Franco Gàbici, Avvenire 6/4/2014, 6 aprile 2014
NUTELLA, CINQUANT’ANNI DI BARATTOLO
Il primo barattolo targato Nutella uscì dagli stabilimenti della Ferrero di Alba cinquant’anni fa, il 20 aprile del 1964, ma in realtà la storia della Nutella iniziò nell’autunno del 1945 quando Pietro Ferrero si cacciò in testa l’idea di inventare una merenda che si potesse mangiare col pane proprio come se fosse una fetta di salame.
Pietro trascorreva intere giornate dentro al suo laboratorio e siccome indossava sempre un lungo camice bianco avevano preso a chiamarlo "lo scienziato". I tempi non erano facili perché c’era la guerra, e guerra vuol dire scarsità di viveri e razionamenti. Gli alleati, ad esempio, avevano stabilito che ai bambini fino ai tre anni dovessero spettare 500 grammi di zucchero al mese, mentre gli anziani dovevano accontentarsi di cento. Pietro, dunque, era riuscito a reperire, non senza difficoltà, un po’ di zucchero e un po’ di cacao e stava lavorando a una nuova miscela mescolando il tutto con del latte in polvere e con nocciole, unico ingrediente che all’epoca non scarseggiava. E una sera gli venne un’idea che sarebbe risultata vincente. Pensò, infatti, di usare il burro di cocco per ammorbidire l’impasto e dopo aver versato la sua miscela dentro al pentolone ricavò una miscela solida che riuscì molto gradevole. Lasciatala raffreddare, tagliò due fette, le avvolse dentro alla stagnola e si recò nel negozio gestito dalla signora Piera, sua moglie. Quel giorno in negozio si trovava anche il figlio Michele. Posate le due fette sul bancone, il signor Pietro invitò moglie e figlio ad assaggiarle e a esprimere un giudizio. L’ok fu immediato. Pietro aveva estratto dal cappello a cilindro un coniglietto che gli avrebbe procurato un’immensa fortuna.
E Pietro aveva in mente un progetto ben preciso. Conosco gente, diceva, «che storce il naso davanti a un pezzo di gorgonzola, ma non l’ho mai visto fare a nessuno col cioccolato». E fece un rapido calcolo. All’epoca gli italiani erano quasi 50 milioni e pensò che se fosse riuscito a far mangiare a ogni italiano soltanto 30 grammi di cioccolato al giorno, avrebbe dovuto fabbricarne 1500 tonnellate. «Gesù – fu il commento di Pietro – quante macchine ci vorranno: da riempire Alba e tutte le Langhe». E intanto pensò al nome e da buon piemontese decise di chiamare la sua nuova miscela di cioccolato e nocciole Giandujot e sulla stagnola che avvolgeva i suoi prodotti fece stampare l’immagine di un sorridente Gianduia, la maschera tradizionale torinese, che abbraccia un bambino e una bambina, un marchio che caratterizzò tutta la produzione Ferrero fino al 1954.
Quella pasta gianduia antenata della Nutella fu un vero big bang di cioccolato perché dai tre quintali di pasta del 1946 alla fine dello stesso anno si passò a oltre mille e parallelamente andavano crescendo le maestranze. Nel 1946 i dipendenti erano una cinquantina e all’inizio del 1961 arrivano a 2700.
Ma l’annus mirabilis è il 1949 quando in quella torrida estate in cui Coppi si aggiudicava il Tour de France, i pani del Giandujot nelle botteghe dei lattai si scioglievano come neve al sole e di fronte a questo fenomeno la Ferrero fu costretta a ritoccare la formula del prodotto che da quel momento venne venduto in barattoli con sopra la scritta Supercrema.
Nel frattempo la Ferrero aveva conquistato anche i mercati internazionali e pertanto occorreva un nome adatto per il prodotto e poi quel super non andava d’accordo con una legge appena varata che vietava proprio di anteporre ai marchi gli appellativi «super, extra o simili». Partì così la caccia al nome che però doveva in qualche misura essere legato alla nocciola (nut in inglese e Nuss in tedesco). Si pensò a Nussly, SuperNut, Nutosa, Nutola e Nusty. Ma alla fine Michele Ferrero decise di chiamarla Nutella perché quel diminutivo le faceva assumere quasi un’aria di famiglia. E Nutella fu. Contemporaneamente nacque anche il marchio, disegnato da Carmelo Cremonesi dello Studio Stile di Gianni Rossetti, con la ’n’ minuscola in nero e le restanti lettere in rosso. Annunciato da manifesti con gli slogan «Un nome facile che si ricorda» e «Un alimento al cioccolato genuino e completo», il primo contenitore della Nutella era un bicchiere di vetro colorato che, una volta consumato il contenuto, poteva essere utilizzato in casa. A breve seguì il caratteristico barattolo con il tappo bianco di plastica (i contenitori della Supercrema avevano invece il tappo rosso). E su tutti i prodotti l’inconfondibile etichetta dove campeggiano una fetta di pane spalmata, un bicchiere di latte e due nocciole. E per festeggiare l’anno 2000 la Ferrero mise sul mercato un mega barattolo di 3 chili. In Italia la Nutella viene prodotta ad Alba e a Sant’Angelo dei Lombardi (Avellino), ma stabilimenti per la sua produzione si trovano anche a Varsavia, Allendorf (Germania), Villers Ecalles (Francia) e perfino nel New Jersey e a Lithgow in Australia. La Nutella, con la sua semplicità e dolcezza, ha per davvero conquistato il mondo.