Luca Fornovo, La Stampa 4/4/2014, 4 aprile 2014
Più del 97% del capitale di Sorgenia, il gruppo gravato da 1,9 miliardi di euro di debiti, potrebbe finire nelle mani della ventina di banche creditrici
Più del 97% del capitale di Sorgenia, il gruppo gravato da 1,9 miliardi di euro di debiti, potrebbe finire nelle mani della ventina di banche creditrici. E quindi Cir, la holding della famiglia De Benedetti ora azionista con circa il 53%, perderebbe il controllo. Mentre l’austriaca Verbund (socio al 46%) ha già alzato bandiera bianca. È quanto prevede il piano per convertire i 600 milioni di euro di debito in eccesso di Sorgenia. La proposta è stata inviata ieri con una lettera degli advisor, per conto delle banche, al Consiglio di amministrazione di Sorgenia che la dovrà esaminare e decidere se approvarla. In realtà la lettera è stata firmata da tutte le 21 banche creditrici, tranne una. Banca Marche non l’ha firmata perché è stata commissariata e messa sotto amministrazione straordinaria e gli attuali commissari Giuseppe Feliziani e Federico Terrinoni stanno verificando se, tra i loro poteri e le loro prerogative (attinenti principalmente la gestione ordinaria), c’è anche quella di firmare un atto straordinario come la proposta per Sorgenia. Vista comunque la bassa esposizione di Banca Marche, per soli 5 milioni nei confronti di Sorgenia, si è deciso di andare avanti. Se ci sarà l’ok al piano delle banche, il Cda di Sorgenia dovrà poi convocare un’assemblea degli azionisti per il via libera definitivo. A quel punto i maggiori azionisti diventeranno gli istituti di credito più esposti: Montepaschi, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Bpm, Banco Popolare e Ubi. Il piano delle banche prevede in sostanza una conversione in azioni per 400 milioni di euro e un prestito convertendo da 200 milioni. È prevista poi per Sorgenia la possibilità di migliorare l’offerta, una sorta di clausola di salvaguardia che le banche hanno offerto all’azionista Cir. Il piano B, che porterà gli istituti di credito a controllare oltre il 97% di Sorgenia, arriva dopo un lungo braccio di ferro con la famiglia De Benedetti. Le banche hanno giudicato insufficiente la proposta di Cir, che si impegnava a sborsare 100 milioni in Sorgenia, peraltro l’unica iniezione di liquidità nell’ambito di un aumento di capitale da 190 milioni, che l’avrebbe fatta restare al 52,9% del capitale. D’altro canto, Cir aveva respinto la richiesta delle banche di fare uno sforzo in più e arrivare a 150 milioni. Se Cir accetterà la proposta delle banche, perdendo così il controllo di Sorgenia, molto probabilmente il Trustee del prestito obbligazionario, che ammonta a 259 milioni, potrebbe non chiedere più alla holding dei De Benedetti il rimborso anticipato, come previsto dal regolamento del bond 2004-2024 nel caso si verifichi un evento di inadempimento (la sospensione da parte della controllata Sorgenia dei pagamenti di rate e interessi sui finanziamenti bancari). Cir avrebbe così per il momento un risparmio di 259 milioni. La holding ha fatto sapere che comunque ha la cassa sufficiente per rimborsare il bond (grazie anche ai circa 490 milioni ricevuti dalla Fininvest dopo la vicenda del lodo Mondadori).