Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  aprile 04 Venerdì calendario

AMBASCIATORI D’ITALIA TRA STIPENDI D’ORO ED “EXTRA” DA CAPOGIRO – [L’ANNUNCIO DEL MINISTRO MOGHERINI: “FARNESINA, ORA SI TAGLIA” FINO A 600 MILA EURO L’ANNO PER ALCUNI NOSTRI DIPLOMATICI]


Roma. Stipendio, indennità di servizio estero, spese di rappresentanza. Totale, anche più di 500 mila euro l’anno. Con un coniuge, ne arrivano altri 64 mila, più 16 mila per ogni figlio: si possono sfiorare i 600 mila e più. Vita da ambasciatore, una delle categorie più invidiate, immaginata regolarmente immersa nel lusso. Quelle cifre sono rare fra i 901 diplomatici italiani, e per di più comprendono tutto, inclusi i disagi di sedi pericolose, ma l’effetto resta. Così ieri l’annuncio di Federica Mogherini della revisione di spesa in arrivo alla Farnesina ha avuto subito un solo titolo: saranno rivisti gli stipendi degli ambasciatori. In genere considerati intoccabili e poco noti come per ogni “casta” che si rispetti, quegli stipendi non sono l’unica voce che il ministro vuole asciugare per risparmiare 108 milioni in tre anni. Ci sono infatti anche la riorganizzazione della rete diplomatica e culturale, i contributi a organismi internazionali e il patrimonio immobiliare all’estero: tutte voci da rivedere per ridurre le spese. Ma certo, ci sono anche i costi di un ambasciatore all’estero.
Lo stipendio vero e proprio è solo una parte, magari neppure la più grossa, di quelle spese. Si tratta di attrezzare una persona e, se c’è, la sua famiglia, a vivere per minimo quattro anni altrove. E per questo capitolo l’Italia prevede un’indennità forfettaria, calcolata in base a costo della vita e anche eventuale pericolosità della sede di destinazione. In altri Paesi ci sono singole voci specifiche per ogni spesa. Da noi, invece, si include tutto nell’Indennità servizio estero: dal trasloco al vitto, dalla domestica alla scuola per i figli. In più, ci sono le spese di rappresentanza. Cene, ricevimenti, party e quanto altro l’ambasciatore ritenga necessario fare per rappresentare, appunto, l’Italia nel Paese dove è destinato, favorendo incontri di ogni genere, imprenditoriali come culturali. In una sede come Parigi, si può arrivare a 125 mila euro. Circa 20 mila al mese.
Spiega Paola Ottaviani, coordinatrice della Cgil della Farnesina: «Escluderei dai responsabili di eccessi i funzionari di livello medio. Ma facciamo pure l’anatomia dello stipendio dell’ambasciatore. Trova una residenza attrezzata in ogni dettaglio. E qui, io mi permetterei di segnalare che le spese del trasloco non dovrebbero essere risarcite: se uno vuole portarsi i propri bicchieri, può pagarseli. Ma per il resto, se hai dei figli li dovrai mandare a una scuola internazionale e costosa: quelle italiane spesso non ci sono. Se poi torni un periodo a Roma, in previsione di una seconda missione dovrai continuare a farli studiare in scuole estere. E ci sono, in certi luoghi, le spese per la sicurezza, propria e della famiglia». Poi c’è la rappresentanza. «Qui il cambiamento dovrebbe essere sul fronte italiano. Ogni deputato o consigliere regionale o figura che si ritiene più o meno importante in patria, pretende regolarmente l’invito dell’ambasciata, in sede o al ristorante, per sé e per tutta la delegazione ».
Marco Carlomagno, segretario generale della Filp Cise (sindacato indipendente dei lavoratori pubblici), per quelle spese ha una soluzione: «Che a ogni invito segua la spiegazione, scritta, dell’utilità di quella cena. Ma c’è da aggiungere che noi, su 900 diplomatici, ne usiamo circa 180, a stipendi base di 2-300mila euro l’anno, per mansioni amministrative, che potrebbe eseguire un funzionario con stipendio base di 24 mila euro ». I sindacati oggi hanno incontrato il ministro per discutere dei tagli, uscendo rassicurati dell’intento di fare un’operazione condivisa. «Noi — segnala Carlomagno — abbiamo anche portato una lista di circa 30 nomi: sono pensionati al massimo livello che sono rientrati come consulenti per cifre che arrivano ai 98 mila euro l’anno. Ci attendiamo delle verifiche».
Alessandra Baduel