Armando Torno, Corriere della Sera 6/4/2014, 6 aprile 2014
QUANDO I PONTEFICI PREDICAVANO LA GUERRA SANTA
Ormai le Crociate sono anche un videogioco o un bel capitolo di storia per la scuola. L’eco delle guerre intraprese tra l’XI e il XIII secolo per «liberare» il Santo Sepolcro o quelle combattute nel Nord Europa o quella che intendeva estirpare il catarismo in Linguadoca (bandita da Innocenzo III) o altre che sarebbe lungo elencare, si è perduto nel tempo. Nel periodo romantico era normale sostenere che la nobiltà europea si fosse formata con le Crociate, oggi se la sentono in pochi di ripeterlo. I valori che spinsero molti abitanti d’Europa verso Gerusalemme, con eserciti forniti anche di indulgenze, sono radicalmente mutati; anzi, si sono capovolti. L’attuale pontefice, seguendo una linea di cambiamenti che è stata avviata da Giovanni XXIII mezzo secolo fa, muta il giudizio della Chiesa sulle Crociate. Ma è altresì vero che codeste «guerre giuste» furono qualcosa che il mondo medievale accolse con entusiasmo e fede. D’altra parte, fu papa Gregorio VII — un riformatore, protagonista della lotta per le investiture, santo — che lanciò nel 1074 l’appello per la Crociata. E fu Urbano II a predicarla un ventennio più tardi, come illustra anche un dipinto di Francesco Hayez che lo ritrae sulla piazza di Clermont. Né si deve dimenticare che questo Papa venne beatificato da Leone XIII nel 1881. Certo, occorre vedere cosa si intendeva e cosa significa oggi Crociata: il termine all’inizio non sarebbe stato proferito dal pontefice né dai predicatori, quasi sicuramente — ricorriamo all’autorità dello storico Franco Cardini — si pensava a un pellegrinaggio di massa a Gerusalemme. Oggi le obiezioni alle Crociate sono semplici, anzi logiche; nel medioevo era invece normale parteciparvi combattendo. Indubbiamente ci furono episodi di violenza raccapricciante, ma si conosce una guerra che ne è stata priva? Basta aprire l’opera di Steven Runciman, Storia delle Crociate (Einaudi 1966) per rendersi conto di quanto accadde a Gerusalemme alla prima: «I crociati, resi come pazzi da una vittoria così esaltante dopo tante sofferenze, si precipitarono nelle strade, nelle case e nelle moschee uccidendo tutti quelli che incontravano, uomini, donne e bambini senza distinzioni. Il massacro continuò per tutto il pomeriggio e per tutta la notte». E ancora: «Quando Raimondo di Aguilers, più tardi nella mattinata, andò a visitare l’area del tempio, dovette aprirsi la strada fra i cadaveri e il sangue che gli arrivava alle ginocchia ». Sempre alla prima Crociata, a Ma’arrat al-Nu‘m, città oggi sita lungo l’autostrada che porta da Aleppo a Hama, il cronista Radulfo di Caen (era con il principe normanno Boemondo) testimonia: «A Ma’arrat le nostre truppe hanno bollito pagani adulti vivi nelle caldaie; hanno impalato ragazzi e li hanno divorati arrostiti». Che dire? La furia nella quarta non risparmiò nemmeno Costantinopoli (mai giunse a Gerusalemme), la quinta fallì, la sesta fu combattuta con i mezzi della politica, la settima si diresse contro l’Egitto e venne guidata dal re di Francia Luigi IX. Che dal 1297 è santo.