Stefano Montefiori, Corriere della Sera 4/4/2014 (Dagospia), 4 aprile 2014
La piccola frase lasciata cadere lunedì sera dal presidente François Hollande già lo lasciava presagire: «Il nuovo governo Valls dovrà anche convincere l’Europa che questo contributo della Francia alla competitività, alla crescita, deve essere preso in conto nel rispetto dei nostri impegni»
La piccola frase lasciata cadere lunedì sera dal presidente François Hollande già lo lasciava presagire: «Il nuovo governo Valls dovrà anche convincere l’Europa che questo contributo della Francia alla competitività, alla crescita, deve essere preso in conto nel rispetto dei nostri impegni». Tradotto, la Francia chiederà a Bruxelles un nuovo rinvio dei termini per il rispetto della soglia del 3% tra deficit pubblico e Pil. RENZI HOLLANDE MERKEL CAMERON.RENZI HOLLANDE MERKEL CAMERON. E infatti ieri il nuovo ministro delle Finanze, Michel Sapin, è tornato sul tema con parole un po’ più esplicite: «Il ritmo di riduzione del deficit sarà discusso con la Commissione europea per trovare il cammino dell’interesse comune». Durante un’intervista alla radio France Inter, Sapin (ex ministro del Lavoro) ha aggiunto che «non si tratta di un Paese che implora in ginocchio gli altri», perché è nell’interesse di tutti che Parigi abbia il tempo necessario per raggiungere gli obiettivi promessi: «L’Europa starà meglio quando la Francia starà meglio». ANGELA MERKEL E FRANCOIS HOLLANDEANGELA MERKEL E FRANCOIS HOLLANDE Solo che non è la prima volta che la Francia chiede un trattamento di favore. Il rapporto tra deficit pubblico e Pil era del 4,9% nel 2012, nel 2013 è sceso al 4,3, ma non abbastanza: il governo sperava nel 4,1. In queste condizioni, è di fatto impossibile centrare il traguardo del 3% nel 2015, come prevedono i patti. Hollande, e Sapin, ormai non lo nascondono più. Eppure il 3% andava raggiunto già nel 2013, e la Francia sta già godendo di una dilazione di due anni. manuel vallsmanuel valls L’incapacità francese a rispettare gli impegni provoca ovviamente conseguenze nel resto dell’Europa: che senso ha mantenere il dogma del patto di Stabilità, se la seconda economia della zona euro non lo rispetta? E infatti Bruxelles risponde in modo secco alla nuova richiesta di Parigi. «La Francia è cosciente delle sue promesse, ha già ottenuto del tempo supplementare e deve garantire ulteriori sforzi», ha detto il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. Ancora più netto Olli Rehn, commissario agli affari economici e monetari, che anche in virtù del suo ottimo rapporto con l’ex ministro delle Finanze Pierre Moscovici in passato ha trattato la Francia con un occhio di riguardo, ma non sembra disposto a cedere ancora: volendo «rinfrescare la memoria» a Parigi, Rehn ha ricordato che il termine accordato alla Francia per mantenere i suoi impegni in termini di riduzione del deficit era stato già prolungato due volte. Jeroen DijsselbloemJeroen Dijsselbloem «Sono impaziente di ricevere il programma di stabilità e di riforme della Francia entro la metà di aprile - ha detto Rehn -, ed è essenziale che il Paese agisca per assicurare la sostenibilità delle sue finanze pubbliche». Con le parole di Hollande e poi di Sapin, la Francia manda segnali, preparando il terreno senza andare subito allo scontro: a maggio ci sono le elezioni europee, poi verrà nominata la nuova Commissione. Parigi ha già candidato alla presidenza Pierre Moscovici.