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 2014  aprile 04 Venerdì calendario

SULLA GIUSTIZIA NIENTE PATTI CON SILVIO BISOGNA FARE PRESTO SUL VOTO DI SCAMBIO


[Andrea Orlando]

Le riforme? «Prima bisogna eliminare le macerie». Le critiche su Napolitano per via di Berlusconi? «Il capo dello Stato sta garantendo il dialogo tra le forze politiche». Il confronto tra Renzi e l’ex premier sulle riforme? «Mai parlato della magistratura ». Gli interventi? «Subito l’auto-riciclaggio». La sua principale preoccupazione? «Il carcere disumano ». La sua sfida? «Cambiare faccia al processo civile per rilanciare l’economia».
Nella grande stanza a via Arenula che fu di Togliatti adesso siede un Pd doc, Andrea Orlando. Dà la sua prima intervista, s’innervosisce per le domande su Berlusconi. Parla solo delle cose che porterà in consiglio dei ministri. Insiste con forza sul carcere. E di carcere parla a lungo con Napolitano. Oggi sarà a Palermo, a spiegare la strategia del governo sul 416ter. Sul quale garantisce che «sarà legge prima delle europee».




ROMA.
Non si può che partire dal 416-ter se, proprio mentre la Camera vota il testo, hai di fronte il ministro della Giustizia.
Qual è il suo giudizio?
«Sul voto di scambio tra politica e mafia il Parlamento ha trovato un accordo per recepire alcune osservazioni venute da più parti al testo del Senato e per far sì che le modifiche non compromettano la sua entrata in vigore prima della prossima campagna elettorale».
Alla fine si farà il decreto?
«Spero che non ce ne sia la necessità. Il governo comunque ritiene fondamentale la tempestiva entrata in vigore della norma ».
Abbassare la pena a 4-10 anni al politico che prende voti dalla mafia non è uno sconto rispetto ai 7-12 di chi è mafioso?
«Sono scelte che competono al Parlamento. In ogni caso si tratta di pene severe. D’altronde il procuratore nazionale antimafia Roberti ha definito la norma come “perfetta”».
Un mese in via Arenula, non è poco. Ha già in tasca la “grande” riforma della giustizia?
«Non credo che esista una grande riforma. Esistono diversi interventi strutturali. Ma è impossibile metterli in campo se prima non si rimuovono alcuni macigni rappresentati dalle emergenze che segnano pesantemente il servizio giustizia. Per affrontare le riforme bisogna innanzitutto sgomberare il campo dalle macerie determinate dal conflitto permanente sulla giustizia stessa e dalla rimozione di alcuni temi che considero assolutamente cruciali e di cui invece si è parlato pochissimo. La vera sfida è ripristinare l’efficienza dell’organizzazione giudiziaria. Questo sì sarebbe rivoluzionario ».
Scusi, quali sarebbero queste “macerie” che lei vede e che rischiano di lasciare le riforme sulle carta?
«Parlo delle emergenze esplosive che mi sono ritrovato sul tavolo e che bisogna affrontare subito, a cominciare dal carcere, dove non solo l’Italia rischia una pesante condanna Ue, ma soprattutto continua a non attuare l’articolo 27 della Costituzione che certifica la pena come rieducazione».
Orlando si fermi, la interrompo, lo so, il carcere è una sua quotidiana angoscia, ma qui incombe l’attualità...
«No, la prego, non mi parli di Berlusconi. Non è possibile che ogni intervista sulla giustizia diventi un’intervista su Berlusconi...».
E però non possiamo ignorare i fatti che la cronaca politica ci offre, quel Berlusconi che chiede di incontrare Napolitano, il presidente che dice di sì, ma subito gli attacchi, come quello di Grillo, che piovono sul Quirinale.
«Il presidente si è assunto un difficilissimo ruolo in questa fase per garantire il dialogo tra tutte le forze politiche, che è la condizione necessaria per affrontare la crisi istituzionale ed economica. Per questo è stato sottoposto ad attacchi frequenti ed ingenerosi».
Un attimo. Tra una settimana i giudici di Milano decideranno sulla pena di Berlusconi. Che si agita e rivendica l’agibilità politica col Colle. Lei di questo che pensa? Non si sente condizionato da questo incontro?
«Non vedo nessuna relazione tra l’azione che governo e Parlamento devono svolgere sulla giustizia in questo momento e quell’incontro».
E sulla decisione dei giudici che dice? È preoccupato?
«Non credo che sia compito del ministro della Giustizia commentare decisioni che addirittura devono ancora essere assunte».
È un fatto però che per la riforma costituzionale Renzi ha incontrato Berlusconi e ha stretto un intesa con lui. Lei farà lo stesso per la giustizia?
«Non mi risulta che ci sia stata alcuna intesa che riguarda il titolo quarto della Costituzione, appunto quello sulla giustizia. In ogni caso penso che per riformare la giustizia nel nostro Paese si debba partire da una proposta della maggioranza di governo, su cui confrontarsi poi con tutte le forze politiche».
Il Fogliole attribuisce un programma che di certo non piace alle toghe, ma piace a Berlusconi, da un intervento sull’obbligatorietà dell’azione penale, a un diverso sistema di elezione del Csm, a una revisione delle sanzioni disciplinari, per finire con regole diverse per la convivenza tra pm e giudici. È questo il suo programma?
«Glielo ripeto. Prima di affrontare qualunque intervento strutturale sull’or-dinamento è necessario eliminare le emergenze che gravano sul terreno della giustizia. In quell’articolo comunque vengono riprese proposte di ormai quattro anni fa...Alcune peraltro si sono già realizzate, penso alla riforma della geografia giudiziaria; altre, come quella della legge elettorale del Csm, sono state nel tempo indicate come necessarie anche dall’interno della magistratura, così come l’organizzazione degli uffici sulla base di priorità, fatta salva l’autonomia dei magistrati e l’obbligatorietà dell’azione penale, che non era messa in discussione neppure in quell’articolo».
Ma lei allora cos’ha davvero in serbo? Quali sono le sue prossime mosse?
«Al primo posto c’è un intervento per rafforzare gli strumenti di contrasto alle mafie. Innanzitutto introduciamo il reato di auto-riciclaggio, che la magistratura sollecita da anni. Ci saranno norme per rafforzare la confisca dei beni e una riforma per rendere più efficace il meccanismo per sciogliere e commissariare i comuni infiltrati. Nascerà una giornata nazionale delle vittime della mafia e saranno previsti interventi di sostegno alle famiglie».
Tra Camera e Senato stanno passando misure che faranno calare i detenuti. Le saranno utili?
«Sono norme che ridefiniscono il modello penitenziario e affrontano in modo più avanzato il tema della custodia cautelare. Gli ultimi dati, che non autorizzano nessun trionfalismo, parlano però di un miglioramento della situazione. Nel 2009 i detenuti in attesa di giudizio di primo grado erano 21mila, oggi sono 10.471. Le persone con misure alternative erano 9.290, a fine 2013 sono state 24.616».
A che punto siamo sulla droga dopo la Consulta?
«Il governo e il Parlamento hanno l’obbligo di riesaminare la materia alla luce dei principi contenuti nella sentenza sulla Fini-Giovanardi. Vedremo in quali forme, ma certamente ci saranno conseguenze sul numero dei detenuti tenendo conto che un quarto, circa 14mila, sono in cella per questo reato».
Lei spera di evitare ulteriori condanne di Strasburgo?
«Le norme non bastano se non si snelliscono le procedure. Esistono molti accordi per il rimpatrio dei detenuti, ma sono stati utilizzati pochissimo. Stiamo lavorando per migliorare e accelerare il rimpatrio, tenendo conto che in Italia, a oggi, gli stranieri sono circa il 30-40% del totale. Solo del Marocco, dove sono appena stato, ci sono 4mila detenuti. In queste settimane abbiamo impostato accordi con le Regioni che consentiranno di trasferire in comunità circa 500 tossicodipendenti».
In questi anni, quando si è parlato di giustizia, si è pensato sempre al penale, lei non fa altro che parlare di processo civile. Non teme di essere in contro tendenza?
«Il civile ha una rilevanza cruciale, perché il suo cattivo funzionamento è una palla al piede rispetto alla crescita economica, come il presidente del Consiglio ha sottolineato più volte. Anche il penale ha bisogno di interventi, ma anche in questo caso, prima di nuove norme processuali, visto che ne abbiamo cambiate tantissime, serve un adeguato supporto organizzativo, un informatizzazione avanzata, un intervento che riduca il numero dei procedimenti. E su tutto, misure che colmino i vuoti di organico del personale amministrativo».
È vero, Renzi non fa che parlare del civile, ma quale sarà la sua rivoluzione?
«Proporrò una riforma organica, ma prima ancora un intervento su ciò che precede e segue il processo civile stesso. Offriremo al cittadino soluzioni che gli eviteranno di ricorrere al giudice per risolvere le controversie. Una svolta sarà quella dell’esecuzione delle decisioni del giudice in cui saranno eliminati i tempi morti».
Per esempio?
«Se due coniugi vorranno divorziare o separarsi, e se non ci sono figli minori coinvolti, per definire la loro situazione non dovranno più andare davanti al giudice, che si limiterà a omologare la decisione assunta privatamente tra le parti».
Liana Milella