Danilo Taino, Sette 4/4/2014, 4 aprile 2014
SE COMPRASSIMO IL GAS MADE IN USA
Ci siamo di nuovo: di fronte a una minaccia, l’Europa chiama gli Stati Uniti. Sembra incapace di darsi politiche autonome, di contare sulle proprie forze. Dopo le vicende di Crimea, tutti concordano sul fatto che la dipendenza dei Paesi della Ue dall’energia russa sia eccessiva e che esponga l’Unione a possibili, se non probabili, ricatti da parte della Mosca di Vladimir Putin. La soluzione che si propone, dunque, è di chiedere agli Stati Uniti di esportare il loro gas in Europa, per allentare la presa russa. Da qualche anno, l’America è in un nuovo boom di estrazione, grazie alle nuove tecnologie di fracking che consentono di sfruttare il gas trattenuto da rocce nel sottosuolo: ha dunque la possibilità di esportarlo e il presidente Obama si è detto pronto a consentirlo. Ci sono però due problemi. Il primo fattuale. Nell’immediato, non si può importare gas americano perché negli Stati Unti non ci sono sufficienti impianti di liquefazione, necessari per poi trasportarlo, e nemmeno terminali. Occorreranno almeno 12-18 mesi per costruirli. Nel lungo periodo, i costi di trasporto renderebbero economicamente svantaggioso comprare in America quel che si può comprare a Mosca a costo minore. La quota di gas che l’Europa importa dalla Russia, il 30%, non scenderebbe molto. Sarebbe utile, e certamente è una strada da seguire perché una maggiore concorrenza farebbe diminuire il prezzo del gas di Putin; difficilmente, però, sarebbe qualcosa di decisivo in termini di sicurezza energetica.
Questione di sicurezza. Il secondo problema, ancora più rilevante, è politico. Uno studio americano ha stabilito che l’Europa ha riserve di gas estraibile con le tecnologie di fracking pari alla metà di quelle americane. Il fatto è che gran parte dei Paesi Ue non le vuole usare o non può farlo per questioni di proprietà statali delle risorse naturali (a differenza che in America). La strada di importare almeno parti del modello americano non è impercorribile: si potrebbe procedere a liberalizzazioni dell’estrazione per renderla possibile e conveniente e in parallelo importare dagli Stati Uniti le forme più avanzate di protezione ambientale a cui sottoporre il fracking (che sull’ambiente potrebbe avere effetti negativi se non controllato). Significherebbe però per l’Europa prendere in mano la propria sicurezza. Qualcosa che non vuole fare in campo militare, dove i bilanci vengono tagliati senza integrare la Difesa dei 28, e – si direbbe – non vuole fare nel campo dell’energia.
@danilotaino