Aldo Grasso, Corriere della Sera 6/4/2014, 6 aprile 2014
IL CINCINNATO NEL VICOLO CIECO CHE INSEGUE ANCORA LA VISIBILITÀ
«Non c’è niente di peggio che il cieco che non vuole vedere». Questa è una delle celebri massime di Antonio Di Pietro, giusto per inquadrare il tipo. Dopo non poche sfortunate vicissitudini, l’ex leader dell’Italia dei Valori si sente tagliato fuori e vuole rientrare in gioco. Ha inviato alla Regione Lombardia il suo curriculum per candidarsi a succedere ad Antonio Rognoni, l’ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, arrestato una decina di giorni fa con l’accusa di associazione a delinquere. Chi meglio di Di Pietro? È stato pubblico ministero di «Mani pulite», è stato ministro delle Infrastrutture, crede nei valori, «conosce — a suo dire — i fatti e le opere». E gli appalti. L’Expo incombe su Milano. Non c’è niente di peggio che il cieco che non vuole vedere.
Nella camera ardente di Gerardo D’Ambrosio, Tonino non era in mezzo ai suoi ex colleghi, stava in un angolo, ignorato. In politica non ne ha azzeccata una. Quando ha fondato l’Italia dei Valori si era circondato di uomini come Antonio Razzi, Domenico Scilipoti, Sergio De Gregorio. Il suo commento? «Gesù Cristo, che era il Padre eterno, ogni 12 ne cannava uno: Giuda. Io che sono un povero cristo ho sbagliato, benedetto il Signore, non lo farò più». Tra mele marce e marce indietro, anche il suo partito, di cui era il portavalori capo, si è fatalmente sfarinato. Un’inchiesta di Milena Gabanelli, dedicata al suo patrimonio personale, ha suscitato scandalo e polemiche che si sono ripercosse sui «valoristi», contribuendo alla fuoriuscita degli esponenti di spicco.
Sparita l’Italia dei Valori, Tonino si è ritirato nei suoi poderi molisani ad arare i campi, novello Cincinnato. Orgoglioso, si è fatto ritrarre tra cavalli e asinelli, piccioni e bestie da cortile. Lui, intanto, troneggiava su un trattore arancione, duro e puro come sempre. Ma la faccia del pastorello nel presepe di Montenero di Bisaccia s’intristiva appena le telecamere si giravano dall’altra parte: anche un narcisista ruspante può soffrire di «deficit di accudimento». Così rincorre ancora la visibilità. Non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere, d’accordo, ma se non ci rassegniamo ai nostri fallimenti, finiamo fatalmente in un vicolo cieco.