Franco De Dominicis, Libero 6/4/2014 (Dagospia), 6 aprile 2014
Mario Draghi non perde tempo e passa subito ai fatti. O almeno così sembra. Il presidente della Banca centrale europea giovedì ha ventilato l’utilizzo di misure non convenzionali per combattere la bassa inflazione e per spingere l’economia
Mario Draghi non perde tempo e passa subito ai fatti. O almeno così sembra. Il presidente della Banca centrale europea giovedì ha ventilato l’utilizzo di misure non convenzionali per combattere la bassa inflazione e per spingere l’economia. Ma è già tutto pronto: Draghi potrebbe imbracciare il bazooka finanziario a breve e comprerà (anche) i nostri btp. La stampa tedesca ieri ha rivelato i dettagli del piano con gli stimoli per l’area euro: mille miliardi di euro, da distribuire nell’arco di un anno, con «rate» mensili da 80 miliardi. Il quantitative easing in salsa europea sta per essere messo sul tavolo. Sono bastate le indiscrezioni per saggiare i primi effetti positivi: ieri lo spread tra il btp e il bund tedesco ha archiviato la seduta in discesa a 161,4 punti, dopo essere sceso fin sotto i 160 punti (159,5), aggiornando i minimi di inizio giugno 2011. Il rendimento sul titolo decennale del Tesoro ha chiuso al minimo storico del 3,16%. È senza dubbio un successo. Tuttavia, i benefici immediati sui conti pubblici del nostro Paese offerti dall’Eurotower potrebbero nascondere una trappola per il governo di Matteo Renzi. Il classico rovescio della medaglia.Il premier ha affidato al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, un compito cruciale: negoziare a Bruxelles la flessibilità per il deficit pubblico. Un match complicato che, tra altro, vede in campo pure la Francia. È un calice amaro per la Germania che non vuole arretrare dalla linea del rigore e difficile da far digerire a Bruxelles. Commissione Ue e tedeschi, comunque, non saranno i soli a mettersi di traverso. Nelle discussioni di questi giorni si sottovaluta il fatto che pure la Bce - che ha un ruolo fondamentale di orientamento dei mercati - è interlocutore non secondario dei governi per la gestione delle finanze pubbliche. E ora che l’Eurotower «investirà» direttamente sui debiti pubblici a rischio, pretenderà qualcosa in cambio. Come chi compra azioni di società quotate: poi vuole anche comandare. La sensazione è che Francoforte punterà i piedi con Roma. Le premesse, del resto, non lasciano ben sperare: nell’ultimo Bollettino Bce è indicato che le priorità per il semestre europeo restano l’attuazione delle riforme strutturali, la correzione degli squilibri macroeconomici e la riduzione dei «buchi» di bilancio extralarge. Percorso che richiede «un’applicazione efficace e credibile degli strumenti di sorveglianza esistenti nonché un’applicazione rigorosa, coerente e simmetrica della disciplina del patto di stabilità». Il messaggio è chiaro: Italia e Francia, impegnate a strappare margini di flessibilità sulle regole di bilancio, dovranno fare i conti pure con Draghi.