Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  aprile 07 Lunedì calendario

“IL MIO IDENTIKIT DI RIBELLE MAI PENTITO”


[Piero Pelù]

È partito sabato sera da Roma, con un breve tour più dj set con Ringo. «Una piccola parentesi di ricarica», la chiama, per recuperare la propria figura di rocker sempre impelagato fra ribellismo, istrionismo, Litfiba, carriera solista e, tanto per confondere ancor più le carte, il ruolo di coach in The Voice ora in onda su Raidue. La testa di Piero Pelù gira a mille, forse per questo il tour s’intitola «Rock. Identikit». Forse anche per questo, scoccati i 52 anni, esce un libro autobiografico, Identikit di un ribelle, scritto con quell’altro bel tipo che è Massimo Cotto, avanguardista dell’editoria musicale italiana.
Intanto, caro Pelù, diciamolo: lei, con quella faccia da diablo, è un ragazzo di buona famiglia, è andato a scuola dalle suore.
«Io di famiglia sono il ribelle come canto proprio nel Diablo, nato da padre e madre ancora uniti dopo 55 anni di matrimonio. Mamma casalinga, babbo radiologo, per questo sarò fissato con gli scheletri fin da bambino: mi facevo viaggi pazzeschi con le radiografie di mio padre. Mai laureato, mai sposato, 3 figlie da 2 madri diverse...».
E queste figlie?
«Una ha 25 anni, una 19 e una 10. La più grande ha studiato moda, si sta laureando, la seconda va al linguistico ed è timidissima, peccato perché sa suonare. La terza, vabbé, è un amore pure lei».
Ce n’è, di materiale per un’autobiografia...
«Al primo libro ero un giovane padre, oggi sono un padre diversamente giovane».
Ma le pare normale, lei rockettaro, farsi minacciare dalla ‘ndrangheta, come racconta nel libro?
«Amo il Sud e mi sento molto terrone, anche da toscano. In questi anni s’è creata una piccola community di artisti in Calabria, sullo Jonio. Quando ammazzarono il sindaco Fortugno nel 2004 e ci fu la famosa manifestazione “E allora ammazzateci tutti”, scrissi Fiorirà e andai laggiù con la bimba appena nata. Mi fu recapitata una lettera anonima con minacce molto pesanti, con richiesta economica bella consistente: altrimenti mi avrebbero mandato un “bacio”, di piombo. Con Antonella, scappammo. La cosa bella è che ne scaturì una salvezza, perché andammo a trovare i miei genitori in vacanza e quando fui lì a mio padre prese un infarto. Mi trovai con lui che non voleva salire in barella, lo presi di peso e il giorno dopo lo operarono. La ‘ndrangheta ha salvato una vita, e di mio padre...».
Lei racconta nel libro di amare molto i preti «contro». Oggi il Papa li sta rivalutando
«Ricordo l’incontro con Don Gallo, nel 2002, ho toccato con mano che si potesse vivere il Vangelo in modo naturale e vero. Gli ho dedicato Nel mio mondo. Il Papa? Se fosse un vero rivoluzionario avrebbe già fatto la fine di Luciani».
Pelù conosce bene Renzi, ex sindaco di Firenze
«Abbiamo litigato molto, non mi fido più. Da presidente della Provincia all’inizio lo avevo sostenuto. Poi ho partecipato a una sua conferenza per un festivalino: gran simpatia, ma in 40 minuti di discorso non ha detto niente. Un televenditore».
E adesso, The Voice, alla ribalta per via di Suor Cristina...
«È proprio ganzo, me lo sto vivendo alla grande, su Facebook mi scrivono contenti che si parla veramente di musica. La suora è un segno dei tempi, carina, positiva, ma ogni volta che arriva scatena l’inferno, ci sono i paparazzi».