Virginia Piccolillo, Corriere della Sera 7/4/2014, 7 aprile 2014
BOSCHI SICURA SUL SENATO: NOI ANDIAMO AVANTI ANCHE SENZA FORZA ITALIA
ROMA — «Scommetto sulla tenuta dell’accordo con Forza Italia». «Se poi dovesse sfilarsi, sono convinta che i numeri ci siano. Il Pd è compatto, Forza Italia deve vincere alcuni dissidi interni». Ne è convinta Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme. La trasformazione del Senato in una Camera non elettiva andrà avanti. Anche nell’eventualità che Silvio Berlusconi si sottragga all’accordo. «Non ci facciamo scoraggiare da chi mette i bastoni fra le ruote», assicura il ministro a Maria Latella su Sky Tg24. Riconfermando che «non ci sono margini di trattativa» sul Senato non elettivo. Ma questo, assicura, «non significa che non sarà democratico».
Il clima è però sempre più teso. Sabato scorso Silvio Berlusconi, che il 10 riceverà il verdetto sul suo futuro giudiziario (domiciliari o servizi sociali), aveva parlato di «riforma del Senato inaccettabile». E anche se in serata aveva in parte corretto il tiro riconfermando «l’impegno preso», quelle parole pesano. Anche alla luce di quel fuorionda nel quale il suo consigliere politico Giovanni Toti (ex direttore di Tg4 e Studio Aperto), a microfono aperto, a Mariastella Gelmini si faceva sfuggire: «Berlusconi non sa cosa fare con Renzi perché ha capito che questo abbraccio mortale ci sta distruggendo, ma non sa come sganciarsi. È angosciato dal 10».
Forza Italia reagisce alle parole del ministro Boschi. «Pd compatto? Era all’estero o non ha letto i giornali», ironizza Toti e Maurizio Gasparri rincara: «Pensi al disastro del Pd super lacerato. Piuttosto che un Senato di nominati corte dei miracoli proporremo la sua totale abolizione». E Nichi Vendola (Sel) afferma che «il Pd è ricattatore sulle riforme. Perché dice “prendere o lasciare”». Ma il governo va avanti. E con il ministro Boschi si schiera subito Angelino Alfano, ministro dell’Interno e leader del Nuovo centrodestra: «Siamo pronti anche a strappi e a rotture: chi vuole starci, ci sta. Se non ci saranno i due terzi andremo a referendum e la riforma sarà decisa dal voto popolare». Mentre il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, di Scelta civica, aggiunge: «Sulle riforme la maggioranza sembra compatta e coesa sui quattro paletti fondamentali di questa riforma. C’è un accordo di maggioranza e credo sia la base da cui partire».
Il ministro Boschi va oltre. E si dice pronta a una doppia scommessa. Una sul proprio partito: «Il Pd sarà compatto al momento del voto, la linea è già stata decisa sia dalla nostra base che dagli organismi del partito». E l’altra sull’ex Cavaliere: «Scommetto sulla tenuta dell’accordo con Forza Italia, ne sono convinta e anche le parole di Berlusconi di ieri sera (sabato, ndr ) vanno in questa direzione. Probabilmente ci sono dei contrasti interni a FI che sicuramente risolveranno». Ma la scommessa vera sarà quella di farcela anche senza il partito di Berlusconi: «Le preoccupazioni del presidente del Senato Pietro Grasso non sono fondate perché calcoli alla mano Pd, Ncd, Sc, Per l’Italia e autonomie sono in grado di approvare la riforma», assicura il ministro. Tornando alle polemiche sull’appello lanciato da alcuni costituzionalisti contro i contenuti della riforma, Boschi si difende: «Ci sono molti illustri costituzionalisti con cui mi sono confrontata che sostengono questa riforma e la accolgono. C’è invece una minoranza di professori, che tutte le volte che si propone un cambiamento, si oppone. Io vengo da una famiglia contadina e ne vado orgogliosa, ma ci sono tanti cittadini italiani che hanno studiato e si sono stancati di promesse non mantenute della classe politica». E comunque, dice chiaro il ministro, nessun voto ad ottobre: «Non pensiamo a un piano B in caso di fallimento».