecchi comizi su YouTube. Pezzi di vita sepolta che è ansioso di farsi perdonare. In cui da giovane promessa di un partito in ascesa se la prendeva con i complotti finanziari internazionali, con Bruxelles, ma soprattutto con gli ebrei, presunti complici dei rom in una de-magiarizzazione del Paese. I campi di concentramento, come da vulgata negazionista, erano per il vicecapo e parlamentare europeo di Jobbik soltanto una favola che gli ebrei si erano inventati per ricattare il mondo.
Poi, nel 2012, lo choc. Un militante di destra, Zoltan Ambrus, girò al partito documenti della Gestapo che testimoniavano inequivocabilmente le origini ebraiche di uno dei loro leader più popolari. Non solo: dalle carte emerse anche che la nonna di Szegedi, Magdolna Klein, era stata deportata ad Auschwitz. Solo che quando era tornata dal campo di sterminio polacco, aveva capito che con la cacciata dei nazisti, l’antisemitismo non si era spento affatto nel suo Paese. Aveva smesso presto di frequentare la sinagoga e, come tanti ungheresi reduci dell’inferno dei campi, aveva nascosto per sempre i numeri tatuati sul braccio. Con le maniche lunghe d’inverno, d’estate con i cerotti. Anche alla sua stessa famiglia.
Quando Ambrus rivelò le origini di Szegedi, la notizia fece l’effetto di una bomba. Qualcuno nel partito suggerì che fosse una benedizione, che così potevano togliersi di dosso la patente di antisemiti. Ma la stragrande maggioranza sostenne che no, che quel leader ebreo era una iattura. Uno disse addirittura «dovremmo spararti in testa». Lui uscì dal partito, ritrovò la sua identità più vera. Per ritrovare la serenità, la strada sarà ancora lunga.