Luisa Pronzato, Corriere della Sera 5/4/2014, 5 aprile 2014
L’ATTIMO NON È PIÙ FUGGENTE
Certo che si arriva allo scambio degli anelli. Si va pure oltre. Ma dal trucco della sposa al taglio della torta, camminata in navata e danze comprese, passano due minuti. E settemila foto scattate. L’allestimento di Masterpiece, fiera dell’arte di mecenati, curatori galleristi internazionali a Londra, in meno di un minuto. Ancora Londra, città inarrestabile, con il brulicare di persone, auto, alba, tramonto e buio della notte, in 3 minuti e 18 mila scatti. Lo stesso tempo dell’avanzare su Dallas dell’ultima tempesta. Spettacolari. Emozionanti. Intimi. Video, all’apparenza, ma attimo dopo attimo immagini fisse montate in serie secondo il time-lapse . Un tempo accelerato in cui ogni fotogramma è catturato in un lasso (appunto«time-lapse») più ampio di quello in cui viene visto. Tecnica, strumento, programma ora anche app. Usata da decenni nei documentari naturalisti (ricordate lo sbocciare di fiori, gemme, il passaggio di comete?). Nuovo linguaggio narrativo, con il digitale avanzato sia per la nuove camere sia per la visibilità condivisa dei social e dell’intero web. Storie raccontate catturando l’attimo. Se fosse esistita ai tempi di Socrate avrebbe smontato, in pochi secondi, i paradossi di Zenone mostrando Achille comunque in avanzamento nello spazio e la tartaruga fissa sulle zampe.
«Un time-lapse riprende situazioni che evolvono così lentamente da non poter essere percepite dall’occhio, e le restituisce seguendo la loro naturale evoluzione in qualche manciata di secondi», spiega Marco Famà, informatico con la passione per la fotografia che ha creato il portale Time Lapse Italia (http://timelapseitalia.com), dove si scambiano e pubblicano clip, tutorial di tecniche sofisticate o nuove applicazioni e interviste a esperti mondiali. I professionisti sperimentano, colgono creano macro-idee, gli appassionati li seguono realizzando storie spesso altrettanto spettacolari. O storie minime che hanno il dono dell’umanità e della sintesi.
Ne fanno uso gli artisti per raccontare in un battibaleno la creazione un’opera. E il racconto visivo diventa a sua volta arte. Sono momenti storici come il minuto (e un secondo) in cui la Nasa ha diffuso le quattro ore di montaggio, e qualche centinaio di ingegneri all’opera, del Mid-Infrared Instrument sul telescopio James Webb che partirà per lo spazio nel 2018 per ricostruire la storia più remota dell’Universo. Sui cieli e le volte stellari si concentrano migliaia di time-lapse prodotti da astrofisici per sostenere i loro studi e da turisti per raccontare i loro viaggi. Dai professionisti, fotografi, a chiunque. Si tratta di piazzare la camera e scattare ogni frazione di tempo, secondi, minuti, ore, giorni. Il risultato può essere decenni di vita in pochi minuti. Gli strumenti di base sono, la fotocamera, o tablet e smartphone, il treppiede, ma basta fissare l’apparecchio a una sedia, un albero, qualsiasi cosa permetta all’obiettivo di tornare nello stesso posto, con la stessa inclinazione. E l’intervallometro che misura la distanza tra gli scatti, ma un buon ritmo interno è già un aiuto. Ed è quello che usano le persone che hanno costruito racconti nell’arco di mesi o anni. I pancioni in evoluzione sono uno dei must. Stessi abiti, stessa stanza, stesso angolo, in cambiamento il corpo di lei. «Aspettando te» è la clip di una coppia bolzanina che ha documentato, dal test di gravidanza al parto, l’arrivo di Nicholas. Nove mesi in tre minuti (e 28 secondi) condivisi con gli amici. Nove mesi e il primo di vita per Amelie in 90 secondi che i genitori hanno intitolato «Introducing». Qualche minuto dura clip e canzone di Tom Flecher, chitarrista della band inglese McFly, per la compagna incinta. Titolo: «Something Now». Ecco: «vi presento» e «qualcosa di nuovo». Vedere oltre è il meccanismo prima impensabile. Così si comincia. C’è chi l’ha fatto fissando l’obiettivo sul trasloco, la tinteggiatura della casa, su un volto, una via, un aeroporto. In un gioco tra qui e l’altrove, certi che l’altrove sia il tempo futuro. E che comunque qualcosa accada.