Antonella Baccaro, Corriere della Sera 6/4/2014, 6 aprile 2014
ALITALIA-ETIHAD L’ULTIMO OSTACOLO PER L’ACCORDO
La lettera di Etihad non è arrivata. Anzi sì. La vicenda di Alitalia rischierebbe di volgere in farsa se la situazione dell’ex compagnia di bandiera non fosse così seria, tale cioè da necessitare una soluzione in tempi brevi. L’impressione invece è che i tempi potrebbero allungarsi fino a maggio, con buona pace di quanti avevano auspicato una soluzione in settimana.
Tra questi c’è il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, che nei giorni scorsi ha sparso ottimismo circa la conclusione non della due diligence ma addirittura dell’accordo tra le due compagnie «in tempi brevi». Come si concilia questa visione con la realtà? Escludendo che il ministro non sia a conoscenza dei fatti (è stato tra i maggiori facilitatori dell’accordo sin dai tempi del governo Letta, quando rivestiva i medesimi panni), la spiegazione deve essere altrove. In particolare nello stile della trattativa degli emiratini. L’indiscrezione secondo cui a Fiumicino non sia arrivata una lettera d’intenti (cioè la dichiarazione di voler trattare in esclusiva) ma un piano industriale, può spiegarsi con la volontà di Etihad di non aprire alcuna trattativa senza la sicurezza di poterla chiudere. Quindi, esaurita la fase della conoscenza dello stato della compagnia (lunga e accuratissima: uno staff di 40 esperti si è trattenuto negli uffici italiani), adesso parte la fase della verifica dei margini di un accordo. In particolare Etihad avrebbe fatto conoscere informalmente le proprie condizioni per dare modo a Alitalia di sviluppare la trattativa con le parti coinvolte: banche e sindacati. È possibile perciò che Etihad si spingerà a fare una proposta solo quando Alitalia avrà ottenuto garanzie su quanto richiesto. Senza sedersi a alcun tavolo.