Béatrice Delvaux; Maroun Labaki, la Repubblica 7/4/2014, 7 aprile 2014
PUTIN HA VIOLATO LA LEGALITÀ NON MANDI SOLDATI IN UCRAINA ORA SERVE UN TAVOLO DI PACE
[Ban Ki-moon]
CONTINUANO le tensioni in Ucraina: è sfociata in una nuova irruzione nel palazzo di governo la protesta dei filo-russi a Donetsk, Luhansk e Kharkiv, nell’Est del Paese. E Ban Kimoon, il segretario generale dell’Onu, torna ad accusare Mosca.
ULTIMAMENTE il mondo sembra più pericoloso: secondo lei, ci sono da temere ulteriori escalation?
«Sono profondamente preoccupato per le grandi crisi che oggi stiamo attraversando, a cominciare dall’Ucraina, ma anche la tragedia che continua in Siria, l’emergenza sicurezza nella Repubblica Centrafricana, così come nel Sud del Sudan. Dobbiamo concentrare i nostri sforzi, insieme con i capi di Stato, per risolvere queste situazioni nel più breve tempo possibile. Ho chiesto ai leader che, in questo contesto di crisi continue, non perdano di vista il lungo termine, in particolare per lo sviluppo. Come aiutare le popolazioni povere a superare le difficoltà? Come fornire loro le attrezzature sanitarie, l’acqua, l’energia? In quanto segretario generale dell’Onu, ho esortato i governanti a risolvere le crisi attuali attraverso il dialogo quanto più rapidamente possibile ».
Il potere di Vladimir Putin e il suo modo di esercitarlo cambia l’equilibrio del mondo e l’equilibrio tra le grandi potenze?
«Spero che la situazione in Ucraina si risolva quanto prima. È per questo che sono andato a Mosca e a Kiev in un unico viaggio. Ho avuto un lungo incontro con il presidente Putin, con uno scambio di idee molto schietto. Gli ho detto che non poteva ricorrere ai mezzi militari nell’Est dell’Ucraina senza violare i principi della Carta dell’Onu sull’unità e l’integrità territoriale dei nostri Stati membri. E gli ho chiesto di sedersi a un tavolo con le autorità ucraine, che si sono impegnate a condurre un dialogo costruttivo. Ho anche spinto i dirigenti ucraini a incontrare le autorità russe, a insediare un governo più largo e a rispondere alle preoccupazioni della comunità internazionale sull’inasprimento della situazione. Il mio messaggio sia per il presidente Putin sia per il primo ministro Yatsenjuk è che ci vuole una soluzione pacifica: non ci sono alternative».
Che cosa ci può dire sulle intenzioni di Putin?
«Mi ha assicurato che non ci saranno altri movimenti militari e spero che rispetterà la parola data».
Perché non inviare una missione dell’Onu in Crimea?
«Ho già inviato una missione in Ucraina perché vigilasse sul rispetto dei diritti umani. Lavorano con gli osservatori dell’Osce. Su questo ho ottenuto l’accordo del presidente Putin, ma non abbiamo potuto estendere la missione alla Crimea».
Che cosa pensa della sospensione della Russia dal G8?
«La decisione spetta ai leader del G7, ma il G8 era l’unico forum di altissimo livello a cui la Russia partecipasse per discutere le questioni militari e della pace».
La crisi ucraina può influenzare negativamente altri dossier internazionali, come quello del nucleare in Iran?
«Spero che il clima attuale tra Russia e Occidente non condizionerà altre questioni di sicurezza e di pace. E spero che Stati Uniti e Russia continueranno a cooperare, anche sulla Siria. Sono i veri iniziatori della conferenza di Ginevra, che attualmente è ferma. Ho incontrato il Segretario di Stato Kerry e il Ministro degli Esteri Lavrov e ho detto loro che dovevano fare pressione tanto sul governo quanto sull’opposizione perché tornassero a Ginevra e avviassero un dialogo costruttivo».
Con l’esperienza che ha, crede ancora alla volontà e alla capacità dei dirigenti mondiali di lavorare per la pace?
«La leadership è molto importante. Ci sono molti ambiti e molti accordi, ma tutti i meccanismi devono essere gestiti da qualcuno. È per questo che dobbiamo incontrarci continuamente. Ho incontrato centinaia di dirigenti di tutto il mondo. Cerco sempre di conservare l’ottimismo e la passione. Senza questi due elementi è difficile raggiungere degli obbiettivi. Non c’è mai garanzia di successo, ma quando si prova si ottiene sempre qualcosa, per poco che sia». ( © Le Soir. Traduzione di Elda Volterrani)