Aldo Grasso, Sette 4/4/2014, 4 aprile 2014
SON TUTTI SPLENDIDI CON I SOLDI DEGLI ALTRI
Le recenti polemiche sugli effetti della spending review e, in particolare, sull’affermazione sprezzante dell’amministratore delegato delle Ferrovie, Mauro Moretti (“Se mi tagliano lo stipendio me ne vado”) offrono il destro per riflettere sulla dirigenza della Pubblica amministrazione. Prima di affrontare i problemi concreti (stipendi, valutazione, risultati) c’è subito da chiarire il problema di fondo.
Molto spesso, i dirigenti delle aziende pubbliche vengono scelti per meriti politici più che per competenze specifiche. Pensiamo alla Rai, che è il settore che si conosce meglio: quando qualcuno diventa dirigente è dirigente per tutta la vita lavorativa. Non importa se i risultati di gestione sono scarsi, non importa se un direttore viene sostituito per inettitudine: la Rai non licenzia mai nessuno, continua a pagare sontuosi stipendi anche a chi non fa niente dal mattino alla sera. Mauro Moretti ha ragione quando dice che i suoi predecessori hanno preso un mucchio di soldi e lasciato un mare di debiti; lui almeno ha portato le Ferrovie dello Stato in attivo. Pensiamo a quei dirigenti dell’Alitalia che hanno dissanguato le casse della compagnia di bandiera con liquidazioni milionarie e con debiti altrettanto milionari. Però Moretti dovrebbe anche mettere in conto le condizioni di favore in cui Fs opera sul mercato. Una volta che si è scoperto come fare i soldi (principalmente con il Frecciarossa che unisce il Nord al Sud in tempi e modi più convenienti dell’aereo), Fs ha pressoché abbandonato le linee dei pendolari (il cui costo aggiuntivo pesa sulla comunità, attraverso gli interventi regionali). Verrebbe da dire che sono tutti bravi a fare gli splendidi con i soldi degli altri (l’originale è un po’ più volgare). Per non parlare della concorrenza: Fs agisce in una sorta di monopolio mascherato, relegando a stazioni secondarie i terminali della concorrenza.
Vacche magre. È vero che lo scandalo degli stipendi d’oro riguarda anche banche e privati. I vertici prendono decine di milioni e se le cose vanno male deve intervenire lo Stato a ripianare le magagne.
Stiamo vivendo un periodo di vacche magre e, a maggior ragione, come ha scritto sul Corriere Enrico Marro, non è concepibile che i dirigenti di Stato siano sempre premiati con il massimo dei voti: «I dirigenti pubblici in Italia, circa 280 mila, sono troppi: uno ogni 11,5 dipendenti (erano uno ogni 12,3 nel 2003) mentre sono uno ogni 33 in Francia. E guadagnano molto: quelli di prima fascia toccano i 259 mila euro nelle agenzie fiscali, nove volte di più della retribuzione media dei dipendenti. Ma soprattutto la riforma dovrà trovare finalmente il sistema di legare la retribuzione ai risultati». Possibile che i dirigenti dello Stato siano tutti bravissimi e tutti col massimo dello stipendio ottenibile? Esiste in Italia il concetto di meritocrazia? Se Mauro Moretti dovesse gestire il consorzio Ntv, senza avere alle spalle un appoggio politico come l’attuale, sarebbe così spavaldo?