Liana Milella, la Repubblica 7/4/2014, 7 aprile 2014
MEDIASET, ULTIMA IPOTESI BERLUSCONI POTRÀ FARE CAMPAGNA ELETTORALE
ROMA.
Come sempre, quando di mezzo c’è Berlusconi, un ordinario caso di giustizia diventa un’anomalia. È accaduto così per tutti i suoi processi, si ripete adesso per la sua prima condanna definitiva. Sin dal giorno della sentenza Mediaset (2 agosto, condanna a 4 anni per frode fiscale, di cui 3 condonati per l’indulto del 2006) si accavallano le ipotesi su come sconterà l’anno residuo di pena. Adesso che sta per arrivare il giorno dell’udienza davanti al tribunale di sorveglianza — giovedì 10 aprile — le ipotesi si infittiscono, al pari delle paure che trapelano da Arcore. Ma in realtà, a guardare bene la procedura, par di capire che il leader di Forza Italia dovrebbe avere ben poco da temere. Ad arrischiare una previsione, ascoltando le scarne indiscrezioni che arrivano dal palazzo di giustizia milanese, si può dire sin d’ora che Berlusconi dovrebbe vedersi accettare la richiesta di affidamento ai servizi sociali con restrizioni compatibili con la sua preminente attività di uomo politico.
L’ANOMALIA SILVIO
Non si può che partire dall’anomalia stessa del caso Berlusconi, per inquadrare in modo corretto quello che potrà accadere giovedì davanti al tribunale di sorveglianza presieduto da Pasquale Nobile de Santis, il magistrato che assomma in sé le funzioni di primo presidente del tribunale di sorveglianza, ma anche di presidente del collegio che affronterà il caso dell’ex Cavaliere. Già questo dice come la vicenda rappresenti un unicum. Il perché è evidente. È la prima volta, non esistono precedenti, che l’uomo più ricco d’Italia, ex premier e leader del maggior partito di opposizione, sia alle prese con una condanna da scontare. Proprio questo annulla il paragone con i precedenti, delinea una storia a sé, in cui i parametri “normali” non sono sovrapponibili.
IL PENTIMENTO
S’è detto da più parti che la richiesta di scontare la pena con l’affidamento ai servizi comporta di per se stesso un palese “pentimento”. In realtà questo non è vero. C’è una pena da scontare — un anno, che si riduce a 9 mesi con lo sconto di 45 giorni ogni 6 mesi — e ci sono tre vie per farlo. Il carcere, i domiciliari, i servizi sociali. Berlusconi, dopo lunga riflessione con i suoi legali Ghedini, Longo e Coppi, ha scelto la terza, che è ovviamente la meno afflittiva dal punto di vista dell’immagine. Fatto tecnico dunque, né morale, né di coscienza. Berlusconi può continuare a pensare di essere innocente, di essere stato condannato ingiustamente, di essere una vittima dei giudici.
RINVIO IMPROBABILE
Gli avvocati del leader di Forza Italia sono orientati a non chiedere il rinvio. Per la semplice ragione che esso sarebbe comunque breve per cui una prossima udienza e la successiva decisione rischierebbero solo di schiacciarsi ancora di più a ridosso delle elezioni europee.
CARCERE ESCLUSO
Toccherà al giudice relatore Beatrice Crosti e al sostituto procuratore generale Antonio Lamanna fare la fotografia del caso Berlusconi e arrivare alle richieste per le rispettive competenze. I boatos del palazzo di giustizia milanese valutano come del tutto improbabile un rifiuto dell’affidamento ai servizi. Nel futuro di Berlusconi non ci sarà né la parola carcere, né tantomeno quella dei domiciliari, per la semplice ragione che ciò suonerebbe come un inutile accanimento nei suoi confronti, foriero più di polemiche che di un effettivo vantaggio.
POCA DIFFERENZA
In realtà, tra un affidamento ai servizi sociali con maglie di controllo strette e i domiciliari con maglie larghe c’è assai poca differenza, se non per la “brutta impressione” di essere messo agli arresti domiciliari. Il vero problema è legato al “lavoro” di Berlusconi, cioè al fatto di essere il leader di un partito. Normalmente, quando un detenuto chiede di scontare la pena ai servizi, un’istruttoria preventiva verifica il suo stato, il tipo di lavoro, la sua forza di sopravvivenza, la sua abitazione, la qualità dei suoi familiari. Nel caso di Berlusconi tutto questo è arcinoto, come è noto il fatto che sia il capo di un partito alla vigilia delle elezioni europee, e che la sua unica preoccupazione sia quella di poter fare comunque la campagna elettorale.
AGIBILITA’ POLITICA
L’ipotesi più probabile accreditata a Milano è che Berlusconi otterrà l’affidamento ai servizi sociali e questo si tradurrà, nei mesi a venire, in incontri periodici (anche una sola volta al mese) con un assistente sociale. Fatta l’udienza giovedì, entro 5 giorni i giudici dovranno rendere nota la decisione. Ovviamente, Berlusconi non sarà più un uomo libero, ma sarà moderatamente “libero” di continuare a fare l’unico lavoro che fa da anni, cioè l’uomo politico. Avverrà per lui quello che avviene per chi, avendo un lavoro, viene affidato ai servizi e chiede di non perdere la sua attività. Toccherà al giudice decidere se Berlusconi, che “lavora” politicamente a Roma, potrà venirci tre volte a settimana da Milano, dove ha fissato la sua residenza. Certo, non potrà andare all’estero, ma un giudice comprensivo del suo stato potrebbe autorizzarlo a svolgere quasi normalmente la sua vita politica.