Sergio Romano, Corriere della Sera 5/4/2014, 5 aprile 2014
Non avevo mai sentito nominare il Trattato di Riga e, tanto meno, una guerra russo-polacca nel XX secolo
Non avevo mai sentito nominare il Trattato di Riga e, tanto meno, una guerra russo-polacca nel XX secolo. Se non sbaglio, non ne parlano nemmeno i libri di testo. Vuole spiegarci di che si trattò? Gianna Masini Firenze Cara Signora, L a guerra che scoppiò fra la Russia e la Polonia nel 1919 fu il primo scontro fra nazionalismo e internazionalismo comunista dopo la rivoluzione bolscevica e la fine della Grande guerra. Risorta dalle ceneri delle sue tre spartizioni, la Polonia credette di potere cominciare una nuova esistenza nazionale ricostituendo il grande impero polacco-lituano dei secoli in cui era la maggiore potenza dell’Europa centro-orientale. Ancora impegnata nella sua guerra contro l’Armata bianca di Denikin e Wrangel, la Russia bolscevica credette di potere consolidare la rivoluzione con un conflitto che, nelle sue speranze, avrebbe mobilitato le masse proletarie degli Stati borghesi e favorito l’espansione del comunismo in Europa. La guerra fu un dramma in tre atti. Nel primo atto l’iniziativa fu dei polacchi. Atteggiandosi a protettori di un governo ucraino in esilio, conquistarono Vilnius, Minsk e Kiev. Ma nel secondo atto l’esercito russo comandato da Kamenev e Tuchacevskij, insieme all’Armata a cavallo di Semion Budionnyj, riconquistarono il terreno perduto, entrarono nel territorio polacco, si spinsero sino a Varsavia nell’agosto 1920 e misero l’assedio alla città. Era quello il momento in cui le masse popolari polacche, secondo le speranze russe, si sarebbero armate per aiutare i compagni comunisti accampati al di là della Vistola. Ma il nazionalismo prevalse sul sentimento di classe e il mondo assistette alla straordinaria mobilitazione della gioventù polacca. Nelle settimane seguenti un nuovo esercito polacco, comandato dal maresciallo Pilsudski e fiancheggiato da reparti francesi del generale Weygand, rovesciò le sorti della guerra, costrinse i russi a ritirarsi, riconquistò Minsk; ed era sulla strada di Kiev quando i due Paesi si accordarono per l’interruzione delle ostilità. La pace fu firmata a Riga il 18 marzo 1921 e le parti tracciarono un confine che lasciava alla Polonia una parte della Bielorussia e dell’Ucraina occidentale, fra cui Leopoli. Formalmente il trattato riconobbe l’indipendenza dell’Ucraina; nella realtà finì per sancirne la spartizione. Insieme ai territori ucraini e bielorussi la Polonia ebbe la soddisfazione di ottenere «30 milioni di rubli, oro in moneta o in lingotti per la partecipazione attiva dei territori della Repubblica polacca alla vita economica del vecchio Impero russo». L’assedio di Varsavia ebbe due spettatori di eccezione: Monsignor Achille Ratti (il futuro Pio XI), inviato in Polonia da Benedetto XV come visitatore apostolico, e il capitano Charles de Gaulle, addetto alla missione militare francese per la ricostituzione dell’esercito polacco. Se vorrà seguire la campagna dalla parte dei russi, cara Signora, potrà leggere L’Armata a Cavallo , opera di un grande scrittore russo, Isaak Babel, scomparso durante le purghe staliniane.